Suppletive alla Camera: Simonetta Matone sfida la sinistra

Il governo di Roma, il Pnrr, le elezioni suppletive del 16 gennaio: la parola a Simonetta Matone, capogruppo della Lega in Campidoglio e candidata alla Camera. Romana, classe 1953. Laureata in Giurisprudenza, Simonetta Matone, dal 1983 al 1986, è magistrato di sorveglianza a Roma: sciogliendo, nell’ambito civile, centinaia di riserve ereditate dai suoi predecessori e portando in Camera di Consiglio molti processi civili pendenti da anni. Nel 1987 è nominata capo della Segreteria del ministro della Giustizia Giuliano Vassalli: messa in seguito a disposizione dal ministro Claudio Martelli, chiede di essere trasferita alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma, diventando Sostituto procuratore. E dal 1991 al 2008, si occupa costantemente di casi giudiziari riguardanti minorenni, battendosi per i loro diritti e per un’effettiva rieducazione dei devianti.  A marzo 2021, diviene consigliera di fiducia della “Sapienza”: è seguita, l’autunno successivo, la partecipazione alle elezioni comunali di Roma, come candidata del centrodestra a prosindaco, accanto a Enrico Michetti come possibile primo cittadino. Eletta consigliere comunale nelle liste della Lega, Simonetta Matone è ora capogruppo del Carroccio all’Assemblea capitolina, ed è candidata unitaria del centrodestra alle elezioni suppletive per la Camera che si terranno, nel collegio di Roma 1, domenica 16 gennaio.

Iniziamo con una domanda di natura più “personale-pratica”: com’è stata, sinora, quest’esperienza di consigliere in Assemblea capitolina? Diversa da come se l’aspettava?

Senz’altro diversa: non pensavo, sinceramente, che potesse essere così impegnativa e complessa. La complessità nasce anche dal fatto che l’attuale maggioranza di governo di Roma è abituata a decidere, anche su questioni essenziali per la città, a colpi di semplici delibere di Giunta, che non passano neanche dall’Assemblea Capitolina. Questo è successo, ad esempio, recentemente per l’istituzione della nuova zona Aztl il sabato e la domenica, o per la ripresa delle trattative sul nuovo stadio cittadino.

Trova fondato, allora, un paragone con quanto sta accadendo da almeno due anni, sul piano nazionale, coi governi Conte e Draghi, con un forte ridimensionamento del Parlamento a vantaggio dell’esecutivo?

Non direi. Perché, almeno, specialmente Draghi, nel governare, cerca regolarmente il consenso delle varie “anime” del governo. Mentre qui a Roma, purtroppo, assistiamo a una gestione del potere davvero monolitica, direi quasi autoreferenziale.

Su quali terreni, allora, vuol dare battaglia l’opposizione, specialmente la Lega, di cui Lei è capogruppo? 

Devo dire che i consiglieri dell’opposizione in Campidoglio, specie quelli della Lega, stanno dando battaglia su tutto, anzitutto sul bilancio comunale (che è stato messo all’ordine del giorno mercoledì 12 gennaio). Aggiungiamo che si tratta di tutte persone, da un lato molto motivate e combattive, dall’altro molto legate al territorio della città: questo fa sì che le loro iniziative rispecchino sempre istanze immediate, bisogni diretti dei cittadini e non piani verticistici e campati in aria.

Uno dei primissimi problemi di Roma è, chiaramente, la nettezza urbana. Come valuta il piano “straordinario-ordinario” di Gualtieri per rendere finalmente Roma più pulita?

Direi che è un piano straordinario che va davvero a rilento. A tre mesi, in sostanza, dalla nascita della nuova Giunta, i cittadini romani stanno notando un leggero miglioramento nella gestione dei rifiuti, ma niente di più. A vanificare l’efficacia di questo piano, comunque, contribuisce anche la persistenza, nella stessa Giunta Gualtieri, di veri e propri tabù inveterati: nei confronti, ad esempio, dei termovalorizzatori, specie di ultima generazione, in tutta Europa strumenti primari per la raccolta e il riciclo dei rifiuti e qui da noi, invece, ancora oggetto di un inspiegabile ostracismo. Qui a Roma, su questa e altre questioni, la politica non riesce a decidere perché sempre bloccata da veti incrociati e tabù ideologici. Un po’ come accade, da decenni, sul nucleare.

In che senso?

