Israele verso la sospensione della riforma Giustizia

In Israele i manifestanti fanno sul serio. Le proteste imperversano soprattutto a Gerusalemme, tanto che il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe comunicato agli alleati della coalizione di governo che intende sospendere la riforma giudiziaria. È l’emittente pubblica israeliana, L’Israeli public broadcasting corporation – conosciuta anche come Kan – a dare la notizia. Sembrerebbe che il “fermi tutti” sia stato portato avanti dal ministro della Giustizia Yariv Gideon Levin, che avrebbe riconosciuto che “non c’è altra scelta”. Dopo aver minacciato le dimissioni, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha detto di essere disponibile a rinviare la riforma alla ripresa della Knesset, dopo la Pasqua ebraica. Tutto ciò, a patto che venga subito formata una Guardia nazionale sotto la guida dello stesso Gvir.

Netanyahu si è appellato alla Nazione, in particolare a coloro che sono scesi in piazza. “Invito tutti i manifestanti a Gerusalemme, di destra e di sinistra, a comportarsi in modo responsabile e a non agire con violenza. Siamo fratelli”. Così, in un tweet, il primo ministro. Intanto, la polizia sta ricevendo rinforzi nella città dei tre monoteismi, mettendo in campo diversi agenti per scongiurare e disincentivare scontri tra sostenitori e oppositori della riforma della giustizia. “Permetteremo la libertà di manifestazione, non tollereremo violenze e disordini”, ha fatto sapere un funzionario.

Dopo una lunga notte di proteste, seguite al licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant – detrattore della riforma – il primo ministro Netanyahu sembrerebbe intrappolato fra l’opposizione e i suoi ministri che spingono affinché la riforma sia fatta. Intanto, centinaia di manifestanti si trovano fuori dal Parlamento israeliano, persone che sventolano la bandiera nazionale e inneggiano alla democrazia, ma sono attesi nelle prossime ore gli alcuni esponenti di destra estrema, e il clima potrebbe farsi incandescente. Nella zona, sono presenti in tenuta anti sommossa gli uomini della polizia di frontiera. Ora, tocca al premier sbrogliare la matassa.

Aggiornato il 07 novembre 2023 alle ore 16:02