Oceani e salute: pensavamo di rimanere sani in un mondo malato

Un interessante evento è stato organizzato per l’8 giugno dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per riflettere sull’attualità dei nostri oceani e sull’azione dell’uomo. I lavori sono intitolati “Oceani e Salute. Pensavamo di rimanere sani in un mondo malato” e sarà possibile seguirli on-line grazie alla pagina Facebook dell’Ambasciata. I saluti saranno a cura dell’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Pietro Sebastiani e della presidente di Marevivo Rosalba Giugni a cui seguiranno le relazioni e le analisi di Ferdinando Boero, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Antonio Ragusa, dell’Ospedale San Giovanni Calibita-Fatebenefratelli, Tebaldo Vinciguerra, del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, la senatrice Virginia La Mura, Don Bruno Bignami, direttore Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei (Conferenza episcopale italiana) e Maria Cristina Finucci, artista e Presidente del Garbage Patch State. L’evento sarà moderato dalla giornalista Paola Severini Melograni.

Le riflessioni al centro del dibattito richiameranno la recente lettera di Papa Francesco al presidente della Colombia, che ha ospitato “virtualmente” la Giornata dell’Ambiente. “Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo malato. Le ferite causate alla nostra madre terra sono ferite che sanguinano anche in noi”, aveva denunciato il Papa. La cura degli ecosistemi aveva avvertito il Papa, “ha bisogno di una visione del futuro. Il nostro atteggiamento verso il presente del pianeta dovrebbe impegnarci e renderci testimoni della gravità della situazione. Non possiamo tacere davanti al clamore quando verifichiamo i costi molto elevati della distruzione e dello sfruttamento dell’ecosistema”.

Il monito di Francesco fu molto chiaro: “Non è tempo di continuare a guardare dall’altra parte indifferenti ai segni di un pianeta che viene saccheggiato e violato, per l’avidità di profitto e in nome, molte volte, del progresso. È dentro di noi la possibilità di invertire la marcia e scommettere su un mondo migliore e più sano, per lasciarlo in eredità alle generazioni future. Tutto dipende da noi se lo vogliamo davvero”.

Essenziale è continuare la ricerca di azioni concrete per sviluppare meccanismi efficaci di tutela e protezione delle aree marine e costiere più sensibili, oltre alla necessità di far crescere una nuova cultura marittima. Agire con urgenza per alleviare le minacce generate dall’uomo alla vita in acque profonde, tra cui l’estrazione dai fondali marini e la pesca in acque profonde non è più rinviabile e risulta essenziale ripensare completamente il settore.

Altro fenomeno importante è quello del tasso di salinità degli oceani che ha subito un netto cambiamento, con un aumento ulteriore là dove è più elevato e un abbassamento accentuato nelle aree dove era già scarso. I modelli computerizzati utilizzati dai ricercatori hanno accertato che vi è un diretto rapporto tra salinità degli oceani che contengono il 97 per cento dell’acqua terrestre e l’impatto umano, poiché ricevono l’80 per cento delle precipitazioni sulla terra ed assorbono il 90 per cento dell’energia prodotta dal riscaldamento globale.

Sostanzialmente, considerando che i cambiamenti di salinità delle acque incidono anche sulla direzione delle correnti marine, c’è il rischio reale che le regioni aride divengano sempre più asciutte e quelle umide vedano aumentare la quantità delle precipitazioni. Tutelare gli oceani non è più rinviabile e intervenire in alcuni aspetti critici potrebbe fruttare nuove opportunità, creare milioni di posti di lavoro, mitigare il cambiamento climatico e proteggere la biodiversità. Tra le aree di intervento possiamo citare la riforma della pesca, la produzione di più molluschi, l’investimento in energie rinnovabili oceaniche, la protezione efficace dell’oceano entro il 2030, il ripristino delle zone umide e la creazione di nuovi progetti legati alla blue economy.

Aggiornato il 01 giugno 2021 alle ore 10:49