Voglio dire che la “crociata” contro i termovalorizzatori ricorda un po’, mutatis mutandis, quella contro il nucleare pulito: mentre all’estero si punta fortemente a sviluppare quest’ultimo (cosa oggi possibile con le nuove prospettive della fusione nucleare, ndr), in Italia, da dopo Chernobyl e il referendum del 1987 ci si schiera contro il nucleare a priori: anche sul recente esempio della Germania (dove, peraltro, non tutti i politici e amministratori locali condividono la scelta di rinunciare alle centrali “senza se e senza ma”). Tutto questo, poi, a sua volta, mi ricorda un po’ l’ostilità preconcetta di certi movimenti ai vaccini anti-Covid: anziché ascoltare ragionatamente la scienza, dando spazio a pareri anche diversi ma sempre motivati, si preferisce dar retta al vicino di casa, o alle chiacchiere da bar.

E, sempre in tema di rifiuti, cosa può dirci della raccolta differenziata, già cavallo di battaglia della Giunta Raggi, poi rimesso frettolosamente in scuderia?

La differenziata – sull’esempio anche qui degli altri Paesi europei – va senz’altro ripresa e sviluppata, dato anche il forte indotto economico che genera, in termini di riciclo materiali e di produzione di energia. Dico solo che, secondo una recente direttiva Ue, il trattamento dei rifiuti urbani coi termovalorizzatori (che, pure, in Italia, va potenziato) non deve superare il 35 per cento della complessiva raccolta rifiuti: nella quale, il primo posto deve spettare, ormai, alla differenziata.

E per quanto riguarda i trasporti urbani? Come pensate che vada decongestionata una capitale che veramente, anche su questo terreno, sembra ormai scoppiare?

Qui delle forti opportunità per Roma possono crearsi col Pnrr, grazie ai consistenti fondi previsti per lo sviluppo del trasporto elettrico (nel quadro complessivo del potenziamento dell’energia “green”): cui affiancare una robusta ripresa dell’ormai famosa “cura del ferro”, ampliando il più possibile la rete delle linee filotranviarie e delle ferrovie urbane. Mi lasci dire che a Roma, negli ultimi due anni, il trasporto pubblico è uno dei settori dove maggiormente è emersa l’incapacità del governo, nazionale e locale, a districarsi – nella lotta al Covid-19, coi suoi prevedibili riflessi appunto sui trasporti urbani – tra scelte frettolose e, spesso, contrastanti. Si è voluto (e in parte si pensa ancora di farlo) chiudere per mesi le scuole per contrastare la diffusione del virus, e poi, specie sui bus, continuava il caos di sempre! Ci vuole tutta un’altra politica, con scelte ragionate e lungimiranti.

E come pensate, infine, che si possano risanare le periferie romane?

Anche qui, un forte aiuto può venire dai fondi del Pnrr, coi suoi appositi piani di rilancio delle periferie urbane in tutta Italia. Solo per Roma, sono stati stanziati, originariamente, 500 milioni di euro, un terzo dei quali deve servire proprio alla riqualificazione urbanistica e culturale delle periferie dell’Urbe.

Non dimentichiamo, poi, che Lei è candidata unitaria del centrodestra (senza simboli di partito) alle elezioni suppletive per la Camera dei deputati che si terranno, nel collegio di Roma 1 (lasciato libero dal nuovo sindaco Gualtieri), domenica 16 gennaio. Questa Sua candidatura ci riporta fortemente alle tematiche nazionali…

Esatto. Ricordo l’importanza di queste consultazioni (sinora, purtroppo, fortemente trascurate da massmedia e opinione pubblica): partecipare al voto è un preciso dovere e diritto dei cittadini di questo collegio romano che copre un’area vastissima: il I Municipio, esteso da Balduina e, in parte, Trionfale, sino a Trastevere. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23, e per votare non sarà necessario il Green pass. Che fare se sarò eletta? I temi di cui occuparmi sarebbero tanti. Ma uno mi sta particolarmente a cuore: la cultura.

Come vorrebbe occuparsene?

In sintesi, dico che uno degli obiettivi civili che, con tutti i possibili futuri colleghi parlamentari e l’apporto di tutti i cittadini di buona volontà, vorrei perseguire, è proprio una nuova concezione della cultura in Italia. Superando sia l’incompatibilità quasi genetica che c’è tra alcune forze politiche e la cultura stessa, sia la visione, ormai a dir poco vetusta, che di essa ha avuto per decenni il Pci e, in generale, la sinistra. La cultura, cioè, riservata – al di là dei programmi ufficiali – solo a pochi “eletti” in grado di capire, diversamente dalla grande maggioranza dei cittadini, ritenuti sostanzialmente incapaci. Dobbiamo uscire definitivamente da queste concezioni logore e dannose, dobbiamo rialzare la testa, risvegliarci anzitutto come nazione, prima che come Stato: guardando ai segnali positivi di risveglio che, grazie a Dio, sta dando appunto il mondo culturale (il cinema, ad esempio, ma non solo).

Aggiornato il 14 gennaio 2022 alle ore 12:22