"Ti racconto la politica"

sabato 21 maggio 2016


Liste contrapposte (Capitolo 38) - Esiste una sorta di sequenza di elementi costruiti ad arte, che ha il fine di “snellire” i numeri che servono alla politica, cioè di rendere sufficienti numeri inferiori, in luogo di numeri maggiori. Dalle leggi elettorali, ai quorum, ai voti per delega, a mille altre diavolerie, ne abbiamo parlato più volte e abbiamo anche visto che questi elementi s’infilano, per così dire, uno dentro l’altro come delle “matrioske”.

Non a tutti sfugge che le strategie banali e gli atteggiamenti chiassosi della politica popolare, siano graditi e spesso provocati dalla stessa politica istituzionale. Oggi, anche il più ipocrita e corrotto dei regimi politici, vuole definirsi come democratico, dunque, non tende a sopprimere l’istituto del voto, ma a controllarlo. Il nostro regime politico è tra i più ipocriti che esistano; si professa quale paladino del voto popolare ed è invece inventore molto abile degli espedienti più perversi per controllarlo. Nei partiti si alternano circostanze diverse alle quali si fa fronte, scegliendo gli atteggiamenti in grado di “rendere” la migliore immagine possibile; è un po’ come indossare l’abito cerimonioso o sportivo o trasandato o seducente o d’autore o altro, in base all’occorrenza.

Ne abbiamo visto gli usi specifici e si tratta di elementi delle accennate “matrioske”, ma le varie tipologie di liste servono anche a “inviare” all’informazione e all’opinione pubblica, il tipo di messaggio (abito) in quel momento più conveniente. Si usa la lista unitaria per comunicare una forte coesione del partito, oppure le liste concordate per esprimere dibattito ma convergenza, oppure quelle contrapposte per dare prova di una sintesi che poi sa scegliere il rispetto della maggioranza relativa… accade addirittura che delle liste concordate, vengano presentate come contrapposte.

Le liste contrapposte si hanno certamente nel rarissimo caso di un disobbediente, cioè di qualcuno che non si è fatto imbrigliare e che sia riuscito a sedere nel famoso tavolino del preordino (capitolo n. 23). Quel disobbediente rappresenta la presenza di soggetti onesti, di iscrizioni consenzienti, di tessere “vive” e correttamente pagate… quel disobbediente è un protagonista degno che non rappresenta la volgarità della politica. I convenuti al noto tavolino, tenteranno in ogni modo di isolarlo in una lista unitaria o concordata, ma se resisterà fino a compilare una lista per conto proprio, allora scatterà la “solidarietà” tra tutte le altre liste che si riuniranno contro di lui.

Abbiamo davanti molti capitoli, dunque, molte cose da dire, ma le informazioni fin qui riportate, dimostrano che il partito politico sia spesso usato come uno strumento per affinare coercizioni d’ogni tipo, per controllare il voto dei congressi, il voto pubblico e perfino gli atteggiamenti delle istituzioni; lì dentro, è raro se non impossibile, incontrare il rispetto. Per certe abitudini e attività svolte, i partiti politici trasformano l’attività elettorale del popolo in una sorta di correità che lega alle colpe pubbliche.


di Giannantonio Spotorno