Rafforzare la cooperazione euro-araba contro il terrorismo

mercoledì 6 marzo 2019


Gli allarmi sicurezza non fanno quasi più notizia ormai. Estremismo, radicalizzazione, terrorismo sono divenuti termini abituali, parte del vivere quotidiano ed è come se indicassero una situazione di normalità. Parlare di un ulteriore aggravarsi dell’allarme sicurezza potrebbe allora risultare più efficace nel tentativo di scuotere le istituzioni e il mondo della politica e degli addetti ai lavori a intraprendere azioni decisive per risolvere il problema.

Tale aggravarsi è messo in evidenza dal Marocco, Paese di fondamentale importanza per la lotta internazionale al terrorismo e attendibile indicatore del livello raggiunto dalla minaccia. In Marocco la questione sicurezza è oggi al centro del dibattito politico e non semplicemente per gli strascichi della brutale decapitazione di due turiste danesi avvenuta lo scorso dicembre e rivendicata dall’Isis. Rabat guarda infatti con crescente preoccupazione al più ampio contesto regionale e ai gruppi jihadisti che fanno la spola tra Nord Africa, Sinai in Egitto ed Africa sub-sahariana, attraversandone le porose frontiere, spesso di ritorno da Siria e Iraq. Alla cronica instabilità della Libia e alla fragilità della Tunisia, si è poi aggiunta la crisi algerina, che potrebbe favorire un aumento dei margini di manovra del terrorismo all’interno del paese, con ripercussioni su tutto il quadrante del Mediterraneo occidentale.

È per questo che il ministro dell’Interno marocchino, Abdelouafi Laftit, durante il vertice dei Ministri degli Interni degli stati membri della Lega Araba che si è svolto a Tunisi domenica 3 marzo, ha invitato i suoi colleghi a porre “la necessaria attenzione alla sicurezza collettiva per rafforzare la stabilità e la sicurezza degli Stati arabi”. Laftit ha in sostanza richiesto una maggiore cooperazione tra i paesi della regione nell’affrontare la comune minaccia del terrorismo, che dal Medio Oriente si sta spostando sempre più verso il Nord Africa. Bisogna “andare oltre il focus sui confini nazionali e la situazione di sicurezza interna”, ha affermato il ministro, sottolineando la disponibilità del Marocco “ad aderire a qualsiasi iniziativa che possa migliorare la sicurezza collettiva dei paesi arabi nel contesto di legittimità internazionale”.

Laftif non si è limitato a indicare la via da seguire per rendere più efficace il contrasto al terrorismo, ma ha affrontato ampiamente anche la questione delle “fonti ideologiche” che lo alimentano e che vanno “prosciugate… per contenere la diffusione dell’estremismo e immunizzare la società dai pericoli derivanti dallo sfruttamento della religione per scopi distruttivi”. Un implicito riferimento ai Fratelli Musulmani, la matrice ideologica che ha generato il terrorismo jihadista contemporaneo, da Al Qaeda all’Isis, e che continua a coltivare le sue ambizioni di governo nel mondo arabo e non solo, come spiega il mio ultimo libro “I Fratelli Musulmani e la conquista dell’Occidente”.

Da questo punto di vista, tuttavia, i passi avanti da compiere restano ancora molti. Prosciugare la fonte significa impedire ai Fratelli Musulmani di svolgere attività di proselitismo nelle moschee, con strette misure di controllo sui sermoni e sul discorso religioso nel suo complesso, come sta facendo l’Egitto. Significa mettere la Fratellanza fuori legge in quanto organizzazione terroristica, come hanno fatto i paesi riuniti nel Quartetto anti-terrorismo, che oltre all’Egitto comprende Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. E significa contrastare insieme al Quartetto gli stati canaglia che della Fratellanza sono i finanziatori, il Qatar degli emiri Al Thani e la Turchia di Erdogan.

Con il ramo algerino dei Fratelli Musulmani pronto ad approfittare della rivolta anti-Bouteflika per stabilire una propria dittatura fondamentalista, replicando il copione già messo in scena durante la cosiddetta Primavera Araba, l’allarme sicurezza risulta essersi particolarmente aggravato anche per l’Europa e soprattutto per l’Italia. In caso di esplosione della polveriera algerina, a causa della vicinanza geografica sarebbe la sicurezza italiana a subire le ricadute più pesanti sul versante della minaccia terroristica. Affidarsi ai Fratelli Musulmani libici non si è rivelata per l’Italia una mossa vincente, alla luce della moltiplicazione di milizie armate e gruppi jihadisti espressione della Fratellanza che tuttora impediscono la stabilizzazione del paese. L’Italia non dovrebbe commettere lo stesso errore in Algeria.

L’invito del ministro dell’Interno marocchino a rafforzare la cooperazione in ambito sicurezza è rivolto naturalmente anche all’Italia e all’Europa, ma tale rafforzamento può portare a un vero salto di qualità nella lotta al terrorismo solo se diretto al conseguimento di un unico obiettivo: la sconfitta della Fratellanza Musulmana, della sua ideologia e del terrorismo da questa generato.


di Souad Sbai