La Regina è morta, viva il Re

Sono nato con la Comunità economica europea e l’Euratom – ora Unione europea – e vi sono stati quattordici presidenti della Commissione esecutiva. Da allora, in America settentrionale, si sono contati diversi presidenti degli Stati Uniti, dal trentaquattresimo al quarantaseiesimo. Ho vissuto fino a ieri con una sola Sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e degli Stati del Commonwealth della Nazioni in unione reale con esso: la Regina Elisabetta II.

Quando ero un giovane procuratore legale, nello studio dell’avvocato Nicola Catalano, già esperto giuridico della delegazione italiana che estese i Trattati di Roma e Giudice alla Corte di Giustizia di quelle Comunità europee, in Lungotevere Flaminio, a Roma, stavo percorrendo il marciapiede sotto lo studio. Quando, d’improvviso, vidi svuotarsi tutti i palazzi di quella via: la gente precipitava in strada. Un terremoto? No, volevano applaudire e osannare, poiché stava passando un’autovettura con a bordo la Regina, la quale si recava a Villa Farnesina per il pranzo offertogli nel corso di una visita ufficiale.

Malgrado decenni di propaganda repubblicana, timorosa che qualcuno potesse dubitare dei risultati del referendum istituzionale del 1946, la gente rispondeva al fascino, naturale e istintivo, della regalità. Nel suo lungo regno, Elisabetta II ha rappresentato un tomistico “primo motore immobile” di quella flessibilissima consuetudine costituzionale, con pochissimi documenti scritti, vieppiù evoluta verso un dominio assoluto del Parlamento. Quel parlamentarismo, però, è possibile proprio in forza di quell’ago della bilancia. In sistemi con un Capo dello Stato elettivo e a termine, se non si danno forme di presidenzialismo, tutto il meccanismo, a lungo, si sfascia. Per questo Giorgia Meloni vuole un Capo dello Stato, in Italia, eletto direttamente dalla gente, con poteri di Governo.

Adesso il grande Spirito d’Elisabetta II s’è involato, Viva Carlo III! Ha una visione chiara sulla politica per l’ambiente, sulla necessità d’una architettura sostenibile per le città e, in un mondo materialista, consumista, dove la finanza la fa da padrona, da Principe del Galles si è concesso il lusso di lunghi periodi nei monasteri del Monte Athos, la Sacra Montagna. E di meditazione sulle tradizioni druidiche nazionali. Forse la sua regalità sarà fatta anche di discreta persuasione morale. Volesse il cielo che le Isole Britanniche fossero un poco anche Isole di Utopia. In fondo, pur se finì male, Tommaso Moro fu anche per qualche tempo premier.

Aggiornato il 09 settembre 2022 alle ore 10:08