Page 1 - Opinione del 24-10-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Mercoledì 24 Ottobre 2012
delle Libertà
Renzi-Bersani, adesso gli avvocati
La battaglia sulle regole per le primarie del Pd scivola sul terreno giudiziario. Il comitato del sindaco
di Firenze ricorre alla Privacy contestando l’obbligo di rendere pubblici i nomi dei partecipanti
L’europeismo di Napolitano e quello di Hollande
La sensazionale scoperta della giustizia italiana
Cavalli&baionette: quel che resta di un dibattito
iorgio Napolitano ha affermato
nei giorni scorsi che l’unico
modo per uscire dalla crisi è rappre-
sentato dalla riduzione progressiva
di quote della nostra sovranità na-
zionale a beneficio delle istituzioni
europee. E le sue parole sono state
immediatamente salutate dalla so-
lida dose di applausi in nome di
quell’europeismo di cui il nostro
Presidente della Repubblica è il più
autorevole sostenitore ed al quale la
stragrande maggioranza degli ita-
liani sembra aver dato la sua totale
e convinta adesione. A poca distanza
da Napolitano il presidente francese
Hollande ha proposto l’istituzione
di una Unione Europea a due velo-
G
cità. Cioè ha ribadito che la Francia,
gaullista o socialista che sia, non
non tende rinunciare alla propria
sovranità nazionale a beneficio di
una istituzione europea a cui crede
talmente poco da proporre di rot-
tamare quella attualmente esistente
che pure non prevede alcuna forma
di effettiva unità politica e che pren-
de il nome di Unione europea. Le
parole di Hollande, che pure vanno
considerate come una implicita boc-
ciatura di quelle di Napolitano, non
hanno suscitato né applausi, né cri-
tiche. I commentatori ed i politici
italiani le hanno tranquillamente e
bellamente ignorate ed hanno pre-
ferito riversare la loro appassionata
e totale attenzione alle sparate di
Matteo Renzi, alla pompa di benzi-
na di Pierluigi Bersani, alla traver-
sata a nuoto dello stretto di Beppe
Grillo , naturalmente, all’anatema
contro il peccatore lombardo For-
migoni ed alle passeggiate tra i ne-
gozi di via della Spiga della gover-
natrice del Lazio Renata Polverini.
Nessuno, naturalmente, chiede ai
politici ed ai commentatori di essere
conseguenti con gli applausi riservati
nelle settimane passate all’europei-
smo di Napolitano contestando la
bocciatura dell’attuale Ue da parte
di Hollande. Da noi gli applausi so-
no come i mezzi sigari di una volta:
non si negano a nessuno. Figuria-
moci poi se si possono negare ad un
Presidente della Repubblica a cui è
stata riservata l’incredibile sorte del-
la beatificazione politica in vita!
È bene, però, qualcuno incominci
a chiedersi con quale Europa sarà
possibile uscire dalla crisi in cui ver-
sa il nostro paese visto che la vul-
gata generale stabilisce che senza
Europa non si passa la nottata della
recessione. Su chi appuntare le spe-
ranze di salvezza, allora? All’Europa
che non c’è di Giorgio Napolitano?
A quella che dovrebbe assumere
quote di sovranità nazionale del no-
stro paese ma che non ha istituzioni
in grado di svolgere il ruolo...
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2
rmai l’Italia è famosa nel
mondo non solo per l’arte o
per la cucina, per il calcio o per
le bellezze naturali, ma anche
perché solo noi – cioè i nostri
scienziati della Terra – siamo in
possesso delle chiave giusta per
predire con giorni e giorni di an-
ticipo l’avverarsi di un terremoto
in qualunque regione del territo-
rio nazionale. Si tratta di una sco-
perta sensazionale, tale da accre-
ditare almeno per il premio Nobel
il suo autore, il quale naturalmen-
te passerà alla Storia per questo
O
suo incredibile risultato scientifi-
camente innovativo e capace di
salvare, in futuro, milioni di vite
umane. Tuttavia, la cosa strana ed
ancora incomprensibile è che una
scoperta di tale portata, che defi-
nire epocale non è esagerato, sia
stata finora a conoscenza soltanto
di poche persone, anzi di pochis-
sime. In particolare, si apprende
ora che a conoscerla erano i giu-
dici de L’Aquila, i quali in forza
appunto di tale conoscenza pro-
cessualmente dimostrata, hanno
condannato a pene rilevanti – cir-
ca sei anni di reclusione ed oltre
sette milioni di provvisionale im-
mediatamente esecutiva – l’intero
gruppo della Commissione Gran-
di Rischi, composta da scienziati,
che, inspiegabilmente, avrebbero
preferito tacere, senza avvisare la
popolazione abruzzese dell’immi-
nente e grave pericolo. certo, sem-
bra strano che i giudici sappiano
oggi ciò che gli stessi scienziati
non sapevano appena due anni or
sono ed allora si impongono al-
cune riflessioni. Infatti, delle due
l’una: o codesti scienziati sapeva-
no come predire i terremoti e han-
no evitato di dirlo e di avvisare la
gente; oppure, nulla sapevano di
certo e perciò hanno taciuto. Nel
primo caso, bene ha fatto il Tri-
bunale a ritenerli responsabili; nel
pura, che costoro, pur possedendo
la chiave per predire i terremoti
con sufficiente sicurezza, non
l’avessero comunicato al mondo
intero nel momento stesso in cui
l’avessero scoperta. Insomma, mai
si son visti premi Nobel “in pecto-
re” i quali, invece di trasmettere
all’intera umanità la loro scoperta,
se ne son stati buoni e zitti in at-
tesa... ma in attesa di cosa? Miste-
ro... Ed allora, come stanno le co-
se? In effetti, sembra proprio che
il Tribunale sia incorso in una gra-
ve topica, in un macroscopico er-
rore di valutazione, prendendo luc-
ciole per lanterne.
