Wagner: così i detenuti russi guadagnano la libertà

L’ufficiale prussiano Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz, teorico del significato e di come si conduce uno scontro armato, nel suo “Vom Kriege” (“Della Guerra”) del 1832 sostiene anche che il conflitto bellico “è l’uso illimitato della forza bruta”. Un concetto all’apparenza ovvio ma, se analizzato con attenzione, rivela quanto la guerra in Ucraina ancora non abbia raggiunto tale parametro. Senza dubbio, la “forza bruta” è quotidianamente messa in atto, ma formalmente il suo “uso illimitato” non è stato ancora raggiunto. È possibile che adesso il suo utilizzo smisurato possa ravvisarsi sull’impiego dell’ordigno nucleare. Però, come sostengo da tempo, lo ritengo assolutamente improbabile a causa degli inimmaginabili effetti devastanti – a livello continentale – causati dall’esplosione di migliaia di bombe atomiche lanciate da ambo le parti.

Tuttavia, in ogni branca dellattività bellica si tende a sfruttare il massimo della disponibilità delle armi reperibili: così scorgiamo che l’utilizzo dei droni tattici è ad altissimo livello; l’uso dei missili si sta avviando verso offensività estreme; i carri armati occidentali saranno il massimo della tecnologia d’attacco che verrà messo in campo. Una particolare attenzione va data pure alle truppe di terra. L’esercito russo si appoggia molto anche sui noti Wagner, gruppi mercenari al soldo di Vladimir Putin ma guidati dal potentissimo padrone Evgueni Viktorovitch Prigojine. In queste spietate milizie vengono arruolati strateghi della guerra con professionalità elevata, molto apprezzati anche in vari Stati africani, ma che rappresentano soprattutto la sintesi dei più feroci combattenti, tanto che gli ultimi successi russi sono ottenuti proprio per merito di questi prezzolati.

Ma un’altra tipologia di reclutati meno noti infoltisce le fila di queste truppe: quella dei detenuti e degli ergastolani. Il quotidiano russo Комсомольская правда, Komsomolskaya Pravda, la settimana scorsa ha ufficialmente riabilitato i prigionieri, titolando così un suo articolo di apertura: “Il sangue merita il perdono”. Ora, i prigionieri russi che hanno fatto un contratto con i Wagner, oltre che diventare gli eroi “dell’operazione speciale”, guadagnano anche la loro libertà. Infatti, in un’intervista a un detenuto “libero”, pubblicata su Komsomolskaya Pravda, si concretizza il guadagno ottenuto con la sottoscrizione del “contratto di guerra” con i Wagner: sei mesi come carne da cannone contro dodici anni in una orrenda carcere russa.

Ma Evgueni Prigojine va oltre. La settimana scorsa ha mostrato su Telegram chi si è liberato dal giogo dell’ergastolo. Ossia un ex detenuto autore di quattro omicidi perpetrati in famiglia: ambo i suoi genitori e i suoi due figli adolescenti, tutti martoriati ad accettate. L’omicida ha superato indenne i suoi mesi al fronte e ora vaga libero. Poco rassicurante questo processo di “ricostruzione del profilo”, se si considera lo stato mentale dell’autore degli omicidi, che dopo l’esperienza al fronte sicuramente non è migliorato.

Ma sempre su Komsomolskaya Pravda si legge di carcerati di lunga data, sessantenni, apprezzati per la loro temerarietà e forza: terminato “eroicamente” il loro contratto con i Wagner, alcuni anche con gravi ferite, hanno chiesto di restare sulla linea principale del “tritacarne”. Insomma, un esercito quello dei Wagner dove ladri, assassini, violenti e disperati vari pagano con il sangue dato al fronte il loro debito con la società. E con la galera. Il mercenario di professione – cinico, spietato e senza scrupoli – rappresenta il massimo dell’etica in questo contesto.

Ma ogni guerra ha le sue regole nonostante “Ginevra” e convenzioni varie. Eppure, il padrone dei Wagner, Prigojine, da tempo è sotto le critiche mosse da alcune fette della società e dell’esercito. Infatti, gli ex prigionieri che hanno risolto, restando vivi, il loro contratto con Wagner stanno progressivamente rientrando in Patria. Proprio questi inquietanti ritorni sono sotto i riflettori a causa del modus operandi di Prigojine, che insiste su questa modalità di arruolamento. Già in autunno Prigojine aveva fatto presente – a chi criticava il suo operato – che “a chi non piace che mercenari e prigionieri vadano a combattere, che mandino allora i propri figli al macello”. Ma i Wagner non sono solo una questione russa. Alcuni giorni fa Aleksandar Vucic, populista presidente della Serbia, ha accusato rabbiosamente Prigojine per aver cercato di arruolare serbi per il fronte ucraino. Il “caso” è esploso due settimane fa, quando sul canale filorusso Rt Balkan veniva mostrato un video dove erano presentati soldati serbi che combattevano al fianco dei mercenari Wagner e dei soldati russi presenti in Ucraina. Vucic ha accusato che dietro al tema del video veniva mascherato un annuncio di reclutamento, in Serbia illegale, che forniva le indicazioni necessarie per raggiungere i Wagner nel Paese ucraino.

Un’inconsueta esternazione antirussa di un Paese europeo considerato come uno dei più favorevoli a Vladimir Putin. Ricordando il detto “in guerra ed in amore tutto è lecito”, anche se non legale.

Aggiornato il 10 febbraio 2023 alle ore 11:03