Page 4 - Opinione del 28-9-2012

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ESTERI
II
L’Iran alla prova del voto
Il commento di Farian Sabahi
di
PAMELA SCHIRRU
l primo test politico per la Re-
pubblica Islamica dell’Iran risale
al 2 marzo scorso, con le elezioni
per il rinnovo del Parlamento. Do-
po le presidenziali del 2009, la tor-
nata elettorale per il rinnovo del
Majles ha rappresentato il metro
di misura per valutare lo stato di
salute dell’apparato governativo.
Un sistema già profondamente se-
gnato da lotte di potere e faide in-
terne. Una crisi che si è acuita in
vista delle elezioni del marzo scor-
so, con la candidatura di partiti
conservatori in combutta tra loro
e accaniti sfidanti provenienti dalla
ristretta cerchia di “ex fedelissimi
del regime”. A pesare come un
macigno anche la scarsa affluenza
alle urne, segno tangibile del dis-
senso diffuso tra gli elettori. A gio-
care un ruolo non del tutto mar-
ginale anche l’azione di
boicottaggio da parte dell’ala ri-
formista. Numerosi gli appelli ri-
volti dalla Guida Suprema, l’Aya-
tollah Khamenei, ai cittadini
affinché non andasse perso il loro
diritto di voto in un momento “de-
licato” per la storia iraniana. Pro-
prio l’affluenza alle urne è un in-
dice fondamentale per valutare lo
stato di salute del regime. Nelle
elezioni del 2008 per il rinnovo del
Parlamento l’affluenza alle urne si
era attestata intorno al 50%; men-
tre una grande partecipazione si
registrò nel 2009 con le elezioni
presidenziali. Secondo le stime for-
nite dal Ministero dell’Interno, il
12
giugno di quattro anni fa circa
l’85% degli aventi diritto si reca-
rono alle urne. Era dai tempi del
riformista Mohammad Khatami –
quinto presidente della Repubblica
Islamica ed eletto per due mandati
consecutivi (1997-2001 e 2001-
2005) –
che non si registrava una
massiccia affluenza ai seggi. Gli
analisti pronosticavano che in vir-
tù dell’alta affluenza, gli sfidanti
riformisti avrebbero avuto la me-
glio. Ma la politica iraniana, si sa,
non ha nulla di scontato. Tra poco
più di un semestre il Paese sarà
chiamato nuovamente alle urne. Il
14
giugno prossimo 48 milioni di
elettori dovranno decidere chi sarà
il successore di Ahmadinejad. Al
momento non sono state diffuse
le liste dei candidati ufficiali, ma i
primi nomi su chi potrà competere
(
Ahmadinejad non è più ricandi-
dabile per più di due mandati), già
I
si sprecano. Si è fatto il nome di
Alì Larijani, attuale presidente del
Parlamento e figura di spicco della
politica iraniana. È circolato anche
il nome di Akbar Hashemi Rafsan-
jani. Negli ultimi mesi, il ricco e
influente Rafsanjani ha tentato
nuovamente d’imporsi come pro-
tagonista nella politica interna e
non solo. Nell’ultimo vertice dei
Paesi non allineati di Teheran, ad
esempio, si è fatto puntualmente
vedere accanto alla Guida Supre-
ma Alì Khamenei e al Segretario
Generale dell’Onu Ban Ki-moon.
Personaggio di spicco della politica
iraniana, presidente dell’Iran dal
1989
al 1997, è senza dubbio una
delle figure fondanti della Repub-
blica Islamica e per lungo tempo
è stato il braccio destro dell’Aya-
tollah Khomeini. Durante le pro-
teste anti-governative seguite alle
elezioni del 2009, l’ex presidente
nonché storico nemico di Ahma-
dinejad, si è apertamente schierato
a favore dei manifestanti. Più volte
è stato indicato come la vera emi-
nenza grigia dietro la cosiddetta
Onda Verde. Ma se il nome di
Rafsanjani risulta essere solo
un’ipotesi remota, quello di Lari-
jani appare sempre più credibile.
Si tratta di una figura influente nel
panorama politico iraniano, anzi-
tutto per le sue origini illustri: è
infatti figlio di Mirza Hashem
Amoli, uno dei Grandi Ayatollah.
Sin dagli anni ‘80, il nome di Alì
Larijani è riecheggiato in tutti i
corridoi” dell’establishment per-
siano. Nel 1981, a soli 23 anni,
Larijani viene nominato vicemini-
stro del Lavoro nel governo Mous-
savi. Nel 1989, con l’elezione di
Akhbar Hashemi Rafsanjani, di-
viene viceministro dell’Informa-
zione. Una carriera in ascesa la
sua, culminata con la carica più
prestigiosa: quella di Capo del
Consiglio Supremo di Sicurezza
Nazionale, incaricato di gestire tra
le altre cose anche la politica nu-
cleare. Già eletto Presidente del
Parlamento nel 2008, viene con-
fermato anche nel 2012. Dal canto
suo, il presidente uscente Ahmadi-
nejad vorrebbe passare il testimo-
ne al consuocero Esfandiar Rahim
Mashaei, assai inviso alla Guida
Suprema. La sfida interna per le
prossime presidenziali è partita uf-
ficialmente. Ma in questo gioco
delle parti, manca un tassello fon-
damentale. I fatti del 2009 sem-
brano oramai lontani. In questi
quattro anni, l’opposizione irania-
na è stata ridotta al silenzio asso-
luto. Per capire come e perché la
stagione delle proteste di strada si
sia dissolta nel nulla,
L’Opinione
ha intervistato la professoressa Fa-
rian Sabahi, docente di Storia dei
Paesi Islamici, presso la facoltà di
Lettere dell’Università di Torino.
