I cristiani preferiscono vivere in Israele e non sotto il controllo dell’Autorità Palestinese

Lo stesso giorno in cui il conduttore televisivo americano Tucker Carlson ha intervistato un pastore luterano di Betlemme che accusava falsamente Israele di maltrattare i cristiani, l’Università israeliana di Haifa ha annunciato la nomina a rettrice della professoressa Mona Maron. Cristiana maronita del villaggio di Isfiya, vicino ad Haifa, Maron è stata un alfiere dell’integrazione e del progresso delle donne nelle scienze, in particolare all’interno della comunità araba. È stata la prima donna araba del suo villaggio a conseguire un dottorato e la prima professoressa araba di neuroscienze in Israele.

“Sono grata per la fiducia che ho ricevuto dai membri del Senato dell’Università e non vedo l’ora di assumere l’incarico ha detto la Maron L’Università di Haifa è innanzitutto una casa per me. Una casa che mi ha accolto tra le sue fila più di 30 anni fa, come studentessa universitaria, poi come docente nel dipartimento di neurobiologia e ora con il ruolo di rettrice”.

A differenza della Maron, il pastore luterano Munther Isaac non vive in Israele e non è cittadino israeliano. Isaac vive e lavora nella città di Betlemme, in Cisgiordania, che negli ultimi tre decenni è sotto il controllo dell’Autorità Palestinese (Ap). Tuttavia, il fatto che Isaac non viva in Israele non ha impedito a Carlson di fornirgli una tribuna per inondare Israele di odio.

Nel 1948, i cristiani costituivano l’85 per cento della popolazione di Betlemme. Sotto l’occupazione giordana tra il 1948 e il 1967, la quota di cristiani scese al 40 per cento. Israele in seguito assunse il controllo di Betlemme dal 1967 al 1995. Nel 1993, i cristiani della città passarono dal 40 al 65 per cento. Da quando l’Autorità Palestinese ha assunto il controllo di Betlemme nel 1995, la percentuale cristiana della popolazione è crollata fino a toccare l’attuale 12 per cento.

Al contrario, la popolazione cristiana in Israele è aumentata nel corso degli ultimi anni. Secondo l’Ufficio ventrale di statistica israeliano (Cbs), in Israele vivono circa 187.900 cristiani, pari all’1,9 per cento della popolazione. Nel 2021, la popolazione cristiana è cresciuta dell’1,4 per cento attestandosi a 182mila unità, e nel 2022 è stato registrato un tasso di crescita di circa il 2 per cento (185mila cristiani), secondo la Cbs. Ciò contrasta non solo con Betlemme, ma con la maggior parte dei Paesi del Medio Oriente, dove le popolazioni cristiane stanno diminuendo a causa del “raccapricciante aumento” della persecuzione dei cristiani, secondo l’organizzazione Open Doors (Porte aperte), che pubblica una “World Watch List” dei luoghi dove i cristiani subiscono livelli molto elevati o estremi di persecuzione e discriminazione a causa della loro fede religiosa. Tra i primi 50 Paesi in cui i cristiani sono stati perseguitati nel 2023 c’erano Yemen, Libia, Iran, Afghanistan, Iraq, Marocco, Qatar, Egitto, Turchia e altri Paesi del Medio Oriente e a maggioranza musulmana. Israele, va da sé, non era nella lista.

Secondo Open Doors: “Oltre 365 milioni cristiani (un cristiano su sette) sperimentano alti livelli di persecuzione a causa della loro fede e la persecuzione sta diventando pericolosamente violenta nei Paesi della World Watch List. Gli attacchi contro le chiese e le proprietà cristiane sono cresciuti spaventosamente nel 2023, poiché sempre più cristiani hanno denunciato attacchi violenti”.