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2
esterà poco di questo terzo
dibattito televisivo fra Barack
Obama e Mitt Romney, alla Lynn
University di Boca Raton (Flori-
da), il meno seguito dal pubblico.
Resterà la battuta di Obama, or-
mai una moda su Twitter, sull’idea
che investire molto nella Marina,
per avere più navi, sia ormai un
inutile spreco, perché le battaglie
moderne non si combattono con
tante navi e dunque sarebbe come
spendere “su cavalli e baionette”.
Cavalli&baionette è, appunto, di-
ventato già un tormentone sul
R
Web. Ma rivela una certa ignoran-
za, dal parte del comandante in ca-
po delle forze armate degli Stati
Uniti, sugli attuali rapporti di forza.
Con i tagli impostati da Obama, le
forze armate degli Usa potrebbero
non essere più in grado di affron-
tare due conflitti simultaneamente,
come prescritto dalla dottrina mi-
litare americana. Resterà solo il tor-
mentone “Cavalli&baionette” di
questo dibattito e pochissimo altro.
Perché, in sostanza, i due candidati
esprimevano gli stessi concetti. Mitt
Romney “ha fatto catenaccio per
90
minuti”, come direbbe un patito
di calcio. E la situazione era proprio
quella di una squadra (quella re-
pubblicana) forte di un grande van-
taggio acquisito nella prima partita
(
il dibattito di Denver) e intenta a
conservare la sua posizione. Se solo
questo era l’obiettivo, possiamo già
dire che Romney lo abbia raggiun-
to. Ha mostrato al pubblico ame-
ricano di conoscere, anche in det-
taglio, tutte le principali questioni
di politica internazionale. Ha sapu-
to mantenere un atteggiamento bi-
partisan. I fans conservatori sono
delusi dal mancato, ulteriore, af-
fondo sull’ambasciatore ucciso in
Libia. Che, detto con le dovute ma-
niere, avrebbe potuto mandare al
tappeto il presidente. Si è però dif-
fusa la vulgata che contestare un
no solo sprechi per pagare Caval-
li&baionette) e l’atteggiamento
più hard power” per Romney e
più soft power” per Obama, ab-
biamo già la certezza che i dossier
internazionali saranno approcciati
nello stesso modo con cui li ha af-
frontati Obama in questi quattro
anni e George W. Bush negli ultimi
due della sua amministrazione:
mantenere un equilibrio fra potenze
relativamente favorevole agli Usa.
Romney non ha proposto al-
cuna visione del mondo alterna-
tiva. Anche perché avrebbe avuto
solo due scelte radicali, entrambe
rischiose.
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2
di
ARTURO DIACONALE
In attesa di un futuro
assai improbabile,
Monti deve fare né più,
né meno di Hollande,
Merkel, Cameron
e gli altri capi di governo
della Ue. Per costruire
gli Stati Uniti d’Europa
ci vogliono stati sovrani,
non subalterni
di
VINCENZO VITALE
di
STEFANO MAGNI
secondo, siamo in presenza di
una sentenza del tutto infondata
ed incomprensibile. Purtroppo,
che ci si trovi in presenza della pri-
ma ipotesi appare abbastanza dub-
bio per alcune evidenti ragioni.
Osta a prestarle fede, infatti, il fat-
to che, per quanto ci si sforzi, non
si riesce a ritrovare un motivo al
mondo che avrebbe indotto scien-
ziati di fama internazionale a ta-
cere, invece di gridare forte un se-
gnale d’allarme. Escluso che siano
del tutto e tutti matti, al punto di
negare l’evidenza, non si compren-
de perché avrebbero taciuto ciò
che sapevano. Non solo. Sarebbe
assai strano, al limite della follia
errore mortale al comandante in
capo sia “poco presidenziale” e
Romney si è adeguato. Idem dicasi
per lo scandalo Fast&Furious: ne-
anche una parola sulle armi rega-
late, per errore, ai narcos. E nessun
attacco neppure sull’affare Wikile-
aks, la più grande fuga di notizie
nella storia dei servizi segreti.
Romney ha preferito che fosse
Obama a giocare il ruolo dello sfi-
dante, ricoprendo lui il ruolo del
presidente. A livello politico, pos-
siamo trarre una sola conclusione:
chiunque vinca non cambierà la
strategia americana. A parte le spese
militari, che, per Romney, devono
aumentare (mentre, per Obama, so-