Illegittimità “sub iudice”

Dopo il caso Palamara ed il caso Amara sale alle cronache un altro sconcertante caso di cattiva amministrazione interna da parte del Csm (Consiglio superiore della magistratura). Nello specifico, si tratta della delibera del Csm di nomina di Michele Prestipino come procuratore capo di Roma. Con sentenza numero 3712 e 3713 il Consiglio di Stato respinge l’appello dell’attuale procuratore capo a Roma, Michele Prestipino Giarritta contro la sentenza del Tar del Lazio, a cui era ricorso l’altro candidato a tale ruolo, ossia il magistrato Marcello Viola (procuratore generale di Firenze), una sentenza che lo scorso 16 febbraio ha stabilito l’illegittimità della delibera della nomina di Prestipino a danno di Viola.

Questo perché il magistrato Viola era meritevole di essere designato come procuratore di Roma, in ragione dei suoi titoli e delle sue esperienze acquisite. Inoltre, dalla sentenza della V sezione del Consiglio di Stato si evince che la procedura di valutazione con cui hanno scelto di nominare Prestipino al posto di Viola pecca di un’intrinseca contraddizione logica tale da stabilire tale nomina irragionevole. Prima di tutto perché la suddetta delibera si è basata su una proposta della Quinta Commissione interna al Csm la quale, contraddicendo le proprie precedenti decisioni, ha escluso in modo immotivato Viola dai candidati da sottoporre al Plenum per la nomina.

Inoltre, il Csm come considera meritorie le funzioni di aggiunto, che il magistrato Prestipino ha svolto per circa tre mesi, invece considera di valore inferiore l’esercizio della funzione direttiva di secondo grado di Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Firenze svolto da Viola, nonostante il tempo di tale esercizio sia stato quello di 3 anni.

Quindi, secondo quanto hanno stabilito i giudici del Consiglio di Stato emerge una manifesta e ingiustificata disparità di giudizio nei confronti dei due candidati in questione. Il Csm, che per Costituzione rappresenta l’organo di autogoverno dell’ordine costituzionale della magistratura dovrebbe, proprio per la sua importante funzione stabilita dalla Costituzione stessa, basare le procedure di valutazione per le nomine dei candidati alle varie procure su un modus operandi coerente e lineare. Altrimenti si creerebbe un profondo vulnus nell’azione amministrativa che basa le sue nomine su parametri diversi da quelli previsti dalla legge, manifestando in questo modo l’ennesima prova di quanto anche in questa circostanza la legge e la Costituzione vengano violate da un’azione amministrativa incoerente e priva di credibilità.

Lo Stato di diritto e la certezza del suo rispetto e applicazione esigono che al più presto il Csm si esprima su tale nomina, emendandola a favore di colui che, per sentenza del Consiglio di Stato e quindi per diritto, spetta inconfutabilmente, ossia Marcello Viola. Si non caste, tamen caute.

 

Aggiornato il 12 maggio 2021 alle ore 11:26