Wagner in Africa: la “zona grigia” della politica internazionale

lunedì 10 gennaio 2022


Da quando i mercenari Wagner hanno assunto il ruolo di protettori del Mali, questa nazione si sta trasformando in un Far West della politica internazionale. Tale situazione si è creata, e si sta creando, anche in molti altri Stati africani e del vicino Oriente, dove i ruoli di chi governa si confondono con quelli di chi li combatte. Infatti, gli “autocrati” di turno, usando gruppi armati mercenari come intermediari con la collettività, assumono atteggiamenti banditeschi, mentre le varie bande sovversive si comportano come fossero governanti; lo Stato islamico nel Grande Sahara o l’Isis insegnano.

In Mali la situazione sta assumendo una criticità tale che non è difficile fare emergere alla memoria, senza troppo pessimismo, quanto accaduto a Saigon nel 1975, o a Kabul nel 2021, questo toccherà forse anche a Bamako? Dovrà essere fatta anche nella capitale maliana, una evacuazione d’urgenza dei diplomatici delle ambasciate straniere? Dando uno sguardo globale all’Africa, è chiaro che la crescente presenza dei mercenari Wagner russi, sempre meglio accolti negli ambiti dove vige una endemica crisi politica o un endemico rischio jihadista, determina uno sbilanciamento delle relazioni diplomatiche a livello internazionale.

La presenza dei Wagner, ma potremmo dire la presenza di Mosca, va a inserirsi in un contesto di debolezze politiche, di leggi improvvisate, e di conseguenza nel loro rifiuto, ma soprattutto nella incapacità dei governanti di farle applicare e rispettare. Inoltre, anche i conflitti stanno subendo delle mutazioni. Infatti, chi sta al Governo, o chi vorrebbe andarci instaurando nuove forme di Stato, magari con caratteristiche jihadiste, oltre alle tradizionali battaglie combattute negli usuali ambiti, mare, aria, terra, si aggiungono quelle, oggi più “scivolose e impalpabili”, che coinvolgono i social network e l’informazione manipolati nella fatale sfera d’azione del cyberspazio. L’utilizzo di mercenari organici agli eserciti regolari, e la fusione delle tradizionali modalità di conflitto con queste ultime, portano gli Stati su un binario di facile impunità di azione, dove chi governa può negare la responsabilità di uno scempio, la così detta “negabilità plausibile” o anche utilizzare con disinvoltura la forza, ma anche agire contrariamente a una azione già compita, appunto la reversibilità di una condotta.

Si creano delle zone grigie, sia all’interno degli Stati dove si applicano dette “modalità”, sia a livello internazionale dove gli Stati occidentali faticano a controllare tali andamenti. È in questi contesti confusi che spesso l’Occidente irrompe con azioni sproporzionate, in termini di impatti diplomatici, finanziari, costi, ma oggi soprattutto reputazione. E sul ricordo del retaggio storico di un colonialismo, in cui tutto era permesso, e in un post-colonialismo, nel quale quasi tutto è permesso, che si infrangono le “capacità intermedie”, che causano la logica binaria del “tutto o niente”; e oggi è più spesso il nulla o il poco che prevale. Si superano così i limiti del concetto di performance senza etica, addebitata ai Wagner e l’etica senza performance in cui, oggi, si stanno impantanando varie strategie internazionali.

Chi rappresentano oggi i Wagner? Senza dubbio assomigliano ai grandi raggruppamenti di mercenari tardomedievali e moderni, che al soldo di chi paga di più, in questo caso la Russia, ma nella fattispecie gli Stati africani che li ingaggiano, integrano i propri stipendi – da mille a tremila dollari mensili – con il tradizionale e tacitamente accettato saccheggio ai danni di qualsiasi popolazione o villaggio che attraversano. Tali manifestazioni si conclamano oggi anche nella Repubblica Centrafricana, dove molte atrocità non possono essere attribuite alla volontà del Governo, né tantomeno ai Wagner che sono assoldati dal Governo medesimo. Tuttavia, le violenze e i drammi che via via si scoprono, non sono dissimili a quelli effettuati in Europa e in Medio Oriente, da quella massa di mercenari che operavano o sotto il simbolo della Croce, come le Compagnie di ventura italiane e francesi, o le Guardie svizzere o i Lanzichenecchi, o sotto il simbolo della Mezza Luna, come i cristiani Banū Farkhān, meglio conosciuti come Farfan. La realtà è che nel 2021 sono stati trovati, in Centrafrica, 20 civili assassinati nello spazio esterno della moschea Bambari, corpi trucidati a Kaga-Bandoro, decine di civili torturati e uccisi, solo per citare alcuni fatti.

I Wagner sono accusati dall’Ong The Sentry, di crimini di guerra, mentre le Nazioni Unite hanno espresso solamente la loro preoccupazione. Va detto che dal punto di vista giuridico, il ruolo dei mercenari non ricade nei regolamenti del Diritto bellico internazionale, ma è solo menzionato nell’articolo 47 del Protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 1977. Detto articolo dettaglia che il mercenario non ha diritto allo status di combattente, né al riconoscimento di prigioniero di guerra. Descrivendo poi le regole che definiscono il moderno mercenario.

Ma i mercenari, che non sono solo Wagner russi o Wagner sudanesi o ciadiani, ma sono anche ex (se si potranno mai chiamare ex) jihadisti siriani filo-turchi, sono ormai endemici alle organizzazioni militari di molti Stati, sia come forza combattente che come addestratori. Ed è proprio questo il punto più debole della diplomazia internazionale che vede le varie forme del Potere amalgamati all’interno di Stati che vorrebbero controllare, in una “zona grigia” dove aleggiano, sopra i mercenari, Stati e Potenze anche nucleari.


di Fabio Marco Fabbri