«
Il movimento verde è stato di
fatto decapitato con l’arresto e la
prolungata detenzione di Karroubi
e Moussavi - spiega la professo-
ressa Sabahi - Tra i leader dell’On-
da Verde c’era anche l’ex presiden-
te riformista Khatami, che però
non ha mai dimostrato un corag-
gio da leone. Restava l’ex presi-
dente Rafsanjani, che nel 2005
aveva perso la corsa elettorale con-
tro Ahmadinejad e per questo ave-
va il dente avvelenato. Ma in que-
sti giorni, due dei suoi cinque figli
sono stati arrestati, forse vittime
predestinate del braccio di ferro
della politica. Mehdi Hashemi era
appena tornato da Londra, dove
si era rifugiato nel 2009, durante
le proteste del movimento verde
che il padre (e la famiglia) avevano
appoggiato. È stato arrestato per
propaganda contro il regime e cor-
ruzione. 50 anni, sua sorella Fae-
zeh è giornalista ed è stata depu-
tato, anche lei è finita nel carcere
di Evin, condannata a sei mesi per
aver diffuso propaganda contro lo
Stato. Difficile a dirsi se l’arresto
dei figli è un modo per mettere a
tacere il padre, alla vigilia delle
presidenziali del 2013, o se invece
Rafsanjani, forse, usa i figli come
pedine, consenzienti, in un gioco
di cui vedremo presto le prossime
mosse».Le elezioni per il rinnovo
del Parlamento svoltesi il 2 marzo
scorso hanno fatto registrare una
scarsa affluenza alle urne. E anche
la massiccia presenza di partiti
conservatori e le diatribe interne
tra la Guida Suprema e l’attuale
presidente non fanno presagire
nulla di buono. Secondo Sabahi
«
È difficile esprimere un giudizio
netto, perché la politica iraniana
non si gioca in bianco e nero. E
non è per nulla trasparente: tanto
è fatto dietro le quinte, e non ci è
dato sapere. Certo è che la situa-
zione è decisamente tesa, e a peg-
giorarla sono le sanzioni e l’isola-
mento internazionale, la crisi
economica e la svalutazione del
rial, la valuta locale». Il 14 giugno
l’Iran è chiamato alle urne. Per
quanto riguarda i pronostici sulle
candidature, la professoressa Sa-
bahi ritiene che: «Tutto è possibile,
Larijani è vicino al leader supremo
Khamenei, è il presidente del Par-
lamento (e suo fratello a capo del-
la magistratura) e non è la prima
volta che si candida. Ma non di-
mentichiamo che nel 2005 nessu-
no si aspettava la vittoria elettorale
di Ahmadinejad, a quel tempo sco-
nosciuto. Bisogna anche vedere se
Rafsanjani, dopo l’arresto di due
figli con l’evidente avallo del leader
supremo Khamenei, deciderà co-
munque di candidarsi. Rafsanjani
è un uomo pragmatico, e farà
quello che gli conviene. Oggi pre-
siede il consiglio per l’interesse na-
zionale (che serve a dirimere le di-
spute di un sistema politico
complesso) ma che agli analisti pa-
re meno importante di un tempo.
Non è più Rafsanjani a guidare la
preghiera del venerdì a Teheran,
ma resta potente e il mese scorso,
durante il vertice dei Paesi non al-
lineati che si è tenuto a Teheran, è
entrato in sala con il leader supre-
mo Khamenei e si è seduto di fian-
co al segretario generale dell’Onu
Ban Ki-moon». Vedremo candida-
ture femminili? Stando alle dichia-
razioni di Amir Khojaste, presiden-
te della commissione parlamentare
iraniana per le riforme istituzio-
nali, si sta lavorando ad una serie
di modifiche delle normative at-
tualmente in vigore...«Possibile,
anche se difficile: le iraniane fanno
politica ma al momento sono di-
ventate deputato oppure vicepre-
sidente. Una figura che potrebbe
coagulare consensi potrebbe essere
Zahra Rahnavard, la moglie di
Moussavi, il leader del movimento
verde. Ma la sua candidatura sa-
rebbe ovviamente bocciata dal-
l’establishment. In ogni caso non
dobbiamo lasciarci trarre in ingan-
no, perché più di una volta sullo
scenario mediorientale le candida-
ture femminili arrivano dal campo
conservatore e sono uno specchiet-
to per le allodole, non servono
granché a promuovere i diritti. An-
che in questo caso, prima di can-
tare vittoria dobbiamo valutare
con attenzione di chi si tratta».
Le presidenziali
per il rinnovo
del presidente di Teheran
si terranno
nel 2013.Ahmadinejad
non può ricandidarsi
per un terzo mandato.
Chi sarà
il suo successore?
I nomi più gettonati
sono quelli
di Rafsanjani e Larijani.
Al primo è stato fatto
il vuoto attorno,
per il suo ruolo
nel movimento
dell’OndaVerde.
E, a proposito, dove è
finita quella rivoluzione?
La professoressa
Sabahi, docente
di “Storia dei Paesi
Islamici”a Torino
ci aiuta a capire
questo ed altri lati oscuri
di un test fondamentale
per il futuro dell’Iran
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 28 SETTEMBRE 2012
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