Si salvi chi può

Ma vi rendete conto che nelle farmacie non si trovino i vaccini per l’influenza perché sembra che le scorte siano insufficienti? Noi abbiamo fatto la prova ed effettivamente in parecchie farmacie dove siamo andati la risposta è stata non ci sono, ogni commento è superfluo, ci vorrebbe il tribunale. Diteci voi se in un Paese dove i cittadini da mesi e mesi vengono impauriti col Covid-19 e contemporaneamente rimbambiti dall’invito, quasi dall’obbligo, a vaccinarsi contro l’influenza stagionale, non si provvedano poi nelle farmacie le dosi necessarie, roba da matti. Ma fosse questo, perché, dopo il successo del sì al referendum, ottenuto con l’ipocrisia del risparmio e della velocizzazione in parlamento, fatevi un giro per camera e senato, tutti i giorni praticamente vuote, aule deserte, come se non ci fosse nulla da fare, un clima da vacanza generale.

Eppure nella modifica costituzionale approvata c’era l’indicazione ordinatoria di procedere entro 60 giorni alla riscrittura dei collegi e della legge elettorale, dunque dal giorno dopo la vittoria onestà e dignità, specialmente dei promotori grillini, avrebbe imposto di mettersi all’opera. Al contrario è tutto fermo, alle camere per trascuratezza e per mancanza di rispetto del voto referendario, al governo perché gli scontri e le minacce fra Pd e grillini, sulla scuola, sul Nadef e soprattutto sul Mes, immobilizzano i lavori. Nel mentre i figliocci del comico di corte, quelli che avrebbero dovuto attaccare la casta ed aprire il sistema come una scatola di tonno, fanno festa e si ritrovano in un bucolico agriturismo, con tanto di scorte, auto blu, servizi ed assistenze, per decidere del futuro del Paese in mano loro. Dentro questo quadretto da operetta d’appendice, il premier e il ministro super dell’economia, annunciano che la ripresa sarà più forte del previsto, che saremo sorpresi dalla crescita, che sui progetti del Recovery fund siamo i più veloci d’Europa, tutto bene madama la marchesa.

Eppure l’Italia cola a picco, corre il rischio di nuove chiusure da covid, su atlantia autostrade si sta andando allo scontro totale, lo stesso sull’ex Ilva, su Alitalia è tutto fermo come su Whirlpool e su una quantità indefinita di crisi aziendali emergenti.

Però il governo si sbraccia a difesa del presidente dell’Inps, che dovrebbe essere cacciato non per lo stipendio subdolamente aumentato, ma per i casini che ha combinato, dalla Cig, al click day, alle dichiarazioni contro le aziende a quelle sui soldi che mancavano. Per non parlare della difesa del commissario a tutto, parliamo di Arcuri, che non ne ha azzeccata una dall’inizio della pandemia, basterebbe pensare alle mascherine, così come quella della ministra Lucia Azzolina, che tra dichiarazioni e provvedimenti sbagliati ha trasformato l’inizio dell’anno scolastico in una barzelletta amara. Perfino sul concorso per l’assunzione di 32mila docenti c’è da mettersi le mani nei capelli, anche perché parliamo di un fardello di spesa statale che diventerà strutturale, quando al contrario su tutto l’apparato pubblico servirebbe una revisione puntuale per la verifica degli sprechi e degli eccessi. Dell’apparato pubblico tutto si può dire anziché sia striminzito nel suo complesso, tra diretto e indiretto siamo allo stato ovunque, milioni e milioni di bonifici garantiti tutti i mesi, mentre il segmento produttivo rischia la fame, licenziamenti e fallimenti.

Eppure al posto di pensare a sostenere chi la ricchezza la produce si pensa alle assunzioni di quelli che la ricchezza la consumano, si pensa al reddito di cittadinanza per i nullafacenti, ai bonus per i furbetti e i delinquenti, incredibile ma vero. Con questo governo manca proprio la contezza di come un Paese possa stare in piedi, perché senza produzione di ricchezza da distribuire resta solo nuovo debito da fare, tanto è vero che siamo arrivati al 160 percento sul Pil, e continuando ad aumentare la spesa anziché il fatturato produttivo si corre incontro ad un botto complessivo. Ecco perché bisognerebbe destinare le risorse al sostegno dell’impresa, delle attività, dei consumi, intervenire poderosamente sulla leva fiscale anziché aumentare la spesa statale come se fossimo dentro un processo di crescita forte e generale. Qui non ci si rende conto che il Paese è fermo, che il Pil piomberà in doppia cifra, che la gente risparmia su tutto sia per paura e sia per mancanza di lavoro e di futuro, che andiamo incontro ad un consuntivo economico pauroso, che è il mercato è bloccato perché mancano le condizioni di stimolo e sostegno fiscale e generale, che quando tireremo la linea dei conti impallidiremo tutti quanti.

Eppure maggioranza, governo e premier vanno in televisione a farsi l’autocelebrazione, a farsi belli in telecamera azzimati, a dirci che è tutto a posto e siamo un modello mondiale solo perché l’ha scritto qualche giornale e l’Oms che è un carrozzone l’ha confermato, i giallorossi hanno trasformato l’organizzazione mondiale della sanità in una nuova agenzia di rating. Ovviamente non è così e con questa maggioranza stiamo precipitando e ce ne accorgeremo presto purtroppo, se ne accorgeranno anche gli statali che si sentono sicuri al caldo del bonifico e del lavoro a casa, perché i loro stipendi non sono pagati coi risparmi dei giallorossi, ma col sudore del lavoro delle aziende, dei lavoratori in fabbrica, in negozio, in laboratorio, con le attività d’impresa, col rischio di chi investe e produce, col fatturato del privato che oggi teme il collasso, altroché successo. Del resto Winston Churchill diceva che i comunisti quando partono non sanno dove vanno, quando arrivano non sanno dove sono e tutto quello che fanno lo fanno coi soldi degli altri. Siamo al si salvi chi può, ecco perché delle due l’una, o si cambia governo e si mette il Paese in mano a chi è capace, Mario Draghi per esempio, oppure diamoci pace e magari la prossima volta prima di votare sarà meglio ricordare il governo giallorosso, intelligenti pauca.

Aggiornato il 29 settembre 2020 alle ore 10:51