“Ti racconto la politica”

sabato 2 aprile 2016


Illusionisti e illusi (Capitolo 31). Pensare d’interagire utilmente con qualcosa che non si conosce, è illusorio; questo corso narra certi usi della politica, nella speranza di dare qualche informazione utile a quanti si organizzano per opporsi alla prepotenza istituzionale che opprime il popolo.

Proposte popolari, petizioni, appelli, proteste, cortei, piazzate… e perfino referendum non servono a nulla; sono lo zero assoluto. Lo strumento di rivalsa popolare è il partito politico e non è un caso se, nei decenni, l’apparato ha usato mille espedienti per renderlo inviso alla gente. Caduti nella trappola, i cittadini si sono messi a “inventare” movimenti, federazioni e simili, tanti quanti sono i granelli di sabbia nel fondo del mare e nonostante vantino spesso posizioni in accordo con la teoria etica, essi sono dispersivi e inefficaci dal punto di vista politico.

Com’è possibile chiamare democrazia un apparato di potere che proviene da elezioni controllate e contraffatte se non addirittura inesistenti? Com’è possibile portare rispetto a istituzioni corrotte che affliggono la vita sociale? La responsabilità di tali disagi è solo dei politici depravati o è anche dei cittadini? Quale infelice personalità ha un popolo che si disperde in mille rivoli, al seguito della presunzione di mille improvvisati sedicenti leader? Possono esistere gli “illusionisti” se non esistono gli illusi?

La vita è complessa e non sono certo i “docenti” della superficialità a farla diventare semplice. Molti si sentono originali e liberi mentre rendono omologati i loro atteggiamenti e usano luoghi comuni e frasi fatte; si credono forti perché “parlano chiaro” mentre confondono il concreto con il subito... in questo modo, l’infelicità dell’ignoranza è in agguato. Ci si continua a illudere che la politica - forse la più complessa delle scienze - possa essere affrontata col chiasso, l’urlo, l’impulsività, l’incompetenza e gli “ululati” di sedicenti politologi rivoluzionari, “illuminati” solo dalla loro presunzione. Tante aggregazioni quanti sono i granelli di sabbia e tanti sciocchi che s’illuminano della loro ignoranza, proprio così; come faremo a venirne fuori?

Siamo arrivati a confondere l’apparenza con la sostanza e a commentare le cose, non per quello che sono, ma per come certi “registi” sanno presentarle alla nostra plagiabile emotività. Come faremo a venirne fuori? C’è da ripersi queste parole davvero col ritmo dell’ossessione. Istituzioni corrotte e vessatorie, voti comprati, elezioni alterate e un esercito popolare di pifferai “fuori di testa”, che ottengono l’attenzione di un popolo confuso ma arrogante; è questa la democrazia?

Il popolo ha gravi colpe e tra esse, annovera la comoda superficialità che non chiede di approfondire nulla, mentre porta perfino a farsi vanto di ciò che non si capisce. Un fatto non è più un fatto, ma è la sottile recita di ciascun “regista” della politica e dell’informazione, oppure la rozza appariscenza strillata dai fanfaroni tra il popolo. Può tale ingiuria alla civiltà e all’intelligenza, essere chiamata democrazia?


di Giannantonio Spotorno