La Schlein è caduta dal pero

Mercoledì scorso, mentre gran parte della dirigenza Rai era al Festival di Sanremo, Elly Schlein ha convocato il suo partito e gli alleati radical-green per un grottesco sit-in in viale Mazzini per la libertà di stampa e per, udite udite, una azienda pubblica televisiva libera dai condizionamenti della politica.

Si è ovviamente trattato di una mossa propagandistica, soprattutto in previsione delle elezioni europee, tant’è che persino Giuseppe Conte, leader dei grillini, ha definito “ipocrita” tale iniziativa, rifiutandosi di presenziare all’evento, al pari di Carlo Calenda, capo indiscusso di Azione.

In particolare, apprendendo che in Rai esiste, e non certo da oggi, la cosiddetta lottizzazione, la pasionaria del Partito democratico sembra essere fragorosamente caduta dal pero, come si suol dire. Secondo Schlein, infatti, sulla Rai oggi sarebbe stata “superata ogni soglia. Basta con gli attacchi costanti del governo al giornalismo di inchiesta – ha dichiarato la segretaria, apparentemente sbarcata da Marte – ne va la professionalità dei giornalisti che in Rai lavorano e non meritano di vedere la loro professionalità messa a servizio di una macchina di propaganda. Fare servizio pubblico – ha aggiunto Schlein – significa garantire l’imparzialità dell’informazione, contravvenire a questo mandato è tradire il patto di fiducia con la cittadinanza”.

Ebbene, a questo pistolotto sui doveri del servizio pubblico, che da decenni nessuno rispetta come è naturale che accada in un contesto in cui non si muove paglia senza che la politica (compresa quella di opposizione) dia il suo assenso, aveva anticipatamente ed efficacemente controbattuto Andrea Mancia nel corso dell’ultima puntata di DiMartedì. Dibattendo con Stefano Graziano del Partito democratico, il quale ha teorizzato l’esistenza nel servizio pubblico di una sorta di “TeleMeloni”, il direttore de L’Opinione ha detto, in sintesi, che conoscendo l’orientamento di gran parte dei giornalisti Rai, la premier “ci potrebbe mettere una trentina d’anni prima di fare TeleMeloni”. Dopodiché Mancia, in due parole, ha letteralmente segato il pero su cui idealmente si sono ritrovati i democratici compagni: “Non credo che la politicizzazione, la partiticizzazione dell’informazione pubblica nasca col Governo Meloni”.

In realtà, questa ennesima mossa del Pd targato Schlein segnala la crescente difficoltà della segretaria e del suo entourage a trovare argomenti appena spendibili per contrastare l’egemonia di un centrodestra a trazione meloniana. E questo, dal mio punto di vista di incallito liberale, non mi sembra una buona notizia per la nostra democrazia.

Aggiornato il 12 febbraio 2024 alle ore 09:46