L’anno scorso, ha rivelato l’organizzazione, 4.998 cristiani sono stati assassinati in diversi Paesi del mondo. La Nigeria rimane il luogo più mortale per seguire Gesù: lì è avvenuto l’82 per cento degli omicidi. Inoltre, lo scorso anno sono state attaccate 14.766 chiese e proprietà cristiane, soprattutto in India, Cina, Nigeria, Nicaragua ed Etiopia.

Nonostante questi dati preoccupanti, Carlson, nella sua intervista al pastore luterano di Betlemme, ha scelto di prendere di mira Israele, l’unico Paese del Medio Oriente dove i cristiani si sentono sicuri e dove il loro numero aumenta ogni anno. Carlson non si è preso la briga di chiedere al reverendo informazioni sui cristiani perseguitati in Egitto.

Il quotidiano britannico The Guardian riportava il 10 gennaio 2018: “In Egitto, i cristiani devono far fronte a livelli di persecuzione senza precedenti, con attacchi alle chiese e rapimenti di ragazze da parte di estremisti islamici intenzionati a costringerle a sposare uomini musulmani, afferma un report. L’anno scorso, l’Egitto ha scalato la classifica annuale delle persecuzioni contro i cristiani stilata dall’associazione benefica Open Doors. Secondo la sua World Watch List, la Corea del Nord è ancora il Paese più pericoloso al mondo in cui essere cristiani, e il Nepal ha avuto il maggiore incremento di persecuzioni. Ma l’Egitto, che ospita la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, è particolarmente preoccupante. Ufficialmente circa il 10 per cento dei 95 milioni di abitanti è cristiano, anche se molti credono che la cifra sia significativamente più alta”.

Carlson inoltre non si è preoccupato di chiedere informazioni sui cristiani della Siria, il cui numero è sceso da 1,5 milioni a 300mila. Il 18 novembre 2022, The Syrian Observer riportava: “Un report pubblicato dall’organizzazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che soffre ha rivelato che i cristiani in Siria stanno subendo più repressione e persecuzione oggi rispetto a quando lo Stato Islamico (Isis) aveva preso il controllo di vaste aree del Paese negli anni precedenti”.

Il direttore dell’organizzazione nei Paesi Bassi, Peter Broders, ha lamentato la recente e crescente persecuzione dei cristiani, dicendo: “Ciò che mi ha colpito di più è che i nostri fratelli cristiani in Medio Oriente (Siria, Palestina e Iraq), culla del Cristianesimo, ora soffrono molto più rispetto ai tempi dell’Isis”.

Ecco un’altra scomoda verità di cui Carlson e il pastore luterano Isaac non hanno discusso: la popolazione cristiana in Iraq è in costante calo da decenni, passando da circa 1,4 milioni nel 2003 a circa 250mila oggi. Monsignor Michale Najeeb di Mosul, Iraq, ha affermato che i cristiani nel Paese continuano a subire intimidazioni e violenze da parte delle milizie locali e che la maggior parte delle loro case, distrutte dall’Isis, restano un cumulo di rovine.

Se Carlson avesse davvero voluto conoscere la situazione dei cristiani in Israele, avrebbe dovuto intervistare cittadini cristiani di Israele, e non un pastore luterano che vive sotto l’Autorità Palestinese, la cui Legge fondamentale rileva che “l’Islam è la religione ufficiale. (...) I principi della sharia islamica rappresentano la principale fonte della legislazione”.

Carlson avrebbe potuto intervistare, ad esempio, Shadi Khalloul, un cristiano maronita che si definisce un “israeliano patriottico”. Ecco cosa ha detto dell’intervista di Carlson al leader luterano di Betlemme: “Sono un cristiano autoctono che vive in Israele che parla la lingua di Gesù Cristo. La maggior parte di noi 180mila cristiani israeliani preferisce vivere liberamente sotto Israele piuttosto che sotto un regime dell’Autorità islamica palestinese che controlla Betlemme. Israele ci dà la libertà mentre vivere sotto gli arabi è stato un genocidio per i cristiani in tutto il Medio Oriente. Tucker, la invito a visitare il nostro centro cristiano aramaico della Galilea. Non si lasci ingannare dai collaboratori di Satana”.

