“Ti racconto la politica”

PdP Politica da Pena (Capitolo 82) - A proposito dell’eventualità accennata nel precedente capitolo n.81, di prenderci qualche libertà, è forse il caso di riflettere un po’ sulle elezioni politiche che arriveranno comunque nel correre del prossimo 2018, salvo sconvolgimenti planetari. Non manca certo la possibilità di elencare fatti, tanto avvenuti quanto in essere, così come non manca quella di trarre delle conclusioni se non previsioni.

Il nostro Paese è inchiodato in una sorta di considerazione arcaica delle culture politiche che si raggruppano sotto le denominazioni di “Destra” e “Sinistra” alle quali, dato certo perbenismo, è stata aggiunta l’ipocrita “accortezza” di anteporre il termine “Centro” che, per via del diffuso ma anche arrogante bigottismo popolare, fa apparire le cose come più eque. Per esempio, come in un gioco di prestigio, abbiamo assistito al Partito Comunista Italiano che, attraverso un maquillage durato decenni, è riuscito a farsi chiamare Partito Democratico.

Il Centro, a sua volta “compresso”, si dilata in ogni direzione, come a volersi chiamare “Destracentro”, “Centrocentro” e “Sinistracentro”. Le suddette ipocrisie reiterano la falsità ma anche la monotonia con cui leader vecchi, nuovi e sedicenti tali, “abbaiano” i termini di democrazia, democratico, libertà, liberazione, alleanza, unione, movimento, popolo, popolare, alternativa, nuovo, sociale, polo e quant’altro... fino a formare l’infinito rosario dei modi ipocriti con cui si cerca di usare un nobile nome o acronimo, col vile scopo d’infatuare la gente.

Nasce da qui la presuntuosa miriade di partiti che pensano di accreditarsi come intuitivi, mentre non sanno dire mai nulla di nuovo; e avanti, dunque, con sovranista, indipendentista, secessionista, anti-Euro, anti-Europa, rivoluzione e chissà cos’altro finché, alla tiritera di nomi e acronimi inutili, segue l’altrettanto infinito elenco di programmi che si propongono come “geniali” mentre continuano a non dire nulla.

Anche relativamente ai programmi, si assiste alla penosa ripetizione del sempre uguale e all’autocelebrazione di coloro che li propongono come originali, pur nella monotona presentazione dei soliti specchietti per le allodole come la salvaguardia dell’ambiente, la tutela del lavoro, la difesa dei deboli, la lotta alla corruzione e alla grave tirannide delle istituzioni centrali e periferiche, la trasparenza negli appalti, la riduzione della spesa pubblica e delle tasse, l’equità delle pensioni, il piano energetico e chi più ne ha più ne metta... fino alle proposte di carcere obbligatorio per i politici criminali che ci vessano. Si snocciola il “rosario” dei temi infami con cui ci si prende gioco di un popolo che, a sua volta, continua imperterrito a confondere l’apparenza con la sostanza e l’inutile folklore politico con la capacità d’avere idee e fare strategie.

Le elezioni del 2018 si preannunciano come un destino amaro. Il Pd ha aperto all’uso criminale del potere; Silvio Berlusconi invecchia mentre certi squallidi individui si barricano intorno a lui; M5S e altri blaterano... e il popolo prosegue nella sua “lirica dell’inutile”.

Aggiornato il 19 maggio 2017 alle ore 19:50