ue anni fa, quando l’Italia bat-
té la Francia al Flaminio i me-
dia d’Oltralpe parlarono di disfatta
senza precedenti. “Vedi Roma e
poi muori” fu il titolo de L’Équipe
del 13 marzo, quando il giorno
pria lo stesso autorevole quotidia-
no sportivo aveva parlato di “Va-
canze romane”. Come si vede, i
Galletti non hanno mai tenuto gli
Azzurri in grossa considerazione:
i maestri siamo noi, i discepoli, ne-
anche tanto bravi, i mangiaspa-
ghetti. Dal XV francese che pochi
mesi dopo andò in Nuova Zelanda
per i Mondiali, nei quali la Francia
perse 9-8 in finale contro gli All
Blacks, vennero esclusi coloro che
vennero considerati i principali re-
sponsabili del tracollo tra cui “l’or-
co” Sébastien Chabal. Nessuno pe-
rò in terra gallica poteva pensare
che Cesare superasse nuovamente
Asterix. Invece è successo e stavolta
è tutto diverso. Basta dare uno
sguardo ai titoli delle principali te-
state francesi per capire che “les
Italiens” adesso sono un po’ meno
poveri e più rugbisti. Soprattutto,
perdere a Roma è sempre frustante
ma meno disonorevole dopo aver
visto all’opera Parisse e compagni.
I francesi, che oggettivamente di
ovale si intendono, hanno cambia-
to la prospettiva nei nostri con-
fronti.
Sur le cul” è lo strillo che ap-
pare sul Midi Olympique, periodi-
D
co di tendenza fra i rugbisti fran-
cesi con la foto dell’apertura Mi-
chalak con le terga sull’erba. “Mar-
tiri di Roma” è stavolta il titolo de
L’Équipe, con il capoccione irsuto
di Catrogiovanni che campeggia,
esultante.
Inutile sottolineare che nel tri-
tacarne mediatico è finito il tecnico
dei Bleus Philippe Saint-André e
forse neanche ingiustamente: alcu-
ne scelte di formazione hanno la-
sciato perplesso più di un addetto
ai lavori, compreso il cambio di ca-
pitano con i gradi tolti a Dusat e
consegnati a Papé. Soprattutto ci
si interroga sulle doti del tecnico e
delle scelte operate dalla Federugby
francese, considerando che a gui-
dare gli Azzurri c’è proprio un
transalpino: Jacques Brunel, vice
allenatore dei Bleus ai Mondiali
francesi del 2007 ed ex capo tec-
nico a Perpignan, feudo storico del-
l’ovale catalano. Il pirenaico ora è
il faro della Nazionale e la sta por-
tando su vette finora sconosciute.
E se ne sono accorti pure dei mo-
numenti viventi del rugby come
mondiale come lo stesso Chabal
(“
Che cuore: si sono meritati la vit-
toria. Sono stati più bravi di noi”),
un ex nazionale come Damien
Traille (“Visto il livello di gioco de-
gli italiani nel 6 Nazioni, non dob-
biamo essere sorpresi dai risultati
di questa nazionale”), oppure il ba-
ronetto inglese Jonny Wilkinson
(“
Complimenti Italia. Risultato le-
gittimo vista la creatività in attac-
co, precisione nell’esecuzione e la
resistenza enorme in difesa per
chiudere il gioco fuori all’esterno
dei francesi. L’Italia ha mostrato
tutte le qualità di una grande squa-
dra. Parisse e il suo team si sono
conquistati il rispetto dell’Euro-
pa”), e poi complimenti dall’irlan-
dese Simon Zebo e dal SetteBello
azzurro che con la nazionale di
rugby ha stretto un bel legame.
Eloquente il commento di un tifoso
francese: “I tempi del V Nazioni
più una sono finiti”. Amen.
ALE.VAL.
II
SOCIETÀ
II
Zitti tutti: al 6Nazioni di rugbyparlanogliAzzurri
di
ALESSIO VALLERGA
na frase del collega Paolo Wil-
helm di OnRugby sintetizza
una domenica unica per l’ovale ita-
liano: «Nel 2011 hanno perso lo-
ro, domenica li abbiamo battuti».
