Sovrani nel globalismo: la terza via dei conservatori

Può il sovranismo realizzarsi attraverso il globalismo? Che possa essere così lo dimostra “L’uovo di Colombo” con cui la destra italiana ha cavalcato la tesi della minimum global Tax (“mgT”). L’idea, che viene per la prima volta nella storia avanzata dalla Nazione più liberista del mondo, come gli Stati Uniti, è di far pagare alle multinazionali che hanno sede nei paradisi fiscali di mezzo mondo (Europa compresa!) la differenza annuale che intercorre tra il 21per cento della mgT, e le tasse effettivamente pagate sui profitti (annuali) di molte centinaia di miliardi. Quindi: se si è versata soltanto un’aliquota pari a 10 rispetto ai 100 dovuti in base alla mgT, allora si dovrà successivamente versare il restante 90 allo Stato in cui sono maturati i profitti della multinazionale.

Va a merito della formazione conservatrice italiana di Georgia Meloni l’aver gettato alle ortiche inutili pregiudizi ideologici, afferrando al volo la proposta dell’asinello democrat americano, guidato da Joe Biden, per la condivisione, almeno sul piano dei principi, della mgT. Ottimo esempio di come potrebbe vedere la luce una sorta di sovranismo nel globalismo. Si potrebbe continuare così anche sul piano della geopolitica dei vaccini, facendo contare molto di più Paesi piccoli, ma molto ben organizzati, efficienti e sicuri, che possano farsi carico di consistenti aliquote dell’iperproduzione globale necessaria (valutabile a decine di miliardi di dosi/anno), per garantire a interi continenti svantaggiati adeguate forniture di vaccini, da sovvenzionare tramite un Fondo di solidarietà internazionale.

Tuttavia, l’entusiasmo dimostrato dal mainstream per la liberalizzazione (anche temporanea) dei brevetti sui vaccini, per spezzare le catene della circolazione virale delle varianti del Covid-19, sottintende un doppio inganno. La prima parte di questo marché des dupes si regge sulla circostanza palese che per produrre i vaccini, oltre alla formula, ci vogliono impianti a elevata sicurezza e centinaia di componenti (principi attivi) fabbricati in varie parti del mondo. Per cui dalla demagogia vaccino per tutti si passa alla realtà del tempo che manca per farlo, vista l’urgenza di provvedere.

L’alternativa più seria (di cui si è fatta portatrice la cancelliera tedesca Angela Merkel) è di affidare alla responsabilità di Big Pharma la produzione necessaria, lasciando che siano le Major farmaceutiche mondiali ad assumersi l’onere e la responsabilità di garantire un prodotto standard, di elevata qualità e sicurezza. Il secondo aspetto negativo della rinuncia alla proprietà intellettuale dei vaccini anti Covid riguarda la geopolitica: la liberalizzazione darebbe ai cinesi un vantaggio enorme nella corsa alle biotecnologie avanzate, in quanto oggi sono gli unici – al di fuori di Usa, Unione europea e Russia, a poter produrre “immediatamente” miliardi di dosi di vaccino, avviando tempestivamente una catena di distribuzione e somministrazione nei due continenti, Africa e America Latina, in cui la penetrazione (commerciale, militare e politica) di Pechino è a uno stadio molto avanzato.

L’Occidente si trova oggi di fronte a due nemici praticamente invincibili, Tempo e Organizzazione, per poter solo sperare di contenere i contagi di ritorno, veicolati da varianti resistenti ai vaccini già sviluppati e in grado di aggirare le difese del sistema immunitario delle persone in precedenza vaccinate. L’ampia letteratura esistente dimostra come le democrazie occidentali, refrattarie a pratiche stringenti e autoritarie di contact tracing e di limitazione delle libertà individuali in presenza di una endemizzazione della pandemia, risultino fortemente svantaggiate rispetto a Paesi come la Cina, la Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan, Singapore e lo stesso Giappone caratterizzati da un profondo rispetto della cittadinanza nei confronti delle decisioni assunte dalle autorità pubbliche competenti.

Anche perché il confronto tra le diverse realtà nazionali e continentali non può, assolutamente, prescindere dalle componenti fondamentali che formano il Pil del Paese. Quest’ultimo, nel nostro caso, è strutturato per la maggior parte su piccole-medie imprese anche a carattere familiare, che fanno leva sul turismo e sui piccoli commerci, settori che hanno l’assoluta esigenza di muoversi all’interno di un sistema a elevato grado di mobilità sia interna che, soprattutto, internazionale. Tuttavia, nel ripristino delle libertà di circolazione precedenti alla pandemia, il così detto rischio calcolato è dipendente da alcuni fattori che, se non perfettamente controllati, portano a ondate successive di contagi e a un reiterato sistema di chiusure parziali e lockdown locali mirati.

Uno di questi fattori determinanti è, per l’appunto, l’organizzazione territoriale della sanità, in cui la regionalizzazione ha provocato danni irreparabili rispetto agli standard minimi di qualità nelle prestazioni e nella diffusione dei presidi, che fanno la differenza tra sviluppo e sottosviluppo, dando luogo a quel tristissimo fenomeno noto come turismo sanitario, che vede un costante e considerevole flusso di utenza fragile spostarsi dai presidi sanitari carenti del Sud, verso quelli ad alta tecnologia e specializzazione del Nord Italia. Ora, tutto questo non è stato preso adeguatamente in carico dal Pnrr (servirebbe un’incisiva riforma del famigerato Titolo V della Costituzione) anche perché, così com’è diventata, l’Italia rimane il Paese occidentale più resiliente e respingente nei confronti di dolorose ma ultra-necessarie riforme di sistema (Pubblica amministrazione, Fisco, Giustizia).

Il fattore Organizzazione è destinato, in pratica, a demolire tutti i mantra demagogici sulla solidarietà vaccinale mondiale, nei confronti di continenti in forte ritardo di sviluppo, come Africa e America Latina. I vaccini esistenti necessitano, infatti, di un’adeguata catena del freddo per la loro conservazione: come farlo, tenuto conto della disastrosa situazione dei trasporti e dell’elettricità nei due continenti citati? Sempre sull’organizzazione: come si farà a reperire centinaia di migliaia di équipe vaccinali necessarie per la somministrazione dei vaccini, fino a raggiungere i territori più impervi e isolati di interi continenti? Magari in Africa e America Latina vi fossero tanti sovranismi nel globalismo quanti ne occorrerebbero!

Aggiornato il 11 maggio 2021 alle ore 09:01