Boko Haram   e lo stallo dell’Onu

Era solo questione di tempo. L’adesione di Boko Haram al “califfato” di Al Baghdadi è un qualcosa che ci si aspettava, visto che attorno a questo sedicente capo popolo si stanno raccogliendo i peggiori movimenti estremisti e terroristi della galassia mondiale: da Al Qaeda nel Maghreb Islamico a Boko Haram, appunto, rendendo bene l’idea di quale obiettivo esso persegua, a livello globale.

La comunità internazionale, come sempre, rimane inerme e guarda con occhi assenti il formarsi di una coalizione terroristica che vorrebbe imporsi come primario attore sulla scena mondiale. Del resto, non mi stancherò mai di ripeterlo, da un organismo come l’Onu che è riuscito a emettere un provvedimento di embargo contro Boko Haram, pensando di agire contro uno Stato piuttosto che contro un gruppo terroristico, non ci potevamo attendere molto altro.

E intanto, mentre i miliziani tengono ancora in ostaggio centinaia di donne e ragazzine nel profondo della foresta africana, usandole come schiave sessuali, macchine da figli e “ostaggi sensibili” che partoriranno futuri terroristi, il mondo tace e osserva assorto mentre l’integralismo mondiale, quello peggiore e più feroce, si unisce sotto una sola bandiera. Non avendo alcuna coscienza del fatto che l’unione fra i movimenti lega anche due quadranti geopolitici, la cui instabilità è ormai nota da decenni, ovvero quello mediorientale e quello africano.

Mentre parliamo, Al Baghdadi e i suoi occupano un enorme giacimento di gas in Iraq uccidendo novanta persone, controllano tutti i centri petroliferi più importanti, avanzano di città in città e massacrano gente comune, cristiani e sciiti. Boko Haram continua a imperversare per tutta l’Africa centrale e occidentale, bruciando chiese e centri abitati, sgozzando e stuprando, rapendo donne e bambine innocenti. Ma i suoi membri trovano il tempo e la sicurezza di twittare, postare sul web, scrivere e magari anche chattare che appoggiano Al Baghdadi.

Mi chiedo dove siano le sofisticate e infallibili tecnologie di intercettazione dei nemici di cui molte nazioni si fanno vanto: come è possibile non sapere dove si trova o da dove sta twittando un terrorista e pizzicarlo due ore dopo? Perché questo immobilismo? Sono sconcertata, soprattutto se penso che le terze generazioni in Olanda, nel cuore dell’Europa, manifestano la loro adesione allo Stato islamico, mostrando in modo plateale quel che altri preparano in privato.

Nonostante io rimanga sempre dell’opinione che questo pseudo califfato sia una delle più grandi pantomime messe in atto da trent’anni a questa parte, visto che l’era dei califfi si è estinta da secoli, allo stesso modo ritengo che non sia una mossa saggia lasciar unire i gruppi più sanguinari del terrorismo mondiale. Dall’Africa al Medio Oriente, passando per il Nord Africa rischia di formarsi una cintura di terrore e di integralismo che poi, una volta compattata, diverrà difficile da sgretolare.

E ne faranno le spese, come sempre, le popolazioni che vedono già oggi calare sulle proprie case un inferno di sangue e violenza, di morte e di sopraffazione che va a schiacciare ogni minuscolo, se non inesistente, barlume di sopravvivenza umana e spirituale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:45