Il salvatore della patria

lunedì 30 marzo 2020


Diceva Winston Churchill che “l’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede il pericolo in ogni opportunità”. Di certo “Winston” Giuseppe Conte ha visto opportunità nel salto in politica, e gli italiani vedono ogni giorno di più il pericolo nel suo agire da presidente del Consiglio. L’equilibrista foggiano fa sfoggio di una dichiarazione dei redditi per il 2018 da brivido. Parliamo di 1.115.229 euro, 700mila in più di quelli conseguiti l’anno prima, pari a euro 370.014.

Un incremento esponenziale di chi passa dal Foggia alla Roma, intendo da calciatore, non a inquilino di Palazzo Chigi. Come si giustifica una tale impennata di ricavi dell’avvocato, oggi, più famoso d’Italia? Pare sia attribuibile, spiegano fonti di Palazzo Chigi all’Adnkronos, al fatto che quando “Giuseppi” ha assunto l’incarico di presidente del Consiglio, abbia dovuto chiudere tutti gli incarichi pendenti emettendo le relative fatture e, quindi, abbia fatturato in un solo anno d’imposta importi che altrimenti sarebbero stati diluiti nel corso degli anni successivi. Tale ricostruzione sembra inverosimile.

Ora, non bisogna essere dei consulenti navigati per capire che gli incarichi pendenti legali non si chiudono perché il professionista cambia attività, bensì per avanzamenti di step nei contenziosi (udienze trattate). In caso di consulenza, se il professionista vuole mettere la parola fine a un rapporto continuativo, egli fatturerà la frazione precedenti di assistenza, non troverà certo clienti benefattori disposti a pagare onorari per prestazioni future. Eppure, noi non vorremmo andare oltre. Ci piacerebbe essere magnanimi, vorremmo adeguarci al misero coro che intona non sono giorni per fare polemiche, ma non lo facciamo, vogliamo vederci chiaro, perché nel curriculum di un politico ci sono cose ancora più rilevanti di un corposo ma arido dichiarativo reddituale.

A febbraio, quando l’ora era già buia, “Winston” ha dormito invece di adoperarsi per contenere il virus. Nei rari momenti in cui ha aperto gli occhi, egli ha chiuso il Parlamento e promulgato decreti che comprimono fortemente i diritti individuali. Sveglio a volte di notte, nell’ora più buia si è prodigato in video senza capo né coda. “Winston” e i suoi secondini ci hanno inondato di annunci di aiuti, nascosti in un diluvio di combinati disposti, norme da attuare, domande da predisporre. Mentre altri Paesi stanno lanciando sostegni diretti a cittadini, che da noi si chiamano sudditi.

In primis, gli Stati Uniti, con 1.200 dollari a chi guadagna meno di 99mila dollari l’anno e 500 dollari per ogni figlio a carico, con assegno diretto, senza Pin, Spid e tutte le aberrazioni burocratiche nostrane. Qui da noi si promettono 600 euro agli autonomi, e neanche a tutta la platea, solo ai professionisti iscritti all’Inps, gli altri (avvocati, architetti) di punto in bianco scoprono di essere in serie B, qualcuno li ha retrocessi. “Winston” ci ha inchiodato agli arresti domiciliari, ci minaccia con ammende copiose, ma che multa dovrebbero pagare i suoi paggetti brezneviani che si dilettavano in compromettenti aperitivi? L’unica volta in cui “Winston” Giuseppe Conte va sulla scia di Churchill, lo fa su un argomento sbagliato.

L’inglese diceva: “migliorare significa cambiare, essere perfetti significa cambiare spesso”. Il premier sta cambiando spesso, infatti. Si, i moduli di autocertificazione per uscire di casa, non so se siamo al quarto o al quinto tipo, scusate ho perso il conto. Sono trascorsi 55 giorni e ancora non arrivano le mascherine vere per gli operatori sanitari. Cinquemila di loro sono stati contagiati e oltre 40 medici deceduti nel compiere il proprio lavoro. Con la loro piccola dichiarazione dei redditi.


di Luca Bonanni