La solita storia anti Israele: rettorato occupato a Napoli

La solita storia che si ripete. Come una farsa, ma tanto è. La Rete studentesca per la Palestina a Napoli occupa il rettorato della sede centrale dell’Università. Inseguendo la moda del momento, nel mirino della protesta finisce il bando di collaborazione scientifica con Israele.

Il blitz, viene spiegato in una nota, segue il refrain già visto a Roma, Torino, Bologna. I barricaderi parlano di “azione forte” e che sono stanchi. Non per aver sgobbato troppo sui libri di testo, sia chiaro, bensì perché non ne possono più di attraversare gli atenei “mentre vengono raccontate bugie su bugie, mentre i luoghi del sapere vengono militarizzati da una parte – sdoganando un linguaggio bellico più che preoccupante – e depoliticizzati”.

La Rete Studentesca di Napoli continua, osservando che “dal 7 ottobre 2023 la Striscia di Gaza è sotto il fuoco e le bombe dell’esercito israeliano” vedendo bene di non menzionare l’attacco (precedente) di Hamas nel territorio israeliano. E insistono: “Sono più di 35mila i palestinesi e le palestinesi morti assassinati: più della metà delle vittime sono bambini, decine di migliaia sono le vittime sotto le macerie. Dinanzi a questo scenario, l’Università Federico II non ha preso alcuna posizione. Come si può parlare di libertà del sapere e di confronto laddove si tace davanti alle immagini di chi raccoglie i brandelli dei propri cari all'interno di buste di plastica?”.

Infine, giungono al dunque: “È evidente che, intrattenendo rapporti di vario genere con istituzioni israeliane e aziende belliche, le nostre istituzioni pubbliche, tra cui le Università, si sono rese responsabili di alimentare il regime di apartheid e ideologia sionista alla sua base. Tutto ciò ci fa orrore”. Chissà cosa avverrà adesso. Ossia, se dopo qualche striscione e a seguito di questi slogan l’ateneo farà dei passi indietro. Quando la libertà, insomma, va a targhe alterne.

Aggiornato il 08 aprile 2024 alle ore 17:11