Quattro giornali veneti chiedono garanzie a Elkann

Il neo Cavaliere del lavoro John Elkann (nominato il 31 maggio dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella) si trova a districare, come maggiore azionista e leader del gruppo editoriale Gedi, la grana dei quattro quotidiani veneti che hanno respinto il piano di tagli presentato dall’azienda. Il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso, la Nuova Venezia e il Corriere delle Alpi protestano e chiedono garanzie all’azionista che edita anche Repubblica, La Stampa e l’Espresso.

Che i giornali quotidiani sono in crisi lo sanno pure i sassi: qualche giorno fa i giornalisti italiani su iniziativa della Fnsi sono scesi in piazza in molte città, chiedendo un patto con le istituzioni per il futuro dell’informazione e la salvaguardia dell’Istituto di previdenza (mancano 15 giorni al commissariamento).

La crisi è senza precedenti: posti di lavoro cancellati in misura crescente, precariato dilagante, prepensionamenti concessi dal Governo senza prevedere un ricambio di risorse umane in termini di contributi previdenziali, uso reiterato degli ammortizzatori sociali a carico dell’Inpgi che in 10 anni ha pagato 500 milioni di euro per ammortizzatori. E già premono alle porte dell’Ordine circa 400 ragazze e ragazzi che hanno fatto la domanda per fare l’esame da giornalisti, rinviato a causa dell’emergenza sanitaria. L’unico spiraglio di assunzioni viene dalla Rai, dove però il caos precari è ancora grave. E dove in attesa dei nuovi vertici è stato confermato come rappresentante dei dipendenti, in Cda, l’uscente Riccardo Laganà.

In questo quadro ogni crisi aggiunge aspetti particolari. I Cdr dei quattro giornali locali del veneto respingono la proposta dell’azienda basata su un mero calcolo economico, priva della prospettiva editoriale necessaria a rispettare l’impegno dei giornalisti a garantire l’informazione sulle varie piattaforme, dalla carta al web.

L’ipotesi è un anno di contratto di solidarietà con forte riduzione degli stipendi. Un contenimento dei costi con riduzione di organico senza proporre, scrivono i comitati di redazione, chiari piani di sviluppo più volte sollecitati dai giornalisti.

In una lettera al presidente e amministratore delegato John Elkann scrivono “siamo consapevoli delle difficoltà di un settore che sta vivendo una crisi drammatica ma le ricadute fino ad oggi sono pesate sulle spalle di chi ogni giorno s’impegna a far arrivare l’informazione a casa del maggior numero di persone. Tagliare per ridurre senza pensare allo sviluppo è un metodo che porterà inevitabilmente alla decadenza”.

I sacrifici che provoca la crisi non possono essere fatti con un salto nel buio, senza considerare che il diritto ad essere informati appartiene a tutti i cittadini. L’informazione è un settore strategico del quale la società non può fare a meno. Al termine di tutte le manifestazioni i rappresentanti della Fnsi hanno consegnato ai Prefetti un documento unitario sullo stato di crisi del sistema editoriale con le rivendicazioni della categoria. Per il 19 giugno è previsto a Torino un presidio con tutti i parlamentari piemontesi.

Ogni anno, dal 1993, si celebra il 3 maggio la Giornata mondiale della libertà di stampa per ricordare che informare ed essere informati è un diritto fondamentale della vita democratica e l’Associazione “Ossigeno” gestisce un osservatorio sui giornalisti minacciati e sulle notizie oscurate con la violenza. In Italia nel 2020 sono stati uccisi 11 giornalisti, 2.800 sono stati minacciati e 15 vivono sotto scorta. Nel mondo i giornalisti uccisi sono stati 1.410.

Aggiornato il 11 giugno 2021 alle ore 12:22