La “via stretta” del Covid e il Green pass di Draghi

La “via stretta” è una definizione citata nel Vangelo di Matteo, che Gesù usava per spiegare come dovrebbero sforzarsi gli uomini. “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”. Mai come in questo tempo “la via è stretta”. Ossia la via della ragione è stretta. Nel senso che non è facile capire il giusto da fare. Se ascoltassimo solo i virologi, gli immunologi, gli epidemiologi, o anche il medico di base, non avremmo troppe difficoltà. Ma questa materia, anziché diffondere una “unità nazionale” come quella chiesta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e cioè “oltre gli interessi personali”, ha scatenato il più acceso “interpretazionismo divisivo”. Perché effettivamente chi non dovrebbe parlarne, a mio parere i politici in primis, lo fa attribuendo i più svariati significati a seconda dei propri interessi o grado di cultura. Ieri questa osservazione ha raggiunto il culmine.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi nel varare il decreto sull’obbligatorietà del Green pass, in vigore dal 6 agosto, ha detto: “Senza vaccini si muore”. Un’affermazione che ha aperto un conflitto, che rischia di mettere in crisi la tenuta del Governo. Perché il principale partecipante, Matteo Salvini, ha replicato seccato dall’uscita di Draghi: “Invitare alla prudenza non è invitare a morire”.
Allora, come stanno le cose? È vero che c’è una pandemia procurata dal virus Sars-Cov-2? E come si è prodotta: causata da un salto di specie, da un virus sfuggito o uscito dal laboratorio di Wuhan? Le ipotesi che circolano sono devastanti e trovano sponda in dibattiti spesso lunari. Se Mattarella e Draghi sapessero il numero delle persone che non crede affatto all’esistenza di un virus si metterebbero le mani nei capelli. Di chi è la colpa?

Avanzo una pretesa. Quella, da giornalista, di replicare a quanti vanno “incolpando” il Governo cinese di aver inventato tutto e da regime qual è la Cina di nascondere chissà quale piano. Perché lo dico con certezza? Perché ci sono le prove. È vero che il Governo cinese ha arrestato Li Wenliang, il giovane oftalmologo di 34 anni di Wuhan, che dal 2019 aveva segnalato casi di una “misteriosa infezione simile alla Sars”. Però poi lo hanno rilasciato, lo hanno fatto tornare al posto di lavoro, in corsia, dove è rimasto fino a infettarsi e morire lasciando un figlio di 5 anni e una moglie incinta. E la Cina gli ha attribuito gli onori di “eroe” e anche di recente, il 7 febbraio, sui social network cinesi è stata commemorata la sua morte. Mi pare un serio caso di comunicazione su cui riflettere. Ma non solo per questo sostengo che il virus non può essere un’invenzione.

Dovremmo parlare dell’insolita scelta mediatica delle giornate drammatiche della diffusione, mentre l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) scandiva i ripetuti allarmi per invitare le nazioni a prendere le misure necessarie. Cioè quando il Governo cinese ha mandato in onda immagini senza commenti che mostravano quanto stava accadendo a Wuhan. E non sono state censurate neppure le irruzioni dei sanitari, protetti in scafandri, mentre portavano via la gente da casa trascinandola tra le urla. Hanno trasmesso le disinfestazioni nelle strade, qualche raro passante che crollava a terra e il vuoto nella città, coi canti e gli striscioni dalle finestre “forza Wuhan”. Non mi parevano filmati falsi o contraffatti. Se un giornalista non sa capire questo, allora meglio restituire la tessera e cambiare mestiere. Intanto le “pallide” ammissioni del presidente cinese Xi Jinping coincidevano con le comunicazioni ufficiali dell’Oms. Vero, non vero? Non ci sono forse stati focolai di pandemia in Italia? E i camion in fila nella notte buia di Bergamo, cosa sono?

Montature cinematografiche, un falso storico, o una raccapricciante verità? E poi, sappiamo veramente tutto? Certo, ha ragione chi obietta che non è una pandemia come la Spagnola. E ci mancherebbe! Questo hanno spiegato scienziati e medici. Hanno spiegato, ciascuno a suo modo, che tutte le misure necessarie e rese obbligatorie sono tali per evitare che si crei una concentrazione di malati per cui non vi sarebbe sposto nelle terapie intensive e negli ospedali. Come è accaduto in India, dove la pandemia ha causato immagini da ecatombe e soprattutto la variante Delta. È accaduto in altre nazioni: in Iran, negli Stati Uniti, in molti Paesi del Sud America.

Per cui di fronte a quanto andava montando c’è stato “uno scatto” della medicina globale per cui in tempi da record sono stati messi a punto “vaccini”. Se avessimo accolto questa notizia come ai tempi del vaccino contro la polio o contro il vaiolo, o gli altri obbligatori, avremmo esultato. Ma da quei tempi molto è cambiato. Ci sono i No Vax, che già prima del Covid-19 costituivano una pericolosa compagine di “disertori della logica razionale”. Almeno, io la penso così. Per questo dico “la via è stretta”.
Ma arriviamo al Green pass. Secondo il Governo e Mario Draghi è “un documento” importante e irrinunciabile per gli assembramenti e i contatti al chiuso, ma non impone l’obbligatorietà ai vaccini, che sarebbe anticostituzionale. Apriti cielo! “Ecco, sono arrivati i comunisti con le loro leggi speciali!”, temono molti. Certo, se passa il Ddl Zan altro che i comunisti, i satanisti arrivano. Per questo torna utile quella frase del Vangelo. Perché sempre “la via è stretta”. E forse la salvezza di cui parlava Gesù non corrisponde alla salvezza che cerchiamo?

 

 

 

 

 

Aggiornato il 23 luglio 2021 alle ore 12:20