L’abisso dietro la superiorità morale della sinistra

I casi Soumahoro e del Qatargate al Parlamento europeo sul piano individuale si inseriscono nella lunga tradizione di quei moralisti ipocriti che, nell’epoca vittoriana, venivano scoperti di notte a frequentare le prostitute. In questa tradizione si inquadrano anche gli episodi di alcuni preti (caso estremo quelli pedofili) a cui lo scetticismo popolare attribuisce la tendenza a “predicare bene e razzolare male”. Ma quelle vicende smascherano anche il fango, la melma e l’ipocrisia politica che si è sempre nascosta dietro la presunta “diversità antropologica” e “superiorità morale”, di cui si è avvalsa sempre sin dalle origini la sinistra europea. Quella pretesa ha avuto in Italia con il Partito Comunista di Enrico Berlinguer un cantore emblematico, che imbracciava la “questione morale” come una clava contro gli avversari, mentre continuava a farsi finanziare da una potenza straniera totalitaria e ostile agli interessi nazionali ed europei, come era l’Urss. In generale, oggi risulta inconfutabile l’affermazione, in passato contrastata, che su quella presunta “superiorità etica” molti ambienti di sinistra abbiano costruito una vera e ricchissima rendita economica, oltre che politica, costellata di finanziamenti occulti, tangenti, concreti profitti e varie illegalità.

Già da tempo, mentre il pensiero liberale sottolineava la paradossale verità dell’impopolare motto vizi privati, pubbliche virtù” (vedi la famosa “Favola delle api di Bernard de Mandeville), l’eterogenesi dei fini (le conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali, sottolineate da Friedrich von Hayek) e, quindi, la maggiore efficienza economica ed affidabilità sociale dell’etica della responsabilità (che bada soprattutto alle conseguenze reali delle azioni umane), molti intellettuali, giornalisti e grandi strati popolari si sono lasciati ingannare dall’etica (religiosa) dei principi e dalla conseguente retorica politica della “giustizia sociale” e della fratellanza umanitaria. In base a quel pregiudizio favorevole, chi affermava di perseguire la fantomatica “giustizia sociale” e l’edificante speranza religiosa, costruttivista, statalista, collettivista e pianificatoria degli utopici paradisi terrestri, non poteva che essere moralmente superiore a chi invece, come i liberali, lodava le virtù sociali dell’individualismo, oltre ad avvertire che quella socialista era una “via alla schiavitù” (von Hayek) e che le strade dell’inferno sono spesso lastricate proprio di buone intenzioni.

La fine ingloriosa della catastrofica e sanguinaria esperienza comunista nell’Unione sovietica, e nel mondo, avrebbe dovuto comportare anche la fine della presunta superiorità etica della sinistra e, in particolare, della “presunzione fatale” socialdemocratica, dato che in Europa essa, accanto a indiscutibili meriti sociali, ha provocato abissali debiti pubblici, la crisi fiscale degli Stati, l’arresto dello sviluppo e il declino economico in tutti i Paesi europei. E invece il mito della superiorità etica della sinistra è persistito in Europa, e in particolare in Italia, come una superstizione folklorica soprattutto tra gli intellettuali, i giornalisti, i burocrati (tra cui molti magistrati) e, per loro tramite, in vasti strati (soprattutto quelli medio-superiori) delle società occidentali.

I casi della cooperativa familiare Soumahoro e dei politici di sinistra coinvolti nel Qatargate al Parlamento europeo mostrano gli interessi che si nascondono dietro il buonismo caritatevole dell’accoglienza e quello multiculturalista, due pilastri della presunta superiorità morale della sinistra. In particolare, il caso Soumahoro – come quelli di alcune Ong che fanno la spola tra la Libia e l’Italia, incentivando le migrazioni illegali – mostra che dietro la retorica caritatevole dell’accoglienza indiscriminata si nasconde un business privato della carità. E persino un nuovo schiavismo coperto dalla retorica buonista dell’accoglienza indiscriminata e infinita.

Il caso del Qatargate al Parlamento europeo mette in luce la capacità di uno Stato che trabocca di petroldollari, come il Qatar (già sospettato da tempo di finanziare il terrorismo islamista), di influire – attraverso la corruzione di esponenti politici europei (di sinistra) – sulle istituzioni europee, non solo per il Campionato mondiale di calcio, ma verosimilmente anche per altri e più complessi obiettivi. Il Qatar, insieme al Marocco, finanzia pure la costruzione massiccia di moschee e incoraggia anche apertamente l’immigrazione musulmana in Europa (che in prospettiva si configura come una vera invasione pacifica del Vecchio Continente).

Occorre perciò che i politici, i giornalisti e i magistrati europei accantonino il loro tradizionale pregiudizio favorevole verso le politiche buoniste, apparentemente caritatevoli e multiculturaliste della sinistra europea. Probabilmente, i recenti casi di cronaca sono solo la punta di un iceberg di una vasta realtà sommersa non solo di corruzione, ma anche di un progetto di distruzione politica, economica, demografica e culturale dell’Europa, che si ammantano di moralismo e di buonismo e che vedono la sinistra complice “insospettabile” di progetti antieuropei anche quando si danno l’etichetta dell’europeismo e del “Più Europa”.

Destano sospetto, da un altro versante, anche la frettolosità e la volontà di primeggiare nel globo che un certo establishment europeo mostra sulla cosiddetta “transizione ecologica” a tappe forzate, mentre il mondo non europeo su quel tema nicchia vistosamente e giustificatamente. Forse un giorno dietro questa sospetta frettolosità e solerzia europea sulla transizione verde scopriremo altre magagne lobbistiche e interessi inconfessabili anti-europei, coperti dall’antica e ormai ridicola presunzione della “superiorità morale” della sinistra democratica, europeista e ora anche iper-atlantista.

Aggiornato il 14 dicembre 2022 alle ore 09:57