Elezione Togati Csm: viva le correnti

venerdì 23 settembre 2022


Insofferenza per la “sinistra”

Una prima valutazione, con dati ancora non definitivi: il “Cartabium” ha prodotto correnti più vive che mai; il malcontento fra i magistrati si è manifestato con un largo non voto e con consensi verso candidati non correntizzati; la “sinistra” giudiziaria perde di fronte all’affermazione di Magistratura indipendente. Dipenderà dalla elezione dei “laici” da parte del Parlamento se ciò si tradurrà in un reale allontanamento da derive giuristocratiche.

Domenica e lunedì scorsi i magistrati italiani hanno eletto i venti colleghi che li rappresenteranno nel prossimo Csm: il nuovo Consiglio sarà tuttavia operativo solo quando il Parlamento in seduta congiunta avrà provveduto alla elezioni dei dieci componenti cosiddetti laici. Tenendo conto che, come tutti sappiamo, il rinnovo delle Camere avverrà domenica prossima e che i tempi tecnici per l’insediamento e la piena operatività non saranno rapidissimi, è ragionevole immaginare che i lavori del vecchio Csm proseguiranno fino a metà novembre. Pur se le operazioni elettorali si sono concluse alle ore 14 di lunedì 19, al momento della pubblicazione di questa nota – siamo a venerdì 23 – i risultati non sono ancora definitivi: a conferma che il mondo giudiziario segue i suoi tempi pur quando si tratta di contare poche migliaia di schede. A esiti ancora provvisori, i dati disponibili permettono tuttavia delle prime considerazioni, con riserva di approfondimento quando il quadro sarà completo:

La riforma del sistema elettorale del Consiglio, presentata dalla ministra Cartabia come limitativa del potere delle correnti, ha segnato il rafforzamento delle correnti. Al momento, solo uno dei togati eletti rientra nel cartello Altra proposta, al di fuori delle tradizionali appartenenze correntizie: gli altri sono tutti espressione dei gruppi organizzati. Non era difficile prevederlo, come da noi a suo tempo illustrato. Il farraginoso sistema ha disegnato macrocollegi: accanto ai due collegi unici nazionali – riservato l’uno per eleggere due magistrati con funzioni di legittimità, e quindi in Cassazione, e l’altro per eleggere cinque giudici di merito – erano stati introdotti due collegi elettorali territoriali per l’elezione di cinque pm e quattro collegi territoriali per l’elezione di otto giudici. L’ampia estensione di ciascuno di essi ha reso competitivi esclusivamente i magistrati con designazione correntizia, che ha costituito il principale catalizzatore di voti.

L’insofferenza verso le correnti si è comunque manifestata in modo significativo: sia esprimendo consensi per candidati estranei a qualsiasi appartenenza, alcuni dei quali hanno avuto importanti successi personali – si pensi al consigliere di Cassazione Giacomo Rocchi, giunto a 522 voti – tuttavia non sufficienti per l’elezione; sia avvicinando quota mille quanto alla somma di schede bianche e di schede nulle: è tanto, oltre il 10 per cento di un corpo elettorale che non raggiunge i 10mila aventi diritto. Il raggruppamento i cui candidati hanno ottenuto più voti è Magistratura indipendente, certamente non collocabile a sinistra nel parlamentino dei togati: è vero che simili categorie appaiono desuete, ma non tutte le correnti hanno identiche posizioni sul ruolo della giurisdizione e sul rispetto dei suoi limiti. L’apologia della giurisprudenza creativa e dell’invenzione del diritto alberga con maggiore frequenza dalle parti di Area e di Magistratura democratica.

I primi commenti collegano l’obiettivo successo dei candidati di Mi alla dispersione dei voti a sinistra: dopo tanti anni di lista comune, Area ed Md hanno proposto ciascuna propri candidati, e quindi si sarebbero reciprocamente danneggiate. In realtà anche dall’altra parte qualche divisione vi è stata, se è vero che più d’un candidato di origine Mi si è mosso in proprio, disturbando l’attuale Mi, talora sulla scia di una vicinanza all’ex leader della corrente Cosimo Ferri, che nelle due ultime legislature ha ricoperto ruoli politici, ma continua a esercitare influenza all’interno della magistratura. Non vanno trascurati neanche i non pochi consensi conseguiti da candidati indipendenti in assoluto, perché non legati a nessuna corrente, in buona parte non collegabili a un’area ideale di sinistra. Non sarà una grande svolta a destra, come titolano preoccupati i media progressisti, ma è il segnale della presa di distanza della larga maggioranza dei giudici dall’egemonia culturale e di potere della sinistra giudiziaria.

Ai contorsionismi del sistema elettorale Cartabium, che pare l’equivalente per il Csm di quello che il Rosatellum minaccia di essere per l’imminente tornata delle elezioni politiche, si deve l’esito, che emerge al momento, di un numero di consiglieri di Mi tendenzialmente pari a quello di Area-Md, pur se la quantità di voti conseguiti da Mi è non poco superiore al totale dei voti della sinistra. Torneremo a risultati definitivi. Per concludere allo stato: prossimo Csm con correnti vive più che mai; anche – e non solo per questo – malcontento diffuso fra i magistrati; allontanamento da derive giuristocratiche; attesa per le scelte del Parlamento, dalle quali dipenderà il vero cambio di passo.

(*) Tratto dal Centro studi Rosario Livatino


di Redazione (*)