Anticomunismo, what means?

Maurizio Gasparri è uno antico, poco aggiornato. D’altra parte, è di destra, dunque, non potrebbe mai esserlo. Ma se almeno se ne rendesse conto eviterebbe brutte figure come quella di chiedere a Roberto Speranza se sia anticomunista.

Il poliziotto del Covid si definisce contro il comunismo sovietico, ma elogia sperticatamente il miracolo emiliano e quello toscano. Dunque, il liberalismo del centrodestra che ha votato una mozione antifascista e antinazista con le sinistre, non è stato affatto ricambiato. Il perché è semplice: il termine anticomunismo è stato abolito, e, come al solito, Gasparri non lo sa. Bontà sua, la nuova Treccan*, aggiornatissim* enciclopedi* di transgenderismo e altro, mantiene la voce definendola “antagonismo ideologico e religioso nei confronti del comunismo”, e “attività organizzata di Stati e movimenti politici avversi all’Unione Sovietica”.

Dunque, crollato il muro di Berlino, non c’è motivo di mantenere qualcosa che non ha ragione di esistere. Ma Gasparri non sa nemmeno questo, e non solo ignora la lezione politica dell’ex-infermiere dell’Italia, ma rilancia la sera dopo, addirittura nell’Agorà di Raitre, dove invita ancora a un anticomunismo la cui esistenza nessuno ricorda, se non (parola d’ordine) nei confronti di quello stalinista.

Che è storia passata, accuratamente sepolta, mentre le gesta del nazifascismo riempiono l’etere quotidiano. Le ragioni di questa mancata specularità sono diverse, e partono da un residuo di collettivismo rosso con relativa eredità di cooperazione che nei decenni sopravvive, come sopravvive l’individualismo della parte opposta. Tutti gli ordini multimedialmente impartiti da quelle che un tempo erano alte sfere vengono comunque recepiti e diligentemente ripetuti all’infinito dalle non più masse, meno ancora operaie, ora magma leggero ma risonante, sempre sulla stessa nota.

È vero, si potrebbe essere culturalmente organizzati anche nell’area definita moderata, ma il carattere è quello che è: dunque, se l’anticomunismo sparisce nella sponda sinistra, sembra maleducato tirarlo fuori in una cena fra amici. Magari qualcuno se ne ha a male, mentre l’antifascismo è assodato, mentre i crimini di Stalin, approvati dal vassallo Togliatti che lasciava morire gli italiani reputandosi egli stesso sovietico, ormai sono sepolti dalle pagine di storia che in pochi studiano. Restano invece le importanti vie dedicate a Palmiro.

E puntualmente, Gasparri, sempre indelicato, ha avuto modo di ribadire anche questo, per di più in un salotto di veri democratici, quelli che non riconoscono nessuna ragione di chi si scosta anche un di solo millimetro. Bisogna dare loro atto di aver costruito questa baracca tutti insieme, e negli anni. Perché ci vuole pazienza e anestetico, si vive di karma e di Nam myoho renge kyo, all’infinito. Repetita iuvant, e la gente non si accorge di ripetere ogni giorno le parole che sente risuonare all’infinito. Questo vale anche per le definizioni: Marcello Veneziani, Giordano Bruno Guerri, Pierangelo Buttafuoco sono intellettuali di destra, mentre Roberto Saviano, Concita De Gregorio, Gustavo Zagrebelski sono giornalisti, scrittori, intellettuali e basta: in altre parole, i cardini della verità e dell’obiettività.

Se volti la gabbana da destra a sinistra sei un redento, al contrario sei un traditore. Lo disse Ferdinando Adornato, ma quello che conta non è la logica arguta, è la diffusione capillare e ossessionante dei concetti: agisce in superficie, poi penetra in un subconscio che diviene autismo di massa.

Gasparri lo capisce e ripete anticomunismo, anticomunismo, anticomunismo. Ma lui ha detto anche antifascismo, gli avversari non ricambiano: dunque, chi è a senso unico? Il centrodestra riconosce i crimini del fascismo; la sinistra, con il trucchetto dei comunisti nostrani (quelli della Coop sei tu) continua a vantarsi di una tradizione fatta di stragi, prendendo le distanze, sì e no, dal bimbominkia nord-coreano.

Ricetta: anticomunismo, dieci al mattino, dieci la sera. E prima o poi ci si accorgerà che il concetto è sempre stato vivo, anche se il politicamente corretto è un’altra definizione che ci è entrata nelle viscere, mentre, a pensarci bene, corregge solo logica e verità.

Aggiornato il 29 aprile 2023 alle ore 12:50