Italia-Francia, terminata 23-18,
rappresenta un dualismo che va
molto al di là dello sport. Siamo
tanto diversi noi ed i francesi e
quando ci si confronta su entrambi
i fronti escono fuori luoghi comu-
ni, diffidenze e spocchia. Noi pri-
meggiamo in albuni ambiti, loro
in altri ma ce ne sono alcuni nei
quali la voglia di eccellere sull’altro
diventa quasi paranoica.
Lasciando perdere vini, cibo e
formaggi, bellezze architettoniche,
e patrimonio storico, il vero con-
fronto avviene nel mondo dello
sport. Manadou-Pellegrini, i ciclisti
transalpini che provarono ad op-
porsi allo strapotere di Coppi e
Bartali, le finali di calcio fra Euro-
pei e Mondiali. Siamo in eterno
conflitto, soltanto che adesso c’è
un settore dove hanno smesso di
primeggiare, di fare la voce grossa,
di presentarsi come coloro che “ci
insegnano il mestiere” ed è appun-
to quello del rugby.
La vittoria italiana dell’Olim-
pico non è la prima, né la più si-
gnificativa: in assoluto il ghiaccio
contro i galletti è stato rotto nella
Coppa Fira 1992/94 (manifesta-
zione fra squadre europee di se-
conda fascia rispetto all’allora Cin-
que Nazioni), per la precisione l’11
novembre 1993, a Treviso. In quel-
U
la occasione l’Italia batté 16-9 la
Francia A1. Sebbene non venissero
ancora considerati dei veri e propri
test match, il segnale degli Azzurri
fu comunque forte. La squadra ita-
liana terminò il campionato euro-
peo a pari punti con i transalpini,
i quali prevalsero solo per la dif-
ferenza punti marcati/subìti. Pas-
sarono anni di oblio del rugby ita-
liano, che vivacchiava grazie alla
vivacità del triangolo d’oro del Ve-
neto (Rovigo, Padova, Treviso) e
di piccoli feudi come Roma,
L’Aquila e Catania. Sulla panchina
sedeva un catalano, un certo Ge-
orge Coste da Perpignan (non può
passare inosservato un parallelo
con l’attuale ct Jacques Brunel) che
da lì iniziò un lavoro che culminò
nel 1997. Una settimana dopo la
vittoria a punteggio pieno nel Cin-
que Nazioni (il Grande Slam), i
Bleus dovettero affrontare la finale
di Coppa Fira 1995/97 proprio
contro l’Italia. Si trattava di una
competizione a cui la Francia or-
mai partecipava con le selezioni
minori (A1 e, talora, militare) ri-
servandosi, di fatto, il test-match
solo contro la Romania, allora
considerata nazionale di livello.
Tuttavia, per via di una promessa
strappata prima del Cinque Nazio-
ni dall’allora neoeletto presidente
federale italiano Giancarlo Dondi
al suo collega, e amico, Bernard
Lapasset, all’epoca a capo della fe-
derazione francese, quest’ultimo
acconsentì di concedere all’Italia
il test-match. Pretendere Parigi era
troppo, così la sfida si tenne allo
stadio Lesdiguières di Grenoble, in
uno degli avamposti ovali più im-
portanti di Francia. A garanzia del-
la serietà dell’impegno francese, il
tecnico transalpino Skrela schierò
in campo nove elementi reduci dal-
lo Slam (Accoceberry, Aucagne, Be-
netton, Dal Maso, Miorin, Merle,
Pelous, Sadourny e Tournaire). As-
sistente di Skrela sulla panchina
francese, Pierre Villepreux, che ben
conosceva l’Italia per averla alle-
nata nel triennio 1978/81. L’Italia
si impose 40-32 (il tabellino regi-
stra quattro mete per parte, una
delle quali tecnica, per la Francia:
a fare la differenza furono i calci
da fermo, grazie ai quali l’italiano
Diego Domínguez realizzò 20 pun-
ti): fu la prima sconfitta in terra
francese contro i cugini d’Oltralpe,
e la circostanza favorì indiretta-
mente l’allargamento del torneo
delle Cinque Nazioni che, un anno
più tardi, aprì le porte anche alla
stessa Italia a partire dal 2000.
