Page 2 - Opinione del 27-9-2012

on temo le dimissioni
dell’opposizione anzi le
auspico». A dirlo è stato il presi-
dente della Regione Lombardia,
Roberto Formigoni, in un’intervista
a
Tgcom24
,
commentando la di-
sponibilità da parte dei consiglieri
dell’opposizione a rassegnare le di-
missioni. “Le armi dell’opposizione
in Lombardia - attacca il governa-
tore – sono spuntate. La maggio-
ranza Pdl-Lega è compatta e con-
tinueremo a governare perché
siamo stati eletti per farlo”. Formi-
goni ha continuato attaccando «i
falsi moralisti della sinistra» e ha
chiesto alla controparte politica di
far “dimettere” Penati, Vendola e
De Magistris. Inoltre, attraverso il
suo account Twitter, il governatore
ha attaccato: «Rispondo ai gruppi
regionali di Idv e Sel. Ma lo sanno
quante sono le persone, i politici e
i giornalisti che chiedono da mesi
e mesi le dimissioni di Penati, di
Vendola e di de Magistris? Sono
migliaia. Diano loro il buon esem-
pio, loro, i falsi moralisti della si-
nistra. Li facciano dimettere e poi
parliamo della Lombardia. Certo
ha chiosato il Celeste - non lo fa-
ranno, perché il fariseismo della si-
nistra è senza fondo”. Ma ieri è sta-
to senza dubbio il Formigony-day.
Parole di fuoco sono piovute dal
Pirellone in direzione dell’alleato
leghista. Bersaglio particolare il sin-
daco di Verona Flavio Tosi, che in
un’intervista aveva, fra le altre cose,
sostenuto che a lui «non dispiace-
rebbero» le elezioni anticipate in
Lombardia, con un candidato go-
vernatore della Lega. «Tosi, ha un
problema con Luca Zaia, governa-
tore del Veneto – ha sibilato il go-
vernatore – Che è grande come una
casa: voleva fare lui il presidente di
Regione e gli hanno preferito Zaia,
vorrebbe essere lui il leader della
Lega in Veneto e gli hanno preferito
«
N
Zaia». Ha dunque consigliato al
primo cittadino scaligero al sindaco
Tosi di darsi un comportamento
più confacente al suo status: «at-
tacchi Zaia a viso aperto, faccia le
sue battaglie nella Lega a viso aper-
to e la smetta di usare strumental-
mente la Lombardia». Sulla bufera
che si sta abbattendo sulle spese dei
consigli regionali, Formigoni ha
giudicato come «sostanziale e inte-
ressante» la proposta sui tagli ai fi-
nanziamenti dei gruppi che verrà
presentata prima al presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano e
poi al sottosegretario alla presiden-
za del Consiglio Antonio Catricalà.
Il governatore ha sottolineato che
«
non tutte le regioni sono uguali»
perché «ci sono regioni che hanno
messo in campo atti virtuosi e altre
che si sono nascoste dietro le spalle
delle regioni virtuose». In ogni caso
la Conferenza delle Regioni ha «de-
ciso una grande opera di chiarifi-
cazione». L’operazione trasparenza,
poi, «in Lombardia l’abbiamo già
fatta da diversi anni». Infine, sot-
tolinea Formigoni, «non dobbiamo
pensare» che la politica «sia tutto
spreco e ruberie» perché, ad esem-
pio, l’attività di comunicazione ver-
so i cittadini è doverosa”.
VLADIMIRO IULIANO
di
FEDERICO PUNZI
e acque sono tornate ad agi-
tarsi. La Borsa ha perso il
3,29%
e nonostante il Tesoro ab-
bia collocato 9 miliardi di BoT
a 6 mesi con tassi in netto calo,
lo spread è risalito verso quota
380.
