Le bugie di Putin pubblicamente smentite dalle istituzioni russe

L’aggressione russa all’Ucraina continua e le notizie provenienti da Mosca sono estremamente preoccupanti. “Sappiamo che Vladimir Putin non si fermerà a Kiev, così come non si è fermato in Crimea. Le tattiche che ha affinato in Siria sono state attuate in Europa” e “le nostre sanzioni devono continuare a colpirlo forte e ferirlo”, ha ribadito la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, rivolgendosi ai leader europei durante il vertice informale svoltosi a Versailles. Putin continua a raccontare la favola della denazificazione lampo, la nota “operazione speciale”, mentre tutto il mondo è oramai consapevole e a conoscenza della tragedia umanitaria scaturita dalla guerra. Che vi siano problemi enormi interni è facile da intuire in quanto in Russia capita che Vladimir Putin sia smentito dal suo ministro della Difesa in merito ai militari inviati per l’invasione dell’Ucraina.

Il ministero della Difesa russo ha confermato che i soldati di leva, i classici militari russi, sono stati coinvolti nell’invasione dell’Ucraina già dal primo giorno di conflitto e che alcuni di loro siano stati fatti prigionieri dalle forze ucraine. Vladimir Putin aveva insistito, anche con discorsi pubblici, nel dichiarare che i soldati di leva non facevano parte del denominato “assalto speciale”. “Non invierò riservisti e militari di leva in Ucraina. Voglio sottolineare che i coscritti non partecipano e non prenderanno parte alle ostilità e che non ci saranno convocazioni per i riservisti. Solo il personale militare professionista può risolvere i compiti assegnati”, aveva recentemente dichiarato Putin in un video messaggio per la Giornata della Donna pubblicato dal Cremlino. Igor Konashenkov, portavoce del ministro della Difesa russa, ha radicalmente smentito tale narrazione, diffusa da Vladimir Putin davanti alle telecamere, ribadendo che “sul campo ci sono anche tutti quei giovani che stavano svolgendo il classico servizio militare obbligatorio previsto per tutti i cittadini uomini tra i 18 e i 27 anni”.

Una guerra nata e proseguita con la diffusione di fake news e attacchi cyber commissionati da Mosca. L’offensiva russa è stata formalmente giustificata in diretta tv da Vladimir Putin con l’esigenza di “difendere le persone che sono state vittime degli abusi e del genocidio del regime di Kyiv” e di “demilitarizzare e denazificare l’Ucraina”. Il riferimento è stato in primo luogo alla situazione nel Donbass, regione che comprende le repubbliche separatiste russe di Donetsk e Lugansk, inglobate illegalmente durante la crisi tra Russia e Ucraina del 2014 e riconosciute unilateralmente da Putin lo scorso 21 febbraio 2022. Intanto, salgono a oltre 2,3 milioni le persone che hanno lasciato l’Ucraina dall’invasione russa. E di queste, oltre un milione sono bambini, come denunciato dall’organizzazione Save the Children. I cinque Paesi confinanti sono quelli più esposti alla migrazione forzata: in Polonia si contano ben 1,5 milioni di ingressi e 320mila in Romania. Putin va rovesciato per il bene dell’Europa, della verità e per i diritti e la libertà del popolo ucraino.

Aggiornato il 11 marzo 2022 alle ore 11:29