Le autorità iraniane continuano con l’arricchimento dell’uranio per il nucleare

L’Iran, l’uranio e la potenza nucleare che continua a spaventare il mondo. Il programma nucleare di Teheran torna sotto i riflettori dopo che l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), l’organo di controllo delle Nazioni Unite, ha reso nota l’ampiezza delle operazioni di arricchimento dell’uranio da parte delle autorità iraniane, stigmatizzando la decisione di negare l’accesso agli ispettori in due località.

Le rivelazioni potrebbero causare tensioni all’interno Aiea stessa. Da maggio 2019, l’Iran ha annunciato una serie di violazioni dell’accordo, siglato quattro anni prima con le potenze mondiali, che poi ha effettivamente commesso. Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha invitato la comunità internazionale a ritenere l’Iran responsabile degli impegni presi rispetto al dossier nucleare e ha dichiarato che l’omissione di Teheran nel denunciare materiale nucleare rappresenta una chiara violazione degli accordi sottoscritti. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che sta sorvegliando il travagliato accordo nucleare iraniano con le maggiori potenze, il 3 marzo ha stigmatizzato la mancanza di cooperazione da parte iraniana nel chiarire quelle che l’Aiea sospetta siano attività e materiali non dichiarati risalenti ai primi anni 2000. Il governo iraniano ha ribadito la decisione di negare agli ispettori nucleari dell’Onu l’accesso ai siti strategici su cui questi vorrebbero condurre indagini. La motivazione del diniego è che l’Aiea si muove in base ad informazioni ottenute dall’intelligence israeliana, informazioni che le autorità iraniane accusano di essere fabbricate dal nemico.

Dopo l’accordo del 2015, l’Iran aveva spedito all’estero la maggior parte dell’uranio arricchito accumulato negli anni, e aveva mantenuto una scorta di esafluoruro di uranio pari a 300 chili. Gli ultimi dati dell’ Aiea dicono che le riserve sono ora più di 1000 chilogrammi di materiale arricchito al 4,5 per cento, oltre il limite del 3,67 previsto dall’accordo del 2015. L’ Aiea non ha comunque fatto previsioni sul tempo che sarebbe necessario a realizzare la bomba. David Albright, presidente dell’Institute for Science and International Security ha evidenziato che la quantità scoperta è “preoccupante” e che serviranno “altri tre o quattro mesi” per trasformarla nel materiale ad alto arricchimento richiesto da una bomba nucleare. Gli osservatori sostengono comunque che l’Iran abbia consentito all’Aiea di avere i dati sull’aumento delle riserve di uranio e sulle altre attività per fare pressione su Europa e Stati Uniti.

La situazione suggerisce che le azioni dell’Iran sono incrementali e calcolate per fare pressione sui governi europei e sull’amministrazione Trump, piuttosto che per creare una bomba. In sostanza, l’Iran ha accumulato abbastanza esafluoruro di uranio per realizzare una singola arma nucleare.

Preoccupazioni che si riflettono anche sull’attuale politica estera dell’Italia. Recentemente, ad alzare il tono e ad evidenziare i pericoli per le nostre relazioni internazionali è stato l’Ambasciatore, già ministro degli Esteri, Giulio Terzi che ha ribadito: “Con un Paese che sta sviluppando un piano atomico clandestino ed è a un passo dalla bomba nucleare, i passati Governi italiani hanno anche avuto il coraggio di riattivare collaborazioni congiunte della nostra Marina militare con quella di Teheran, neanche fossimo stretti alleati! In ogni caso, mentre tutto ciò accade, Luigi Di Maio dà la caccia agli onorevoli M5S che non pagano le quote o si occupa dei dissidenti del Movimento”.

Il mondo, accomunato dalla crisi del coronavirus, potrebbe presto svegliarsi con l’emergere di una nuova crisi: quella del nucleare iraniano e le minacce all’Occidente e ad Israele da parte del regime fondamentalista e clericale.

Aggiornato il 11 marzo 2020 alle ore 13:06