La Cina rischia di far saltare l’economia di Taiwan

Mentre il Partito comunista cinese attacca le democrazie, Washington non può consentire a Pechino di assimilare una delle principali patrie dei produttori di chip del mondo. Xi Jinping non sembra farsi scoraggiare dalla prospettiva di perdere la società Tsmc, l’innovativa e ultramoderna industria dei semiconduttori di Taiwan, che rischia di sparire nel caso di un’invasione dell’isola da parte delle autorità di Pechino. L’isola di Taiwan è di gran lunga tra le produttrici mondiali più avanzate nello sviluppo e vendita dei semiconduttori e la Tsmc, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, produce più della metà dei chip del pianeta e circa il 90 per cento dei processori avanzati per i sistemi elettronici del mercato mondiale. Tsmc e Samsung Electronics sono le uniche aziende in grado di produrre chip a cinque nanometri, i più avanzati presenti al mondo. Attualmente, Taiwan produce il 63 per cento dei semiconduttori contro il 12 per cento degli Stati Uniti e il 16 per cento della Cina.

Se Tsmc dovesse finire nelle mani cinesi, i partner occidentali sarebbero in grosse difficoltà poiché le istituzioni di Pechino potrebbero ricattare e utilizzare la tecnologia dei governi occidentali per proprio tornaconto, avendo praticamente il totale controllo e l’accesso all’industria dei semiconduttori di tutto il mondo. Il Partito comunista cinese ha più volte dichiarato di voler riunificare Taiwan con la Cina e negli ultimi mesi sono aumentate le manovre militari nel Mar Cinese meridionale. La comunità internazionale e il mondo occidentale continuano a registrare tali episodi come provocazioni ma gli indizi di un’imminente invasione dell’isola sembrano essere sempre più chiari. La situazione a Taiwan, le problematiche logistiche internazionali, la crisi dei microprocessori e l’arroganza di Pechino stanno spingendo sia gli Stati Uniti che l’Unione europea a nuovi piani legislativi ed economici che dovrebbero ridurre la dipendenza dai produttori asiatici e spingere verso la crescita di una propria “sovranità digitale”.

L’Europa dipende dall’Asia per la sua fornitura di semiconduttori. L’arretratezza tecnologica nei confronti delle aziende asiatiche è enorme e attualmente preservare Taiwan dall’attacco cinese vuol dire continuare ad avere un controllo globale del mercato dei semiconduttori, svolto in sicurezza e senza le preoccupazioni dello spionaggio industriale. La soppressione della libertà economica e commerciale di Taiwan da parte della Cina non solo farebbe saltare i meccanismi economici dell’isola ma genererebbe ulteriori problemi all’economia e alle catene di approvvigionamento della filiera dell’elettronica e dell’informatica in tutto il mondo.

Aggiornato il 17 febbraio 2022 alle ore 10:49