La nuova novità del marketing? Si chiama Advergaming

Distinguersi, attirare l’attenzione, rimanere impressi. Se si volessero raccogliere tutti gli obiettivi del marketing in tre semplici regole uscirebbe fuori questa triplice sentenza. Qualcosa di semplice, all’apparenza. Qualcosa di incredibilmente difficile nella realtà, una realtà segnata dal web, dall’online, dai social. Un mondo in cui ritagliarsi il proprio spazio di unicità è sempre più difficile.

Per questo serve una ricetta di pubblicità nuova, una strategia di marketing mai utilizzata prima. L’assist arriva quindi da un settore particolarmente in crescita nell’ultimo periodo, quello che per molti è già stato definito come l’industria del futuro. Stiamo parlando della filiera del gioco e del videogioco, che si mescola alla comunicazione e alla promozione nell’advergaming. Si chiama così la nuova frontiera del marketing, un marketing in game, un gioco pubblicitario che ha come obiettivo quello di promuovere e commercializzare marchi, prodotti, servizi. Il come è presto detto: inserendo elementi pubblicitari nel gioco.

Prendiamo come esempio due colossi dell’economia, due multinazionali simbolo come Burger King’s e McDonald’s. Il primo marchio, nel 2006, ha lanciato una serie di videogame chiamati proprio “King Games” il cui scopo era quello di intrattenere i giocatori ma anche di promuovere i propri prodotti. Stessa cosa per Happy Studio, una app e un sito web pensato per i più piccoli, con giochi divertenti e anche educativi e un’integrazione neanche troppo velata di colori, personaggi, nomi dell’universo del Mc.

Avanguardia dell’advergaming, in un certo senso, sono stati anche i bonus deposito dei casinò online. Una tecnica di marketing che univa la tradizione e l’innovazione, con una buona dose di gamification. Per attirare nuovi clienti si offrivano agevolazioni di diverso tipo (si andava da dei semplici giri gratis alla possibilità di iscriversi senza però depositare alcuna somma di denaro, oppure provare le funzionalità delle slot senza fare nessuna registrazione) e in questo modo si ampliava la platea dei giocatori e degli appassionati, facendo anche leva sulla fidelizzazione di quelli già conquistati.

L’advergaming, infatti, non è figlio degli anni Venti del 2000, ma nasce ancora prima, precisamente negli anni Ottanta, con delle prime e piccole formule di pubblicità in-game. Ovviamente la sua popolarità e le sue potenzialità sono letteralmente esplose nell’ultimo periodo, come dimostra Metamarkt, un’isola nel videogioco di Fortnite, il gioco online più conosciuto e più cercato dalla Gen Z e dai Millennials, in cui l’azienda può offrire i propri servizi e soprattutto farsi conoscere. Oppure possiamo guardare al caso di Chocoflakes, che sulla piattaforma di Roblox, altro nome forte dell’universo gaming online, ha creato una cucina virtuale in cui inserire uno storytelling basato proprio sul suo brand.

Una grande novità con potenzialità tutte ancora da scoprire, senza però dimenticare alcuni aspetti: l’advergaming non deve disturbare in maniera eccessiva l’esperienza di gioco, ma deve essere discreto, soft, tollerabile. Il rischio, altrimenti, sarebbe quello di snaturarla, di renderla invadente e commerciale, con un conseguente rifiuto da parte del giocatore. L’advergaming, insomma, può essere il futuro ma non deve inficiare la qualità del gaming. Solo così potrà fare breccia tra gli appassionati.

Aggiornato il 09 gennaio 2024 alle ore 10:52