Spionaggio: un gioco delle parti sul “palcoscenico” marocchino

“Eurafrica” e Vicino e Medio Oriente sono da giorni al centro di una tempesta mediatica per l’ennesimo caso “Pegasus”, che vede affastellarsi, intorno a questo noto “rituale” spionistico, una serie di notizie e nomi “semisegreti” che rendono gli effetti del “Progetto P. (Pegasus)” ancora più confusi. Il motore di questa inchiesta giornalistica, sviluppata su scala internazionale, è mosso da Amnesty International e da Forbidden Stories, che è un consorzio formato da 17 media internazionali, tra questi Washington post, The Guardian, Le Monde e un numero imprecisato di giornalisti, sicuramente oltre un centinaio. Lo spy software Pegasus, sviluppato da Nso, che è una nota società di sicurezza informatica israeliana, permettendo l’accesso in incognito a telefoni cellulari, sia iPhone che Android, scruta sms, foto, e-mail, dati inseriti negli apparecchi, registra i contatti vocali attivando autonomamente il microfono e traccia i movimenti dell’utilizzatore dell’apparecchio. Questa operazione di spionaggio ha esplorato i dati di “interessanti soggetti”, rivelando i “segreti” ed i movimenti di circa 50mila persone.

In questo contesto dove la segretezza, la finta segretezza e l’ambiguità rappresentano il retroterra naturale, il Marocco, pare cliente della Nso, viene accusato di aver utilizzato il software spia Pegasus per un controllo capillare di almeno 10mila persone, tra giornalisti, avvocati, politici, imprenditori e faccendieri internazionali, i cui dati sembra siano ora in mano ai servizi segreti marocchini. Il Governo marocchino ha smentito ogni tipo di contratto con la società israeliana Nso, e per risposta a queste accuse ha avviato una serie di azioni legali, tutte in Francia, contro i media che hanno pubblicato e denunciato il caso di spionaggio; le azioni legali si basano soprattutto su procedimenti per diffamazione, sebbene la loro ammissibilità sia discutibile.

Solo alcuni giorni fa, il 22 luglio, il Marocco ha avviato un primo procedimento per diffamazione contro le Ong Amnesty e Forbidden Stories, le due organizzazioni che hanno reso noto l’elenco dei numeri di telefono controllati dai clienti fruitori di Pegasus, quindi anche il Marocco. Infatti mercoledì 28 luglio l’avvocato del Regno del Marocco, Olivier Baratelli, ha dichiarato all’Afp (Agence France Press) di aver emesso quattro citazioni dirette per diffamazione.

Le accuse per diffamazione sono state indirizzate a Jérôme Fenoglio, direttore del quotidiano francese Le Monde, che, come detto, fa parte del consorzio dei 17 media internazionali che hanno rivelato lo scandalo; inoltre l’avvocato del Ministro degli Interni marocchino Abdelouafi Laftit, Rodolphe Bosselut, ha presentato mercoledì a Parigi una denuncia per calunnia contro Mediapart e il suo direttore Edwy Plenel; un’altra accusa è arrivata a Radio France, anch’essa membro del consorzio. Una prima udienza è fissata per il 15 ottobre davanti alla camera deputata a trattare la giurisprudenza sul diritto di stampa, ma se mai si potrà svolgere un processo, non si dovrebbe tenere prima di almeno due anni.

Come si sa il “Pianeta Stampa”, in una visione globale, è molto articolato, soprattutto dal punto di vista normativo, infatti tali procedimenti accusatori si andranno a scontrare con la recente giurisprudenza della Corte di Cassazione francese, già adita dal Marocco dopo diversi rigetti delle sue censure, infatti la Corte con Sentenza n° 644 del 10 maggio 2019, ha statuito che uno Stato non può avviare un procedimento per diffamazione pubblica con caratteristiche di “privato” ai sensi della legge sulla libertà di stampa. Tuttavia al di là delle querelle tra diritto di stampa e diritto alla privacy, è evidente che in una globalizzazione dell’informazione sarà sempre più difficile sfuggire a sistemi di controllo che penetrano la riservatezza dell’individuo, e Pegasus, che a tutti gli effetti un “arma digitale” nata per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata, non è altro che la punta dell’iceberg.

L’inchiesta infatti parla di “sorveglianza di massa”, di “violazioni ripetute dei diritti umani” e di “un sistema di spionaggio globale”; ma quello che appare singolare è che tutti sono al corrente che esiste un sofisticato sistema di spionaggio, non solo Pegasus, e che quasi tutti gli attori, politici, giornalisti, sevizi di intelligence e comparse varie, sanno chi spia chi; ma nonostante questo “il gioco delle parti” viene replicato continuamente su questo ormai banale e monotono palcoscenico geo-spionistico.

Aggiornato il 02 agosto 2021 alle ore 09:37