Via libera al nuovo Codice appalti

Nel pomeriggio di ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Codice degli appalti, portando così a termine l’impegno di pubblicare il testo del nuovo Decreto legislativo entro il 31 marzo 2023, e prima della scadenza della legge delega del prossimo 9 aprile. Dopo l’esame le osservazioni delle commissioni parlamentari e i pareri espressi dalla Conferenza unificata, l’approvazione interviene con lo scopo attuare una vera e propria riforma radicale della disciplina degli appalti pubblici.

Una riforma che si mostra, inoltre, necessaria anche in vista degli obiettivi del Pnrr e per l’ottenimento dei fondi europei. Per Matteo Salvini con il nuovo codice si avrà “meno burocrazia, meno perdite di tempo, più fiducia alle imprese e ai sindaci, fiducia alle imprese dei territori, alle imprese anche più piccole e artigiane.

L’esigenza del “fare presto” ha dato veste definita a quella regolamentazione, fino ad oggi provvisoria ed entrata in vigore per far fronte alle conseguenze della pandemia appena passata.

In particolare, il nuovo codice consente:

1) di procedere con affidamenti diretti per appalti sotto i 150mila euro;

2) di ricorrere alla procedura negoziata senza bando ma con cinque inviti per gli appalti fino a un milione di euro;

3) di ricorrere alla procedura negoziata senza bando ma con dieci inviti per gli appalti tra 1 e 5,38 milioni di euro;

4) ai Comuni, per gli appalti fino all’importo di 500mila euro, di aggiudicare in autonomia senza passare per le stazioni appaltanti qualificate.

Tra le novità la figura del cosiddetto “dissenso qualificato o costruttivo” volto a limitare i possibili stop degli appalti quando ad essere coinvolti sono una pluralità di soggetti, prevedendo a carico dell’amministrazione contraria la presentazione della motivazione da fondamento della scelta, nonché di una soluzione alternativa, così come l’appalto integrato e il subappalto a cascata.

Ma il nuovo codice non trova il parere favorevole del presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), il quale pur qualificando come valido lo scopo di snellire i tempi rapidi palesa dei dubbi.

La scelta di aprire il sottosoglia viene considerata, infatti, eccessiva e con il rischio del venir meno di ogni forma di trasparenza e di rispetto del mercato.

Ma perplessità si hanno anche sulla disciplina del conflitto di interessi, secondo Giuseppe Busia, infatti, l’introduzione di “una sorta di inversione dell’onere della prova” che non richiede più la prova dell’assenza di conflitti di interesse, ma al contrario la dimostrazione del conflitto stesso, mal si concilia con il settore delicato degli appalti.

Ma mentre aumentano i commenti sul testo il codice è destinato ad entrare in vigore il 1° aprile prossimo, ma le disposizioni normativi così come gli allegati acquisteranno efficacia dal 1° luglio 2023, data in cui è prevista l’abrogazione del codice del 2016 e ad una applicazione graduale delle nuove previsioni.

Aggiornato il 31 marzo 2023 alle ore 11:04