I mercati subiscono il con-
traccolpo dell’aggravarsi della
crisi spagnola – Pil in caduta an-
che nel III trimestre, deficit sta-
tale già oltre gli obiettivi europei,
buchi di bilancio delle autonomie
e delle casse di risparmio, e come
se non bastasse i tumulti degli in-
dignados e le spinte separatiste
della Catalogna – e sanzionano
il ritardo di Madrid nel chiedere
l’attivazione del piano di aiuti
ESM/Bce, ormai non più questio-
ne di “se”, ma di “quando” e a
quali condizioni.
Era già accaduto la scorsa pri-
mavera. Ogni volta che il pre-
mier Mario Monti sparge ottimi-
smo, ecco il brusco risveglio. Un
paio di settimane fa aveva parla-
to di «luce in fondo al tunnel»,
nei giorni scorsi di un 2013 «in
ripresa» per l’Italia, nonostante
il netto peggioramento delle sti-
me governative. Martedì, in
un’intervista alla Cnn, si è detto
«
più ottimista sul futuro dell’Eu-
ropa», di cui ha discusso l’altra
sera a cena con il gotha dell’eco-
nomia e della finanza americana,
tra cui il segretario al Tesoro Gei-
thner e il finanziere Soros.
Ma se i mercati sono bizzosi
e volubili, anche gli ultimi dati
della nostra economia reale sono
sconfortanti e sembrerebbero
sconsigliare qualsiasi ottimismo.
Consumi al minimo storico: nel
mese di luglio -0,2%, nel trime-
stre -1% rispetto al precedente,
mentre rispetto a luglio 2011 -
3,2%.
Mai un calo del genere dal
L
dopoguerra ad oggi. La contra-
zione colpisce duramente tutti i
prodotti (alimentari -2% e non
alimentari -3,8%) e le forme di
distribuzione (grande -2,3% e
piccola -3,8%). Calo ancora più
marcato su elettrodomestici (-
3%),
giocattoli (-5,6%) e arre-
damento (-5,2%). In forte dimi-
nuzione anche le vendite di
immobili: nei primi tre mesi
dell’anno -16,9% rispetto allo
stesso periodo del 2011 (-17,2 le
abitazioni e -6,3 gli immobili ad
uso economico).
Un crollo connesso anche alla
stretta sui mutui: nel I trimestre
di quest’anno ne sono stati con-
cessi il 49,6% in meno rispetto
al 2011 (-39,2 quelli garantiti da
ipoteca e -63,6 quelli non garan-
titi).
Le stime Svimez, che prevede
nel Mezzogiorno un calo del Pil
del 3,5% rispetto al -2,5 nazio-
nale, e una disoccupazione reale
al 25,6% nel 2011, hanno allar-
mato il capo dello Stato Napoli-
tano, che presentando il rapporto
ha sottolineato come «nel qua-
dro dell’obbligato risanamento
dei conti pubblici, che deve coin-
volgere tutti i ceti sociali, a co-
minciare dai più abbienti», sia
«
urgente» operare per la crescita,
anche attraverso la «mobilitazio-
ne di tutte le risorse economiche
e sociali del Meridione».
Il segretario del Pd Bersani si
dissocia, con una punta di pole-
mica, dall’ottimismo del profes-
sore. «Lo spiraglio non c’è, per-
ché accelerano recessione,
disoccupazione e calo dei consu-
mi. Bisogna dire parole di veri-
tà».
E se il rigore di Monti è «un
punto di non ritorno, noi dob-
biamo metterci più lavoro e
equità», perché sul «tema sociale
il governo è troppo algido».
Monti dunque in due giorni
s’è preso dell’«algido» da Bersa-
ni e del «ligio alla Merkel» da
Berlusconi. Schermaglie da cam-
pagna elettorale, che il professo-
re mostra di incassare (nelle sue
risposte alla Cnn non c’è traccia
dell’irritazione nei confronti del
Cav attribuitagli, invece, con un
uso molto “old media” dei vir-
golettati, dall’HuffPost italiano).
Può permettersi di lasciar gioca-
re i “ragazzi”, sono gli scandali
a parlare, e l’ipotesi Monti-bis
apparirà facilmente come l’unica
realistica tra le macerie dei par-
titi.
