Abbiate Fedez

lunedì 3 maggio 2021


La vecchia frase “vorrei essere comunista, ma non ho i soldi per farlo” oggi è pura realtà. Per questo l’Nsc, Nuova sinistra capalbiese, ha capito che salari e turni di lavoro non sono più argomenti smart, e punta sui temi che colpiscono le coscienze social, non quelle sociali. Ad esempio la difesa dei gay, casta che, lamentandosi delle discriminazioni, ha occupato un numero inimmaginabile di posti-chiave. E poi si occupa dei clandestini, purché lontani dai salotti e, ultimamente, ha anche sparso concetti lacrimevoli di umanità a senso unico, verso scelti terroristi.

E cambiano i testimonial. Minatori e operai cassintegrati annoiano quelli con la evve moscia, e poiché dal novembre del 1989 la proprietà ha smesso di essere un furto, meglio esagerare: ingaggiamo Fedez e moglie Chiara Ferragni-Mida, che tocca una bottiglia d’acqua minerale e la fa costare mezzo stipendio di un rider di Glovo. Sono ricchissimi, forse perché conoscono la grammatica, e sanno coniugare, ad esempio, la beneficienza con il business. Sanno che donare non sempre è cuore: per quelli come loro sdogana l’opulenza costruita sull’effimero, sugli sfizi delle ragazzine e sul rap senza contenuti. Dunque, donare diventa un capitolo di bilancio, ancora più leggero se parte dei soldi sono il frutto di raccolte di cui si fanno garanti.

La sinistra li assolda perché sa che non esiste più cultura politica di massa, e tutto si gioca in un’apparizione, in una frase, in un social tam-tam. Un tempo, il Primo Maggio si lottava per i lavoratori. Oggi un eroico bracciante con le mani callose non è più un mito. Lo è uno con lo smalto che, addosso a lui, diventerà un simbolo di progresso. Da tempo è cambiato il target della grande azienda, organizzata e previdente, nata dalle antiche ceneri del Partito Comunista italiano. Per questo ha dovuto cambiare i propri simboli, e a loro impartisce gli ordini.

In questo caso il rapper deve riparare a un imbarazzo politico: i vertici Rai erano stati plasmati sul primo Governo Conte, creato da quegli stessi grillini che ora gridano allo scandalo. Ma un cambio in viale Giuseppe Mazzini sotto lo stesso primo ministro non era opportuno, per non parlare del fatto che gli amici-nemici ora sono separati in casa.  Perciò da tempo si cerca di far saltare il cda Rai con ogni mezzuccio: Fedez dice tutto quello che gli è stato commissionato e poi grida a un’improbabile censura Rai. Le smentite dell’azienda, in situazioni come questa, non hanno alcuna credibilità. Il fremito del web coinvolge i media tradizionali, i quali amplificano e appongono il sigillo.

E siccome in mancanza di ideali veri vince chi fa parlare di sé, ha vinto Federico Leonardo Lucia. La prova? Ci siamo cascati anche noi, visto che parliamo di lui.


di Gian Stefano Spoto