Le oasi del Marocco e la tutela del patrimonio liquido

Numerosi turisti ed esperti di patrimonio idraulico guardano con estremo interesse alle oasi pre-sahariane, che riservano ad ogni viaggiatore uno spettacolo di colori ed atmosfere del tutto particolari. Ubicate al di là dell’Alto Atlante, appena terminata l’infinita sequenza di curve e da qui al deserto del Sahara, si estendono le bellissime oasi di questa regione che attirano l’interesse di turisti e ricercatori.

Le oasi fanno parte della ricchezza naturale del Marocco. Con una superficie di 77mila km2, la regione di Tafilalet, nel sud del paese, ospita la più grande oasi del mondo. Questo gruppo di oasi, situate nelle valli inferiori dei wadi Ziz e Ghéris, sono diffuse nelle città di Erfoud e Rissani.

Queste oasi sperdute nel deserto sono attraversate dagli wadi Ziz e si estendono su una ventina di comuni della regione, distribuiti tra le città di Rissani e Erfoud. L’attenzione internazionale degli esperti sulle oasi del Marocco emerge con il prossimo meeting internazionale dedicato alla crescita sostenibile e allo sviluppo economico che le oasi possono innescare. L’incontro internazionale, che registra la presenza di autorevoli scienziati di varie istituzioni internazionali, rappresenta il risultato positivo del lavoro dell’Association Oasis Ferkla pour l’Environnement et le Patrimoine (Aofep) e dell’Université Moulay Ismail. L’evento è organizzato in collaborazione con la Rete Globale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco, con il sostegno del Museo per la civiltà dell’acqua “Mohammed VI” e l’Organizzazione Géoressources- Géoenvironnement Patrimoine Géologique et Oasien (Ggpgo).

L’obiettivo degli esperti è quello di comprendere, approfondire e diffondere l’innovazione tecnologica e il patrimonio culturale immateriale che caratterizza le tecnologie idrauliche ancestrali. Queste “innovazioni” sono il frutto del sapere e delle tradizioni delle comunità locali che affrontano il cambiamento climatico adattando al contesto geografico territoriale le tecniche ancestrali idrauliche con il rispetto della natura, attraverso tecniche che non richiedono tecnologie invasive e impattanti per l’ecosistema.

L’incontro internazionale, che si svolgerà dal 20 al 22 novembre presso Errachidia, diviene un appuntamento centrale anche per l’Unesco. Tale incontro rappresenta un passo importante per la creazione del primo Ecomuseo delle Oasi, promosso dall’Unesco e fortemente voluto dalla Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’Unesco, con l’obiettivo di valorizzare le antiche tecniche di tutela delle oasi e promuovere le tradizioni locali delle popolazioni desertiche.

Le oasi sono quasi sempre delicatissime e sofisticatissime opere antropiche, frutto dell’ingegno e della passione di un’eredità culturale consapevole, innovativa e sostenibile della storia dell’uomo. Grazie allo sfruttamento del fenomeno della condensa, tramite l’applicazione di opere di ingegneria idraulica, possiamo comprendere e ammirare il funzionamento di un sistema di piccole gallerie sotterranee drenanti, dalle quali sgorga l’acqua senza che ci sia una sorgente primaria all’inizio della fitta rete di tunnel sotterranei.

Aggiornato il 03 novembre 2023 alle ore 11:18