II
POLITICA
II
K
Mario MONTI
Formigoni ha usato
parole di fuoco contro
l’opposizione che
ne chiede a gran voce
le dimissioni.Ma ha
anche attaccato il verde
Zaia, reo di volere
un suo passo indietro
segue dalla prima
Sondaggi
e incognite
(...)
quello della figurina Panini, ha pensato
bene di rinviare a data da destinarsi il mo-
mento della sua discesa in campo.
La situazione, quindi, è bloccata.
Con un Pd che non cresce, un Udc che ri-
mane un partito che al massimo può svol-
gere un ruolo ancillare dei due partiti mag-
giori e con un Pdl che torna a perdere voti
a causa della irresistibile vocazione dei suoi
quadri a farsi male da soli.
Quali fattori possono sbloccare questa sor-
ta di paralisi che sembra fatta apposta per
rilanciare il declinante Grillo ed aumentare
l’area della protesta del non voto?
La risposta è semplice: la vittoria di Matteo
Renzi nelle primarie del Pd e la creazione
di un rassemblement di centro destra gui-
dato da Montezemolo su investitura di Sil-
vio Berlusconi leader di un Pdl profonda-
mente rinnovato.
In apparenza sembra più facile che Renzi
batta Bersani nelle primarie piuttosto che
Montezemolo e Berlusconi concordino il
passaggio di testimone nella leadership
dell’area moderata.
Nella sostanza è più facile che avvenga il
contrario.
Perché la vecchia guardia post-comunista
del Pd non si lascerà rottamare facilmente
da Renzi.
E perché se Montezemolo vuole sul serio
impegnarsi nella vita pubblica l’unico ter-
reno su cui si può muovere vista l’indi-
sponibilità di Casini a rinunciare al pro-
prio orticello è quello dell’alleanza con il
Cavaliere.
ARTURO DIACONALE
La tentazione
dell’antipolitica
(...)
Di qui lo studio accurato, da parte dello
staff del Cav, del fenomeno Grillo e del suo
successo.
Compiuta l’analisi, la campagna elettorale
di Berlusconi è cominciata. Leggendo i gior-
nali di famiglia e guardando le sue tv ap-
pare chiara la direzione che il fondatore
del Pdl ha scelto.
Prima ancora degli antichi slogan, ha ri-
spolverato la vecchia tecnica di assalto.
Perché il popolo di destra – in Italia come
nei maggiori paesi occidentali - è sempre
stato un po’ populista e ora è anche pa-
recchio arrabbiato.
Per riconquistarlo, pensa Berlusconi, oc-
corre dargli in pasto quel che chiede: la vec-
chia politica-politicante, con i suoi sperperi
assurdi, i suoi privilegi, le sue clientele, la
sua arroganza. E tornare a predicare lo sta-
to minimo, raccontando se stesso come il
paladino della libertà d’impresa, dell’ini-
ziativa privata, dell’ottimismo nelle capacità
del popolo italiano.
Tutto giusto, tutto bello.
Rottamare la stato onnivoro è di certo un
ottimo progetto che in molti avevano spo-
sato nel 1994. E forse è proprio questo
l’unico messaggio che il popolo del centro-
destra è disposto ancora ad ascoltare.
Ma un problema rimane: cavalcare lo sde-
gno anti-casta per poi proporsi come rot-
tamatore del vecchio e costruttore del nuo-
vo, è un gioco che funziona. Quando sei
vergine per la politica.
Ha funzionato per Berlusconi nel 1994.
Ma se il candidato rivoluzionario è quello
che cavalca la scena da 18 anni, senza pe-
raltro riuscire a imprimere una vera svol-
ta, corre due rischi: ha poche chance di
essere creduto e un’alta probabilità di es-
sere travolto dalla stessa furia distruttrice
che nutre e cavalca.
CRISTINA MISSIROLI
Ancora un brusco risveglio
dall’ottimismo di Monti
Celeste contro tutti,
colpisce Sel e Lega
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L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE 2012
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