Quella squadra talentuosa ebbe la
meglio anche sull’irlanda a Bolo-
gna e nel 2000 venne accolta nel
salotto buono”. Prima di poter
festeggiare ancora, debbono pas-
sare ben 14 anni ed aver incassato
parecchi cucchiai di legno. Penul-
tima tappa, il 12 marzo 2011 allo
stadio Flaminio, con gli Azzurri
guidati in panchina da Nick Mal-
lett che si imposero di strettissima
misura (22-21). Molti dei giocatori
in campo allora, su entrambi i
fronti per giunta, sono gli stessi che
domenica hanno alzato il trofeo
Garibaldi. Una scultura, creata dal-
l’ex capitano e leggenda francese
Jean-Pierre Rives che viene asse-
gnata annualmente tra le due na-
zionali di rugby. È un premio isti-
tuito in occasione del bicentenario
della nascita a Nizza dell’eroe dei
due mondi. Che per la seconda
volta avrà sorriso vedendo Castro
(
nella foto) e Parisse.
La stampa francese furente
Stroncatura netta per i Bleus
Successo di campo
che aiuta il forziere
I destini incrociati
di italiani e“galletti”
Stavolta Cesare
ha battutoAsterix
K
Capitan Sergio PARISSE
oco più di cinquantasettemila
spettatori per Italia-Francia. I
numeri dicono che si è andati
tanto vicino ai 60.000 auspicati
dalla Federugby. Cuori azzurri
palpitanti per una festa inattesa
e bellissima. In particolare sono
due i settori economici a fregarsi
le mani per il successo azzurro:
quello dell’abbigliamento sporti-
vo e quello della ristorazione.
Nel primo caso, Adidas ha
vinto, comunque. Visto che il
marchio tedesco campeggia anche
sulle maglie dei Bleus (anche se
in Francia il merchandising del-
l’ovale è molto più sviluppato ri-
spetto all’Italia) per il logo a “tre
strisce” è stato comunque un suc-
cesso. Nel Villaggio del Terzo
Tempo allestito al Foro Italico e
fino allo Stadio dei Marmi i ne-
gozi hanno fatto affari d’oro do-
po l’exploit di Parisse, Castrogio-
vanni e soci. Ma soprattutto
Adidas (il cui investimento con
l’Italrugby è stimato dagli addetti
ai lavori in oltre 7 milioni di euro
pari circa ad 1,5 milioni a stagio-
ne) vuole sfondare in Italia come
dimostra l’evento organizzato
all’Olimpico in occasione della
presentazione delle nuove maglie.
Allo stesso hanno preso parte an-
che campioni di altri sport sem-
pre esponenti Adidas come An-
drea Bargnani e Daniele De
Rossi. In questo senso, la vittoria
P
azzurra di domenica assume per
lo sponsor un valore assoluto,
una buona base di partenza per
il futuro.
Ma non solo il brand tedesco
esulta: nei locali del Terzo Tempo
o in quelli situati nel percorso
dello stadio si sono riversati gli
spettatori nel post-partita soprat-
tutto a consumare birra. Sarebbe
successo comunque a prescindere
dal risultato ma è evidente che il
successo italiano ha fornito un
maggiore impulso in termini di
allegria e voglia di spendere. Sa-
bato l’Italia sarà di scena ad
Edimburgo nella seconda giorna-
ta del Torneo delle 6 Nazioni.
Nel caso in cui gli Azzurri doves-
sero fare risultato, come avvenne
nel 2007, allora sì che si aprireb-
bero scenari interessanti assai.
Ovviamente per la squadra e per
l’aspetto squisitamente sportivo
ma anche per quello economico.
La prevendita dei biglietti per Ita-
lia-Galles procede spedita tuttavia
è evidente che espugnare Murray-
field potrebbe significare uno sta-
dio Olimpico forse da tutto esau-
rito. Visto che l’anno scorso i
tifosi sono stati relativamente fer-
mati solo dalla neve per Italia-In-
ghilterra e che si sono presentati
in 70.000 per un poco significa-
tivo Italia-Scozia, le premesse po-
trebbero essere interezzanti assai.
A.V.
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO 2013
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