Carceri italiane? Una vergogna mondiale

Da “tangentopoli” a “galeropoli”.  Ecco come vengono viste all’estero le patrie galere italiane. Male anzi malissimo. Solo un 15% dei giornali monitorati nel biennio 2010-2012 ha osato dare un’immagine sufficiente delle strutture penitenziarie italiane. Per il 75% viceversa l’immagine è pesssima più che negativa e appena un altro 10% tiene una posizione neutra per carità di diplomazia europea.

L’Osservatorio sull’immagine delle carceri italiane nella stampa estera presenterà un rapporto ogni sei mesi. Ieri il primo  curato da Klaus Davi e coordinato dal deputato del Pdl, Alfonso Papa. Tra i promotori dell’iniziativa la radicale Annalisa Chirico, membro del comitato nazionale, la quale di carceri e diritti dei detenuti si occupa da tempo sui giornali per i quali scrive. Il tutto è stato presentato alla Camera dei deputati alla presenza dell’ex vice presidente delle Camere penali italiane Renato Borzone. Proprio in questi giorni, è bene ricordarlo, si sta svolgendo la quattro giorni di digiuno di dialogo e di silenzio promossa da Marco Pannella, Rita Bernardini, Riccardo Arena, conduttore di Radio carcere, e Irene Testa de Il detenuto ignoto, proprio sul dramma penitenziario italiano e sui suoi risvolti costituzionali che hanno indotto ben cento professori di diritto costituzionale e penale  a scrivere al capo dello stato affinchè mandi un messaggio alle camere su questi argomenti e sull’amnistia come possibile soluzione. 

I paesi su cui è stata fatta la ricerca in questione sono Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Stati Uniti. I giornali monitorati ? The New York Times, The Times, The Guardian, Telegraph, Le Monde, Liberation, El Pais, El Mundo, Abc, Sueddeutsche  Zeitung, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Der Spiegel.

Le citazioni  sulle carceri italiane in questo biennio sono state 591. Il 75% di esse in negativo, il 15% positive e il 10% neutre. Per semplificare. Il risultato sintetizzato di questo monitoraggio? «Dopo la continua instabilità dei nostri governi, associata agli innumerevoli  scandali politici, la fragile situazione economica e l’alto tasso di criminalità, il sistema carcerario italiano, insieme ai numerosi problemi  dell’apparato giudiziario, è tra le voci che contribuiscono in maniera negativa a dipingere l’immagine del Belpaese sulle pagine dei principali  quotidiani di tutto il mondo». La stragrande maggioranza delle citazioni (75%) riguardanti  l’ordinamento penitenziario italiano sono fortemente critiche, con pesanti attacchi alle mancanze strutturali e alle condizioni di vita disumane dei detenuti, nonostante gli sforzi del personale carcerario, degli agenti e dei volontari. 

Solo una minima parte (10%) dei quotidiani stranieri mantiene invece un giudizio neutro limitandosi a riportare esiti di processi o nuove incarcerazioni, mentre un  buon 15% delle citazioni riesce a scorgere le “mosche bianche” in un contesto  disastroso elogiando istituti di pena all’avanguardia che lottano ogni giorno per mantenere standard che dovrebbero essere un modello per tutta la penisola. Già le cifre parlano di per sé di noi all’estero: 207 i penitenziari italiani, 66.942 i detenuti rinchiusi in strutture, 45.681 I posti effettivamente disponibili , 21.261 gli “esuberi”, 6 i detenuti in media per ogni cella , 2 i metri quadrati in media riservati a ogni detenuto 7 i metri quadrati previsti dal Comitato europeo, 71 i posti nelle carceri italiane ogni 100.000 abitanti, 138 i posti media europea ogni 100.000 abitanti, 864 i tentativi di suicidio nelle carceri italiane nell’ultimo biennio. Ecco quindi la «prepotente urgenza» di cui parlò Napolitano al convegno al Senato organizzato da Emma Bonino un anno orsono, la cosa che ci “umilia” in Europa. E se negli altri paesi rispetto all’Italia la percentuale di persone in carcere ogni 100 mila abitanti è più che doppia rispetto a quella italiana, il posto a disposizione nelle celle è più che triplo. Cosa che testimonia negligenze anche negli investimenti di edilizia carceraria. E d’altronde nel paese delle tangenti per le carceri d’oro non poteva che essere così.

I commenti più duri arrivano dalla stampa spagnola che, cogliendo l’occasione dell’assoluzione di Oscar Sanchez, detenuto catalano ingiustamente incarcerato per 20 mesi nelle «terribili prigioni italiane», lancia pesantissimi attacchi al sistema penitenziario nostrano. Non meno teneri i giornali francesi e inglesi che parlano di condizioni di vita da  terzo mondo e strutture fatiscenti e indecenti. Impressionante un articolo su El pais: «Gli spagnoli confessano reati non commessi pur di andarsene dalle carceri italiane». In esso fra l’altro si legge: «Circa 150 spagnoli soffrono il collasso delle carceri  italiane nelle quali vivono 25.000 detenuti in più rispetto alla loro capacità. Spesso arrestati per inconsapevole traffico di droga, i detenuti spagnoli  non solo patiscono le pessime condizioni di vita  ma hanno anche difficoltà linguistiche e il loro più  grande desiderio è tornare in Spagna. Gli interni non possono ricevere visite “intime” o faccia a faccia, la  burocrazia rende lungo il trasferimento e molti  spagnoli si dicono pronti a confessare un reato non  commesso pur di andarsene da questo inferno».

Per i tedeschi invece le doglianze vengono dal sito News.de con questo titolo: «Nel paese delle vacanze carceri invivibili per i detenuti tedeschi». Poi si legge che «anche in Italia, ci sono dei tedeschi  rinchiusi in prigione. Per l’esattezza, secondo le ultime stime, sono 110. Anche  loro, come gli altri, protestano contro le condizioni invivibili nelle quali versano: sono curati poco o nulla, d’estate il caldo è insopportabile e le celle sono  sovraffollate. Inoltre circa la metà degli  oltre 60.000 prigionieri in Italia è in carcere  preventivo in attesa di giudizio». 

Insomma se una volta eravamo il paese che andava in copertina dei magazine tedeschi con un revolver su un piatto di spaghetti ora rischiamo di finirci per il sole a scacchi. Infine l’aspetto che maggiormente attrae le critiche della stampa  internazionale è il sovraffollamento (25%) che più volte in passato ha scatenato le condanne  e il rimprovero di organismi internazionali. Problema collegato al precedente, l’allarmante tasso di suicidi (19%) con dati  impressionanti che sono la diretta conseguenza delle altre questioni che affliggono il nostro  sistema penitenziario: gli abusi (14%), le carenze strutturali (13%), l’eccessivo ricorso  alla carcerazione preventiva (10%), l’inadeguatezza degli organici (8%) e la mancanza di fondi (6%).

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:41