Forcaioli all’attacco

mercoledì 25 gennaio 2023


Il Fatto Quotidiano, organo di stampa del partito forcaiolo, sostiene di aver raccolto circa 140mila firme per una petizione finalizzata a cacciare dal Governo il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Una delle cose che proprio non digeriscono i manettari d’Italia è l’intenzione dell’ex magistrato veneto di ridurre, nei limiti della ragionevolezza, l’uso delle intercettazioni, che in Italia ha raggiunto livelli abnormi. Basta eseguire un breve confronto con i nostri due più grandi partner europei per rendersene conto. Infatti, ogni anno in Francia e in Germania vengono realizzate, rispettivamente, circa 5mila e 22mila intercettazioni telefoniche, contro le oltre 95mila effettuate nel Belpaese, che per la cronaca ci costano ben 203 milioni di euro. Mica bruscolini.

Inoltre, vi è da aggiungere che, nei sistemi in cui vige un sostanziale Stato di diritto, non si manifesta l’obbrobrio tutto italiano di una continua violazione del segreto istruttorio, trasformando quest’ultimo in una sorta di segreto di Pulcinella. Pertanto, così come accade da decenni, attraverso la divulgazione a pioggia di tali intercettazioni vengono coinvolte tante persone che con le relative indagini non hanno nulla a che vedere, subendo per questo un grave danno reputazionale.

Ora, agli stessi irriducibili forcaioli capitanati dal loro paladino, Marco Travaglio, occorrerebbe rivolgere la classica domanda delle 100 pistole. Un quesito legato a un fatto di grande risonanza mediatica e che, ovviamente, non passa loro neppure per l’anticamera del cervello: pur essendo i campioni delle intercettazioni giudiziarie, come mai ci abbiamo messo 30 anni per catturare il famigerato Matteo Messina Denaro? Possibile che in oltre un quarto di secolo nessuna illuminante telefonata, tale da rilevare il nascondiglio del presunto capo mafioso, se così lo vogliamo definire, sia mai caduta sotto la percezione dei magistrati inquirenti?

Forse i garantisti di questo disgraziato Paese non hanno tutti i torti quando sostengono che l’uso disinvolto dello strumento delle intercettazioni sia stato, a lungo, fin troppo discrezionale. A pensar male si fa peccato, disse più volte un bau bau della Prima Repubblica, ma spesso ci si azzecca.


di Claudio Romiti