Requiem Amadeus e beatificazione gauche

È ufficiale: Amadeus entra a far parte della squadra Warner Bros, l’esordio sarà in autunno sul Nove. Verrebbe un bel chissenefrega ma non si può visto che la vicenda viene buttata in politica oltre che in vacca. A tal proposito Enrico Mentana ha perfettamente ragione quando afferma che non esiste un allarme democratico in Rai. E lo dice con cognizione di causa visto che è “entrato al Tg1 ed è rimasto lì 8 anni quando il direttore non cambiava a ogni nuovo governo, ma a ogni congresso della Dc” nella totale indifferenza dell’Usigrai. Laconica invece è la sua conseguente spiegazione dell’addio di Amadeus alla tv di Stato: “Se uno se ne va dalla Rai quando comanda il centrosinistra si dice in un modo, quando comanda la destra si dice in un altro. Lavorerei molto volentieri in una rete televisiva con Amadeus, ma non mi immagino una Rai povera senza di lui”. Insomma: il Nove “in tre quattro anni ha portato Maurizio Crozza, Fabio Fazio e Amadeus – dice Mentana – non mi pare la rivoluzione d’ottobre”.

Ma intanto la grancassa mediatica continua a battere starnazzando di un Amadeus incalzato dai diktat della rai meloniana, quasi un martire della libertà che ha scelto di salire sui monti a fare la Resistenza ben pagato dalla Warner Bros. E la manfrina funziona a tal punto che nel nostro Paese ultimamente si parla più di Amadeus che di Volodymyr Zelensky. Il classico trucco della sinistra che periodicamente chiama a raccolta i buoni per essere sicura che siano tutti gauche marchiando così tutti i cattivi per differenza e per colore politico. Basterebbe chiamare le cose con il proprio nome e affermare una buona volta che il direttore artistico del Festival di Sanremo ha legittimamente preso una decisione sulla scorta di parametri economici. La qual cosa, oltre che legittima, è anche logica per un lavoratore dello spettacolo che giustamente insegue il profitto. Nulla di male. Non ci avventuriamo invece su considerazioni tecniche, ma ci pare di capire che gli ascolti non diano pienamente ragione a coloro che hanno preceduto Amadeus in questa sua nuova esperienza. Ma si sa, parlare di soldi è volgare quindi meglio nobilitare il tutto buttandola in politica ed auspicando che il gioco dei pacchi diventi dei pacchi democratici e antifascisti. Un pappone indigesto che fa il paio con la vicenda di Luciano Canfora che urla alla dittatura dopo aver ruttato insulti contro Giorgia Meloni venendo rinviato a giudizio per diffamazione. Ma mentre il professorone si difende col dire che la storia si studia e non si processa (la storia sarebbe lui?), a noi vengono in mente tutti coloro che – come lui ma meno blasonati – offendevano Laura Boldrini venendo rastrellati dalla Polizia postale perché il comportamento era da cattivoni violenti.

E ci sovvengono anche quei bravi giovani che l’altro giorno hanno mandato all’ospedale dei poliziotti all’Università La Sapienza con relativa beatificazione gauche (c’è violenza fascista e violenza libertaria, sappiatelo).

Proviamo tanta tristezza ma non sappiamo spiegarci se essa sia generata dal comportamento infantile o dalla totale inefficacia di questa orrenda messinscena.

Aggiornato il 20 aprile 2024 alle ore 12:24