na delle tante scempiaggini che si ascol-
tano quando si parla di affidare ai pri-
vati servizi attualmente gestiti dal pubblico
è che i prezzi finali per i cittadini-consumatori
sarebbero più alti. Normalmente si ribatte
rivendicando la maggiore efficienza del pri-
vato rispetto al pubblico, ma se si riflette in
maniera un po’ diversa, la giusta replica a
chi rivendica l’economicità e addirittura la
gratuità della gestione pubblica è: ma come
può essere qualcosa prodotto gratis? Siamo
in presenza di miracoli? Mi spiego con un
banalissimo esempio. Se c’è da costruire un
muro, ci vogliono mattoni, malta e manodo-
pera: allora, come si fa a dire che se il muro
è costruito dal privato co-
sta di più, mentre se a co-
struirlo è il pubblico costa
meno? Il numero dei mat-
toni che ci vorrà sarà lo
stesso, così per la quantità
di malta e il numero di
ore di lavoro. I costi sono
una cosa ben ancorata al-
la realtà e non possono
esistere prodotti o servizi
gratis. Ci possono essere
produttori più efficienti,
ma nessuno è in grado di
produrre gratis. In estre-
ma sintesi quando si dice
che il pubblico costa di meno al cittadino, si
vuole dire che, come al solito, paga qualcu-
n’altro o meglio che i costi sono occulti. (...)
Tutto ciò è una grande finzione: i soldi pre-
levati dalle tasse non sono soldi dei cittadi-
ni-consumatori? Alla fine malta e mattoni
bisogna comprarli e i lavoratori pagarli. Al-
U
lora, cosa cambia se non il fatto di vivere in
una gigantesca illusione in cui si pensa di pa-
gare poco, ma in realtà si paga di più? (...)
Qualcuno spera che spostando i costi dal-
le tariffe alle tasse siano i più ricchi a pagare,
sempre succubi dell’invidia sociale, vero mo-
tore dello statalismo, e di un solidarismo pe-
loso. Sarà proprio così? Chi è in grado di di-
mostrare che la fiscalità incida di più su chi
più ha? Poi si tira fuori la storia dei poveri
che non possono pagare l’acqua. Questo è
un falso problema, perché il comune o lo sta-
to potrebbero fare una piccolissima cosa: pa-
gare le bollette dei più poveri senza distorcere
l’efficienza produttiva creando corruzione e
distruggendo ricchezza. Si
confonde l’aiuto ai poveri
con la gestione in pro-
prio, come se per dare un
piatto di minestra ad un
povero si dovesse com-
prare un campo di grano,
un mulino, un pastificio e
infine un ristorante. Non
si fa prima a comprare il
piatto di minestra dal ri-
storante? Chiaramente
nessuno ha interesse alle
soluzioni semplici, perché
i politici hanno troppi
vantaggi a gestire diretta-
mente imprese ed enti vari per piazzare i pro-
pri clientes, e gli stessi cittadini-consumatori
hanno le loro colpe. Alcuni sperano di di-
ventare clientes, mentre molti altri si muo-
vono mossi dall’invidia.
VITO FOSCHI
l quadro politico ci offre ogni giorno di più
la riproposizione di vecchi schemi e pro-
grammi. In Parlamento si vedranno residuati
bellici della prima repubblica, figli e parenti
di..., professionisti della politica e soprattutto
partiti che non hanno saputo affatto rinno-
varsi. Le alleanze sono sempre le stesse e la
credibilità delle coalizioni in gioco è vera-
mente ridotta, sommersa dal peso di con-
traddizioni, personaggi impresentabili. In
questo panorama in cui moltissimi voteranno
più per mancanza di alternative che piuttosto
per vera convinzione bisogna notare la bat-
taglia solitaria di Oscar Giannino. Coraggio,
competenza e coerenza sono i tratti distintivi
dell’avventura del noto
giornalista. Corteggiato
da molti nelle ultime set-
timane, ha definitivamen-
te annunciato la corsa so-
litaria. Una prospettiva
che molti vedono suicida
ma che porta i delusi a
considerarla come unica
alternativa convincente. A
Giannino riconosciamo
un programma, un’ideo-
logia e un’idea di paese da
cambiare che sono chia-
ramente individuabili e in
moltissimi aspetti condi-
visibili. Uno stato ladro che ci ammazza di
tasse ed è incapace di ridurre la spesa pub-
blica è il nemico di tutti. Per quanto mi ri-
guarda la sua visione economica è tutto quel-
lo che il Pdl avrebbe dovuto porre come
baluardo dei propri programmi e che invece
poi ha tradito con le politiche socialiste di
I
Tremonti. A Giannino rivolgiamo un solo
rimprovero, l’aver perso tempo con Monte-
zemolo e Monti per troppo tempo, rientrare
in quella coalizione sarebbe stato un tradi-
mento delle sue idee, a maggior ragione ri-
pensando al disastroso percorso governativo
dei professori. (...) La campagna del voto
utile li penalizzerà sicuramente, ma voglio ri-
badire che scegliere “Fare per fermare il de-
clino” è sempre e comunque un voto utile,
un voto che è figlio di una vera partecipazio-
ne in un progetto. Chi voterà FiD lo farà si-
curamente senza turarsi il naso. Con orgoglio,
finalmente. Non si sa quale sarà il risultato
dell’avventura di Giannino ma di certo, no-
nostante un ampio ostra-
cismo dei media, ha di-
mostrato che i contenuti
possono essere ancora al
centro della discussione
politica. Idee che sono tra
l’altro condivisibili da lar-
ghe fette del nostro elet-
torato. Idee tradite e bi-
strattate da questo
centrodestra che ha ben
poco di liberale. La forza
comunicativa di Giannino
offre quel tocco rivoluzio-
nario a un’area, quella li-
berale (e liberista), da
troppi anni schiava di promesse non mante-
nute. (...) Spero vivamente possano entrare
in Parlamento, di sicuro la qualità dei nostri
deputati e delle idee che circolano nelle aule
del potere ne gioverebbero.
CHRISTIAN DE MATTIA
Il coraggio e la coerenza
premierannoGiannino
La forza comunicativa
del leader di “Fermare
il Declino”regala
un tocco rivoluzionario
a un’area, quella liberale
(
e liberista), da troppi
anni schiava di promesse
non mantenute
L’illusione della gratuità
è figlia dell’invidia sociale
Quando si sostiene
che il pubblico costa
di meno al cittadino,
si vuole dire che,
come al solito, paga
qualcun’altro. Omeglio
che i costi sono occulti.
Ma è solo una finzione
FAI UNA DONAZIONE SU
LAV.IT
SIRINGRAZIAL’EDITOREPERLOSPAZIOCONCESSO
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2013
6