“Il velo islamico è come il muro di Berlino, abbattiamolo e cadranno gli ayatollah”

giovedì 23 febbraio 2023


Lo scorso martedì 21 febbraio, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato, la Fondazione Luigi Einaudi ha organizzato la conferenza “Donne, Libertà, Diritti Umani in Iran”. L’iniziativa, promossa dalla senatrice (FdI) Antonella Zedda, ha visto la partecipazione straordinaria di Masih Alinejad e Hamed Esmaelion: entrambi considerati una minaccia dal regime della Repubblica islamica iraniana in nome del loro attivismo.

Alinejad è famosa per la sua lotta per i diritti delle donne iraniane: la sua battaglia contro il velo obbligatorio è iniziata ben prima delle proteste scoppiate con la morte di Mahsa Amini. Infatti è esule negli Stati Uniti dal 2009. Esmaelion è il portavoce del volo 752AFV Teheran/Kiev, caduto per mano dei Pasdaran l’8 gennaio 2020, subito dopo il decollo, in cui si contarono 170 vittime compreso l’equipaggio.

I due attivisti, prima della tappa italiana, hanno partecipato a Bruxelles alla marcia di circa 30mila persone per chiedere all’Europa di inserire l’Irgc (sigla internazionale che indica i Pasdaran) nella lista delle organizzazioni terroristiche europee, cosa già avvenuta negli Stati Uniti.

Sono arrivati a Roma per incontrare gli iraniani della diaspora e chiedere sostegno all’Italia sui diritti umani e sulle azioni da intraprendere contro Teheran anche in Europa: “Non chiediamo molto all’Italia, solo di stare dalla parte giusta della storia, chiedo all’opinione pubblica italiana di pensare che una delle rivoluzioni più progressiste del mondo è in atto ora in Iran: donne, adolescenti, uomini innocenti vengono uccisi ingiustamente dal proprio governo, se non sosterrete queste sorelle dovrete affrontare questi terroristi sul suolo italiano, sul suolo europeo”, ha detto Alinejad.

Intervistata dai Rainews, Masih Alinejad ha dichiarato: “Il velo islamico obbligatorio è come il muro di Berlino, se riusciamo ad abbattere questo muro la Repubblica islamica dell’Iran non esisterà più, credo che il velo sia uno dei pilastri principali della dittatura religiosa e che questa rivoluzione guidata dalle donne e sostenuta dagli uomini, sia andata oltre l’hijab”. E ancora: “Dico di no all’apartheid di genere voluto da questo regime perché le donne sono stufe di sentirsi dire cosa indossare e quale stile di vita adottare, questo è il XXI secolo e le donne vogliono decidere sul proprio corpo”.

Masih lancia anche un appello sulle divergenze interne iraniane: “È necessario che tutti i gruppi di iraniani in protesta oggi siano uniti contro il nemico comune che è la Repubblica islamica dell’Iran. E per questo dico unitevi, stiamo insieme, battiamoci per la democrazia, cerchiamo di salvare anche il resto mondo da uno dei virus più pericolosi al mondo e cioè l’ideologia islamica, non mi riferisco solo alle donne iraniane ma anche alle afghane, non posso credere che le donne vengano uccise in Iran e che vengano cacciate dalle scuole in Afghanistan”. L’invito finale è di creare un movimento che sia d’esempio “per i leader dei Paesi democratici, organizziamoci, si crei una marcia internazionale per le donne, dobbiamo essere uniti e isolare la Repubblica islamica così come è stato fatto per Vladimir Putin”.

Secondo Hamed Esmaelion è molto importante che la “Holy guard” venga inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche “perché è questo che sono, terroristi, è la loro vera natura”. Le ragioni principali che impedirebbero l’inserimento dei Pasdaran nella lista sarebbero di natura economica e politica: “Alcuni Paesi hanno buone relazioni con l’attuale governo iraniano e probabilmente il cambio di regime spaventa alcuni leader europei, ma noi siamo qui per dire che queste non sono paure reali, gli iraniani sanno benissimo ciò che vogliono e ciò che non vogliono, dopo 115 anni per la lotto per la Democrazia ora è il momento per ottenerla”. Secondo l’attivista il nostro Paese potrebbe fare la sua parte: “L’Italia potrebbe inserire i Pasdaran in questa lista, anche con l’espulsione dell’Ambasciatore iraniano a Roma e di tutti gli oligarchi dell’Iran”.

Le parole della senatrice Antonella Zedda, purtroppo, non hanno risuonato quanto avrebbero dovuto: “Accogliamo la sofferenza del popolo iraniano cui due importanti rappresentanti sono in Italia per cercare di risolvere il grave problema legato ai diritti delle donne e in generale a quelli umani nel loro Paese. Non è un tema di parte, non è un tema solo religioso e non riguarda solo le donne”.

E aggiungiamo noi: non è un tema che può o dovrebbe subire una strumentalizzazione partitica.


di Claudia Diaconale