L’Uzbekistan e la nuova cooperazione in Asia centrale

L’Uzbekistan è al centro del dibattito geopolitico dell’Asia centrale. L’emergenza sanitaria ha generato riflessioni importanti nella classe politica centroasiatica e la cooperazione diviene uno strumento essenziale per superare le emergenze dell’attualità. Fin dai primi giorni della neo-presidenza di Shavkat Mirziyoyev la visione politica uzbeka è stata quella di identificare gli interessi del Paese con quelli dell’Asia centrale. Una visione che trova compimento nella stesura di numerosi accordi, documenti e strategie comuni intraprese localmente. L’Asia centrale ha subito delle trasformazioni importanti negli ultimi anni e la cooperazione con i Paesi vicini è divenuta una priorità per gli attori geopolitici regionali. Le tendenze alla cooperazione sono osservate da numerosi analisti e interessano vari campi della vita sociale, dalla cultura alla politica, senza sottovalutare le opportunità economiche e umanitarie.

La crescita delle relazioni internazionali in Asia centrale trova spessore dai continui contatti tra i leader dei vari Paesi, dallo sviluppo dei volumi commerciali e dall’attuazione di grandi progetti comuni. In Italia le iniziative e gli eventi organizzati dall’Ambasciata dell’Uzbekistan, a Roma, hanno permesso di comprendere i passi che il Paese sta compiendo nel creare un clima favorevole agli investimenti. Opportunità anche per le imprese italiane che puntano a raggiungere traguardi importanti nel Centro Asia.

La necessità di convergenze e di sincronizzazione tra i sistemi educativi dei Paesi dell’Asia centrale con l’Europa è un altro aspetto della cooperazione degli ultimi mesi. La recente Dichiarazione di Turkistan ha permesso ad alcuni ministri di sviluppare l’Area dell’Istruzione superiore dell’Asia centrale (Cahea) collegata e allineata con lo Spazio europeo dell’Istruzione superiore. Un momento storico, che avrà sicuramente riflessi positivi sulla cooperazione internazionale.

L’emergenza sanitaria e le conseguenti problematiche economiche globali hanno generato numerose riflessioni anche sull’approccio economico del sistema industriale del Centro Asia e sulla sostenibilità di tali processi. L’Asia centrale è una delle regioni più esposte all’aumento di temperature medie e al conseguente stress idrico. Ecosistemi fragili e ghiacciai come il Tuyuksu in Kazakhstan o il Fedchenko, il più grande al mondo fuori dalle regioni polari, nel territorio tagiko, si sono ritirati in meno di cinquant’anni generando un allarme per gli esperti.

Con l’aumento della variabilità dei flussi d’acqua a causa dello scioglimento dei ghiacciai si verificheranno sempre più frequenti interruzioni nella generazione di energia negli impianti idroelettrici. Se più acqua viene trattenuta a monte le risorse per l’irrigazione nei Paesi diminuisce sensibilmente. Durante il 2019 si sono tenute numerose conferenze per sostenere la riforma del settore idrico in tutti i Paesi della regione, come quella svoltasi il 12 luglio del 2019 in Tajikistan. Al centro dei vari dibattiti ritroviamo la gestione multilaterale delle risorse, fondamentale nell’area dopo le tensioni nate dalla costruzione della diga Rogun in Tajikistan, che potrebbe influenzare la capacità del fiume Amu Darya e i prelievi idrici in Uzbekistan e Turkmenistan. Una cooperazione che si estende a numerosi aspetti economici, infrastrutturali e delle tematiche climatiche e che vede un particolare attivismo dell’Uzbekistan nel voler intraprendere sinergie commerciali. La recente apertura di uno stabilimento tessile in Kazakistan con la produzione congiunta di elettrodomestici in Tagikistan e Kirghizistan e le progettualità comuni per approfondire la cooperazione in tema di tutela, sfruttamento e utilizzo delle risorse idriche ha generato un gruppo di lavoro comune tra le autorità idriche e alcune realtà infrastrutturali di Uzbekistan, Kazakistan e Tajikistan.

Una cooperazione economica che sta generando interessanti prospettive economiche per l’Uzbekistan che nel 2019 registrava un volume degli investimenti esteri diretti di 4,2 miliardi di dollari con un aumentato di 3,7 volte rispetto al 2018. La quota degli investimenti sul Pil ha raggiunto il 37 per cento. La crescita economica è stata del 5,6 per cento, la produzione industriale è cresciuta del 6,6 per cento, le esportazioni del 28 per cento, le riserve in oro e in valuta estera sono aumentate di 2,2 miliardi di dollari raggiungendo i 28,6 miliardi di dollari.

Comprendere l’entità della sfida centroasiatica significa in primo luogo rendersi conto della singolarità della geopolitica regionale e delle nuove opportunità che la regione può implementare, sviluppare e intraprendere nei confronti dell’Europa.

Aggiornato il 06 luglio 2021 alle ore 10:01