Vaccini e cattolici no-vax

Come non tutti i no-vax sono cattolici e non tutti i cattolici sono no-vax, così non tutti coloro che vengono accusati di essere no-vax lo sono realmente e non tutti coloro che si reputano cattolici lo sono davvero. Partendo da questa constatazione lapalissiana, bisogna chiedersi come mai alcuni cattolici abbiano sposato la causa no-vax in riferimento ai vaccini anti-Covid. Se si trattasse di soli legittimi dubbi in merito alla efficacia preventiva del contagio, o agli ignoti effetti collaterali di lungo periodo, o alla compatibilità con patologie auto-immuni o con altre vaccinazioni, i dubbi espressi da molti cattolici sarebbero senza dubbio legittimi e doverosi, essendo del resto le medesime zone di incertezza che la stessa Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha sottolineato e ammesso pubblicamente.

Ciò nonostante, in alcuni ambienti cattolici, si va ben oltre tali suddetti legittimi dubbi, con le ipotesi più disparate sulle più fantasmagoriche profezie apocalittiche che in questa sede non è nemmeno il caso di prendere in considerazione in modo dettagliato, stante proprio quanto riportato da San Matteo secondo il quale lo stesso Gesù tanto ha chiarito in riferimento alla fine del mondo: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Matteo, 24,36). Ciò che suscita perplessità, tuttavia, è la circostanza per cui taluni ambienti cattolici prestino il fianco a taluni altri ambienti non-cattolici, o anti-cattolici perfino, i quali ritengono e pubblicamente professano che fede e ragione, religione e scienza, Chiesa e progresso siano irrimediabilmente incompatibili. Se oggi, infatti, vi sono molti scientisti i quali ritengono che tutti coloro che non manifestano una cieca fede assoluta nell’onnipotenza dei vaccini anti-Covid – come se questi godessero di una divina infallibilità! – non debbano nemmeno godere del diritto di parola, vi sono altrettanti cattolici che reputano che non si possa essere dei buoni credenti se si intende ricorrere al vaccino anti-Covid, anche qualora, in futuro, fosse vinto ogni singolo dubbio fra quelli sopra menzionati.

Con tutta evidenza questi cattolici – a propria insaputa – diventano la miglior arma degli anti-cattolici i quali ripetono da anni che chi è credente in genere e cattolico in specie sia strutturalmente incapace di vivere nel mondo moderno, di comprendere il progresso, cioè, in definitiva, di ragionare. Gli uni e gli altri, tuttavia, dimenticano alcuni dati che smentiscono le opposte, ma paradossalmente convergenti opinioni. In primo luogo, l’idea che i cattolici debbano rifiutare il sapere scientifico e il progresso è smentita proprio dal crudo dato storico che racconta ben altro nelle biografie di tanti cattolici, e perfino uomini di Chiesa, cioè sacerdoti, che hanno offerto strepitosi contributi al sapere scientifico. Tra i numerosissimi esempi citabili, si dovrebbe tenere ben presente, infatti, che il padre della biologia moderna fu il monaco agostiniano Gregor Mendel; dal canto suo Niccolò Cusano, il cardinale filosofo del XV secolo, circa mezzo secolo prima della nascita di Copernico, aveva già pubblicamente ipotizzato la verosimiglianza del modello eliocentrico rispetto a quello geocentrico; il gesuita Lazzaro Spallanzani, nel XVIII secolo, per primo ebbe a sperimentare e praticare per la prima volta nella storia le procedure di fecondazione artificiale; il gesuita Angelo Secchi, nel XIX secolo, per primo osservò i canali sulla superficie di Marte, fotografò la corona del Sole scoprendone le protuberanze e soprattutto applicò su grande scala, come mai prima di quel momento, la spettroscopia, non soltanto scoprendo le bande di assorbimento degli spettri di Urano e Saturno, ma anche catalogando, in soli quattro anni, più di 500 stelle secondo la loro classe spettrale di riferimento. Oltre ciò, il dato magisteriale non è da trascurare. Anche qui gli esempi potrebbero essere molteplici, cominciando dall’enciclica “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II, ma andando più a fondo nel problema occorre ricordare ai cattolici no-vax – pur facendo salva la legittimità di altri e ben diversi dubbi – che il primitivismo “fideistico” dei no-vax non può essere in sintonia con gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Benedetto XVI, infatti, nella sua monumentale “Caritas in veritate” esortava e insegnava a mantenere il giusto rapporto ragionevole e razionale con il progresso tecnico e scientifico, senza rinnegarlo apriori in un modo contrario alla ragione, che come modus non pertiene ai cattolici. E senza idolatrarlo in un modo anch’esso contrario oltre che alla fede cristiana alla stessa ragione che si auto-divinizza rinnegando se stessa (come oggi accade negli inconsapevoli scientisti che ritengono il sapere scientifico l’unico, ad esclusione di tutti gli altri, in grado di dar conto della realtà).

Inserendosi sulla scia del suo predecessore Paolo VI, Benedetto XVI, al paragrafo numero 14 del suddetto documento, chiarisce come “la tecnica, presa in se stessa, è ambivalente. Se da un lato, oggi, vi è chi propende ad affidarle interamente detto processo di sviluppo, dall’altro si assiste all’insorgenza di ideologie che negano in toto l’utilità stessa dello sviluppo, ritenuto radicalmente anti-umano e portatore solo di degradazione. Così, si finisce per condannare non solo il modo distorto e ingiusto con cui gli uomini talvolta orientano il progresso, ma le stesse scoperte scientifiche, che, se ben usate, costituiscono invece un’opportunità di crescita per tutti. L’idea di un mondo senza sviluppo esprime sfiducia nell'uomo e in Dio. È, quindi, un grave errore disprezzare le capacità umane di controllare le distorsioni dello sviluppo o addirittura ignorare che l’uomo è costitutivamente proteso verso l’“essere di più”. Assolutizzare ideologicamente il progresso tecnico oppure vagheggiare l’utopia di un’umanità tornata all’originario stato di natura sono due modi opposti per separare il progresso dalla sua valutazione morale e, quindi, dalla nostra responsabilità”.

I cattolici no-vax, dunque, dovrebbero rivedere i contenuti delle proprie obiezioni ai vaccini anti-Covid, dovrebbero ri-orientare la propria cattolicità verso gli insegnamenti reali della Chiesa (altrimenti che cattolici sarebbero?). E, infine, dovrebbero prendere esempio non solo dal dato scritturistico secondo il quale è “tutto disposto con misura, calcolo e peso” (Sap 11,20), ma anche fondarsi sulle preziose cautele di San Paolo per il quale “la nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia” (1 Cor 13,9).

Aggiornato il 25 gennaio 2021 alle ore 10:07