Piuttosto, Carlson ha preferito intervistare Isaac, il quale promuove da tempo menzogne su Israele e sul conflitto arabo-israeliano nei suoi ruoli di pastore della Chiesa evangelica luterana, di decano accademico del Bethlehem Bible College (un sedicente “collegio universitario cristiano evangelico palestinese” che promuove una “teologia cristiana palestinese”), e direttore del “Christ at the CheckpointConference, il famigerato luogo in cui vengono dette calunnie anti-israeliane in nome dell’amore cristiano, della giustizia e della pace.

Da molti anni, il Committee For Accuracy in Middle East Reporting and Analysis (Camera) denuncia la falsità degli insegnamenti di Isaac, così come le fallaci fondamenta storiche e teologiche della narrazione promossa dal Bethlehem Bible College e dal Christ at the Checkpoint. Esempi di tale documentazione possono essere visionati quiqui e qui. “Alla luce dell’attivismo palesemente antiebraico di Isaac e di queste istituzioni, è sconcertante che Carlson fornisca una tribuna per un odio così sottilmente velato ha osservato Camera La chiacchierata tra Carlson e Isaac ha incentivato numerose false affermazioni tra cui il presunto maltrattamento dei cristiani da parte di Israele, la causa della significativa diminuzione della popolazione cristiana di Betlemme e le ragioni che si celano dietro l’attuale sofferenza dei civili di Gaza. La palese intenzione dietro le domande poste da Carlson e le risposte denigratorie di Isaac era quella di demonizzare Israele e tutti i funzionari pubblici, come pure i cristiani che osano appoggiare lo Stato ebraico. Grazie a Carlson, i palestinesi cristiani anti-israeliani hanno trovato un nuovo sbocco attraverso il quale diffondere la loro propaganda ingannevole, radicata nell’errore teologico, storico e geopolitico. È irresponsabile, e di fatto pericoloso, che Carlson agevoli la diffusione di bugie palesi e di diffamazioni antisemite quando c’è un aumento senza precedenti dell’odio verso gli ebrei in tutto il mondo e Israele è nel mezzo di una guerra esistenziale iniziata da terroristi che cercano il suo annientamento”.

L’8 ottobre 2023, Isaac ha tenuto un sermone in cui ha affermato che gli attacchi di Hamas contro Israele del giorno prima, in cui erano stati massacrati 1.200 israeliani, erano un risultato logico: “Ciò che sta accadendo è un’espressione dell’ingiustizia che ci ha colpito come palestinesi dalla Nakba fino ad oggi”, ha dichiarato Isaac, utilizzando il termine arabo (Nakba) che significa “catastrofe”, con cui i palestinesi indicano la nascita dello Stato di Israele nel 1948.

La vigilia di Natale dell’anno scorso, Isaac ha affermato che “se Gesù dovesse nascere oggi, sarebbe nato sotto le macerie a Gaza”.

Isaac è un membro del board di Kairos Palestine, un’organizzazione lanciata nel 2009 il cui documento costitutivo fa dichiarazioni antisemite, come impegnarsi nella Teologia della sostituzione, che “sostanzialmente insegna che la Chiesa sostituisce Israele”, per negare il legame storico del popolo ebraico con Israele. Il Documento Kairos definisce la Torah una “lettera morta (...) utilizzata come arma nella nostra storia attuale per privarci dei nostri diritti sulla nostra stessa terra”. Il documento afferma inoltre che “l’amore cristiano ci invita a resistere” e parla della prima Intifada, una campagna di attacchi sanguinosi contro gli israeliani, come di una “lotta pacifica”.

Isaac è anche il direttore delle conferenze annuali del “Christ at the Checkpoint” organizzate dal Bethlehem Bible College, finalizzate a promuovere il nazionalismo palestinese tra i leader cristiani o, come dicono loro, “sfidare gli evangelici ad assumersi la responsabilità di aiutare a risolvere i conflitti in Israele-Palestina, confrontandosi con l’insegnamento di Gesù”. Il suo manifesto afferma che “l’occupazione è la questione centrale del conflitto”.

