Quirinale, Occhiuto: “Berlusconi deve essere candidato da tutti quanti”

Roberto Occhiuto auspica che Silvio Berlusconi sia “il candidato di tutti”. Secondo il governatore della Regione Calabria, “il presidente Berlusconi non può essere il candidato al Quirinale di una parte. Ha fatto cose troppo importanti per il Paese per essere il candidato solo del centrodestra. Deve essere il candidato di tutti quanti vogliono un Paese più autorevole”. Il presidente calabrese, intervenuto a 24 Mattino, su Radio 24, ha detto che “un’Italia con Mario Draghi alla guida del governo e Silvio Berlusconi al Quirinale, due persone che hanno dimostrato grandi capacità in termini di politica estera e che hanno una caratura internazionale che nessun altro nel nostro Paese ha, potrebbe diventare la guida dell’Europa dopo l’era Merkel. Il mio auspicio è questo. Ma il presidente Berlusconi non ha offerto la propria candidatura né lo farà finché dovesse essere la candidatura di una sola parte politica”.

Osvaldo Napoli, deputato di Coraggio Italia, è convinto che Berlusconi lavori a un “Nazareno bis”. “Se Enrico Letta dialoga oggi con Giorgia Meloni e, chissà, domani con Matteo Salvini, il presidente Berlusconi ha tagliato l’erba sotto i piedi a tutti questi pissi-pissi con la sua apertura sul reddito di cittadinanza. E punta a soffiare a Renzi il ruolo di ago della bilancia nella corsa al Quirinale”. Per Napoli, “si dirà che Berlusconi lavora per sé, e c’è del vero. Ma lavora anche per non restare fuori dal tavolo di chi decide l’esito della corsa. Tutti ricordiamo come andò con Renzi ai tempi del “patto del Nazareno”, e come quel patto divenne carta straccia per un eccesso di furbizia. Bene. Berlusconi cerca oggi un “Nazareno-bis”, perché scegliere il successore di Sergio Mattarella è un passaggio decisivo che incide in profondità sugli equilibri istituzionali e politici per i prossimi sette anni”.

Secondo Napoli, “chi succederà a Mattarella dovrà farsi garante dell’equilibrio politico su cui si regge l’attuale esecutivo, almeno fino alle elezioni del 2023. Chi pensa di eleggere il presidente della Repubblica affidandogli il mandato di sciogliere le Camere all’indomani, non conosce la storia parlamentare perché mai un presidente appena eletto ha sciolto il Parlamento, cioè la fonte della sua legittimazione istituzionale, per ritrovarsi magari con un nuovo Parlamento a lui ostile o poco amico. L’unica certezza è che il panorama politico osservato fino a oggi sarà profondamente diverso dopo febbraio, ma con l’esecutivo Draghi, o un altro, sempre sostenuto da una larga maggioranza”.

Aggiornato il 22 novembre 2021 alle ore 15:48