Astrazeneca: è il vaccino killer?

Due terribili notizie. Non ce l’ha fatta la diciottenne che aveva partecipato con entusiasmo, il 25 maggio, all’open day organizzato dalla Regione Liguria per vaccinarsi con Astrazeneca. Ma non è la sola. Lotta in rianimazione la trentaquattrenne del Savonese che il 27 maggio si era sottoposta a vaccinazione sempre con il preparato dell’azienda anglo-svedese e che poi si è sentita male sul posto di lavoro.

Si chiamava Camilla Canepa la bella ragazza col volto tondo, gli occhi limpidi e sorridenti, la “bomber del volley” deceduta ieri. “Era felice di aver fatto il vaccino”, ha raccontato la madre in lacrime. Il 3 giugno si era presentata al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna lamentando un forte mal di testa e fotofobia, ma era stata rimandata a casa dopo una Tac negativa. Il 5 giugno, però, era tornata al pronto soccorso dell’ospedale regionale di Genova, il San Martino, e stava molto male, mostrava difficoltà motorie.

Subito sono scattate le indagini. Camilla avrà sicuramente detto che si era vaccinata undici giorni prima con Astrazeneca. Avrà mostrato il foglio rilasciato per la seconda dose. Purtroppo, gli accertamenti hanno dato esito drammatico: aveva in corso un’emorragia cerebrale. Conseguenza che può capitare, io stessa ho letto sulle indicazioni del preparato i possibili rischi. E poi se n’è parlato molto nei vari programmi, anche se certo non si era arrivati a discuterne l’idoneità per i diciottenni. La ragazza è stata subito preparata per un intervento chirurgico nel tentativo di “diminuire i trombi e la pressione intra cranica”. Per cercare di salvarla. Non è bastato.

L’altra giovane, che ancora combatte tra la vita e la morte, è di Savona, si era sentita male al lavoro e nella notte – secondo una nota dell’ospedale – “è stata sottoposta a fibrinolisi di alcuni trombi presenti nella parte venosa del circolo epatico”. Poi è stata portata in terapia intensiva, ma per fortuna con respiro spontaneo. La direzione dell’ospedale Policlinico San Martino ha fatto sapere che stanno somministrando “una terapia anticoagulante” e che è sottoposta a “precauzionali indagini angiografiche del circolo cerebrale, permanendo la situazione di basso livello ematico di piastrine nel sangue”.

Importante capire, per questo riporto i dettagli dei bollettini medici. Ora è sotto stretta osservazione. Astrazeneca, dunque, è il vaccino killer? Di dubbi ne sono corsi tanti. Prima è stato detto che era preferibilmente somministrabile dai 50 anni in avanti, dopo alcuni casi di decessi in Italia e in Inghilterra è stata indicata la fascia dei quaranta. Io stessa sono testimone di un paziente cardiaco nella fascia 50 ricoverato d’urgenza dopo alcuni giorni dalla prima dose per la stessa causa: trombi. Ne è conseguito un dibattito acceso e non poche polemiche, tanto che si è aperta perfino una causa tra la Unione europea e l’azienda produttrice del farmaco sui tempi di consegna delle dosi.

La stessa Barbara Palombelli ad “Italia Sera” su Rete 4 si è lamentata con i virologi suoi ospiti della confusione. “Insomma – diceva – i sessantenni e non i quarantenni, gli uomini sì ma non le donne, ora si può tornare a farlo tutti, ammetterete che c’è un po’ di caos per chi deve capire e ci segue da casa?”.

La campagna vaccinale dopo qualche settimana di arresto è ripresa, anche perché il premier Mario Draghi aveva nominato commissario “del piano” il generale Francesco Paolo Figliuolo. Poi, cosa è accaduto? È scattata l’operazione estate e tutti conosciamo le proteste per le riaperture. Occorreva accelerare i tempi. Di fatti una circolare del ministero dell’Istruzione ha informato i docenti che si sarebbero aperte le “vaccinazioni per i diplomandi”. A questo punto i presidenti di Regione sono scesi in campo con l’idea degli “open day vaccinali” per consentire a ragazzi e ragazze una “estate aperta”. Purtroppo i due casi – la diciottenne deceduta e la giovane trentaquattrenne in gravi condizioni –pongono un interrogativo inquietante: che fare?

Difficile rispondere per genitori, insegnanti e chiunque voglia dare un cauto suggerimento. Si continua? Si dovrà cercare di stabilire priorità diverse per fasce di età, per esempio – la butto là – proseguire le somministrazioni fino ai 30 anni, previo consiglio del medico di base? In tal caso, però, i giovani dai 30 anni in avanti sarebbero scoperti. Ed è estate, cioè discoteche, assembramenti, movide, risse e quant’altro. Oppure si recupera la proposta “scuole aperte” per quelli che hanno fatto molta Dad e poca presenza, in modo di gestire gli affollamenti senza mai superare le soglie di rischio? Chi lo spiega ai ragazzi?

Aggiornato il 11 giugno 2021 alle ore 12:51