Tra le dichiarazioni antisemite rilasciate alla conferenza nel corso degli anni, raccolte da Ngo Monitor, un’organizzazione che monitora le attività e i finanziamenti delle organizzazioni no-profit relativamente al conflitto arabo-israeliano spiccano le seguenti:

1) “Se Dio avesse voluto che gli ebrei avessero la terra (...) io non avrei voluto più quel Dio!”.

2) “Se sottoponete  Re Davide, Gesù e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a un test del Dna non otterrete nulla, perché Netanyahu proviene da una tribù dell’Europa orientale che si convertì all’Ebraismo nel Medioevo”.

3) “Gli ebrei che rifiutano Gesù Cristo sono fuori dal patto della grazia e devono essere considerati figli di Agar”, al contrario di Abramo e Sara. Questa citazione finale è di Stephen Sizer, un pastore britannico impegnato nella negazione della Shoah e nell’incolpare Israele per l’11 settembre.

“Quelli che monitorano queste cose sanno che Munther Isaac è da tempo il sommo sacerdote del Cristianesimo antisemita”, ha affermato il reverendo Johnnie Moore, presidente del Congresso dei Leader Cristiani; “purtroppo, egli diffonde il suo odio dalla città natale di Gesù. Dal 7 ottobre ha aggiunto Moore Isaac è passato dall’essere un predicatore luterano antisionista ad essere simpatizzante del terrorismo. Non c’è davvero altro modo per definirlo”.

Jonathan Elkhoury, un rifugiato cristiano dal Libano a cui è stata concessa la cittadinanza israeliana, ha detto di essere “sconvolto e di vergognarsi” per la decisione di Carlson di invitare Isaac nel suo programma, preferendo “una retorica di bugie e disinformazione su Israele o il modo in cui lui tratta le minoranze” anziché “una voce che parla della vita dei cristiani in Terra Santa. Tucker Carlson avrebbe dovuto prendere la sua tribuna più seriamente, e non invitare attivisti politici, sotto mentite spoglie di abiti religiosi, a sostenere la continua disumanizzazione degli israeliani e la negazione del diritto di Israele ad esistere... Hamas ha impedito ai cristiani di celebrare liberamente le loro festività sotto il suo controllo da quando ha preso il potere, e i cristiani che vivono sotto l’Autorità Palestinese hanno dovuto far fronte a numerose minacce e ad attacchi continui. L’ultimo di questi è stato un attacco al monastero del Pozzo di Giacobbe a Nablus da parte di una folla palestinese lo scorso gennaio”.

E per finire, se Carlson avesse davvero voluto scoprire di più sulla difficile situazione dei cristiani a Betlemme, avrebbe dovuto intervistare Samir Qumsieh, un importante e coraggioso leader cristiano della città di Bet Sahour (vicino a Betlemme). A differenza di Isaac, Qumsieh dice la verità sulle sfide che devono affrontare i cristiani che vivono sotto l’Autorità Palestinese. In un’intervista al Gatestone Institute, Qumsieh ha dichiarato: “Abbiamo una mafia qui che si sta impossessando delle terre di proprietà dei cristiani. Ho protestato contro questa mafia musulmana e ho anche convocato un grande raduno. Ho invitato 80 persone a casa mia. Quella stessa notte, a Betlemme sono stati distribuiti volantini che minacciavano di uccidermi. Naturalmente, sono preoccupato per il futuro dei cristiani qui. Osservando la realtà dei fatti, si vede che qui non c’è futuro per i cristiani. Ci stiamo dissolvendo, stiamo scomparendo. Temo che verrà il giorno in cui le nostre chiese diventeranno musei. Questo è il mio incubo”.

(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 23 aprile 2024 alle ore 14:20