Parte la resistenza all’Obamacare

martedì 15 gennaio 2013


Parte dal Michigan la riscossa contro la riforma sanitaria di Barack Obama, che obbliga i datori di lavoro a fornire gratuitamente i metodi per il controllo delle nascite (contraccezione, aborto, sterilizzazione) ai propri dipendenti sotto forma di assicurazione sulla salute. E tutto inizia con Thomas Monaghan, miliardario e cattolico. Classe 1937, nato ad Ann Arbor, in Michigan, da ragazzino ha iniziato come pizzaiolo a Ypsilanti, comprandosi un localino con il fratello James. Da lì nel 1960 è nata la Domino’s Pizza, la catena mondiale con più di 10mila locali in 70 Paesi. Oggi Monaghan è un magnate in pensione, fondatore o perno di numerose organizzazioni cattoliche e pro life, finanziatore di numerose altre. Nel 1987 è stato tra i promotori di Legatus, un’associazione di businessmen cattolici decisi a portare la dottrina sociale della Chiesa negli affari e nelle opere. Ma il vero fiore all’occhiello del suo “impero” è l’Ave Maria University, un ateneo cattolico che dal 2003 fa della fedeltà al Magistero il proprio blasone. Diventato in breve tempo un marchio di sicura eccellenza, l’università sorge nella cittadina, creata ad hoc, di Ave Maria, a 27 chilometri da Naples, in Florida.

La sua prima sede si trovava in Michigan, che Monaghan ha lasciato per la soleggiata Florida a causa del divieto, imposto dalle autorità locali, al suo progetto di erigere nel campus universitario un crocifisso più alto della Statua della Libertà. Monaghan ha ceduto la Domino’s Pizza nel 1998 e oggi ad Ann Arbor mantiene un complesso di palazzine e di uffici, che gli fa da quartier generale, le Domino’s Farms. Ebbene, le sue Domino’s Farms hanno degli impiegati, e Monaghan è il loro datore di lavoro. Tenuto per legge ad assicurare loro la mutua. L’anno scorso, come tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti, Monaghan si è trovato improvvisamente di fronte al vero volto di quella riforma con cui la Casa Bianca millanta di voler garantire la tutela sanitaria a tutti con costi bassi e che invece è solo una dispendiosissima (per tutti i contribuenti americani) bugia, che vuole solo imporre ai cittadini ciò che piace all’Amministrazione Obama in tema di economia, salute e morale.

Monaghan si è, cioè, trovato di fronte a una imposizione - ovvero fornire gratuitamente ai dipendenti i sistemi di controllo delle nascite - violare la quale lo rende perseguibile a norma di legge, che di punto in bianco gli nega il godimento del primo dei diritti costituzionali statunitensi: la libertà religiosa. E così il magnate delle pizze, come tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti, si è scoperto obbligato a dover persino pagare il costo di questa grave rivolta messa in atto dal governo di Washington nei confronti della legge fondamentale del Paese. Tutti i datori di lavoro degli Stati Uniti si sono visti conculcare la libertà di coscienza da una ideologia di Stato, che così facendo ha aperto il più grave contenzioso etico, politico e giuridico della storia del Paese americano, inimicandosi tutte le Chiese e le comunità religiose degli Stati Uniti. Le quali, a norma di legge, hanno immediatamente reagito impugnando la Costituzione federale in una battaglia culturale e legale che ha prodotto un ecumenismo forte e inedito in cui si è distinta, con un ruolo di leadership universalmente riconosciuto, la Chiesa Cattolica, capitanata dal primate Timothy O. Dolan, arcivescovo di New York, istitutore di uno speciale Osservatorio di monitoraggio delle violazione della libertà religiosa, un fatto clamoroso se si considera che la democrazia degli Usa si fonda sulla libertà. Monaghan, come moltissimi altri datori di lavoro, si è rivolto ai tribunali. La buona notizia ora è che il giudice Lawrence Zatkoff della Corte del Distretto Orientale del Michigan gli ha dato ragione.

Ai dipendenti delle sue Domino’s Farms Monaghan continua infatti a garantire buone polizze assicurative, che ne tutelano bene la salute, ma che non regalano il controllo delle nascite. Inoltre il giudice Zatkoff ha stabilito che non solo Monaghan fa bene a farlo in base al primo Emendamento alla Costituzione federale, ma che in torto è piuttosto chi glielo vieta, fosse anche, com’è, il governo di Washington. In gioco è il pilastro portante di tutta l’architettura civile statunitense. Se l’Amministrazione in carica dovesse alla lunga trionfare con la propria riforma sanitaria, gli Stati Uniti cambierebbero per sempre volto. Per questo, come ragionano moltissimi americani, a prescindere dalle proprie convinzioni etiche, occorre che tutti gli americani combattano contro la grave decisione presa dalla Casa Bianca. Magari anche solo per poi mettersi il giorno dopo a fare la medesima identica cosa, ma in piena autonomia, libertà e coscienza. La legge fondamentale americana garantisce infatti tale libertà, che può pure venire usata male, ma essa è l’unica che può anche permettere che il bene venga fatto.

Numerosissime sono le denunce analoghe a quella presentata da Monaghan contro il governo Obama e la sua riforma sanitaria e lo stesso Monaghan attende di capire se si riuscirà a utilizzare la decisione di quella Corte Distrettuale del Michigan, che riguarda le sue Domino’s Farms, per ottenere analoga giustizia per quanto riguarda la sua Ave Maria University. Del resto ci sono precedenti. A metà dicembre la Corte di appello della città di Washington ha dato ragione al Belmont Abbey College e al Wheaton College, due altri prestigiosi istituti cristiani americani di istruzione superiore che avevano presentato denuncia. Il Belmont Abbey College, nell’omonima cittadina del North Carolina, cattolico, gestito dai monaci benedettini, è stata la prima istituzione del genere a presentare mesi fa denuncia contro il governo Obama. Mentre il Wheaton College, nell’omonima cittadina dell’Illinois, calvinista, è tra l’altro la sede della collezione di tutti i manoscritti originali di C.S. Lewis. Questa sentenza della Corte di appello di Washington stabilisce peraltro che Obama ha tempo fino al 31 marzo per modificare la legge in ottemperanza alla Costituzione federale. La vittoria nel “caso Monaghan” è ancora più importante, in quanto riguarda un’istituzione laica e cioè neutra, commerciale, non confessionale, e sancisce che proprio per un’istituzione di questo genere la libertà religiosa conta. Esattamente come afferma da sempre l’architettura giuridico-istituzionale statunitense: la libertà religiosa è un bene pubblico.


di Marco Respinti