Migrazione sanitaria dei minori: i numeri dello studio della Sip

“La pandemia ha messo in ginocchio il nostro Paese, ma ora ci offre l’opportunità di operare un reale cambiamento. Il mio auspicio è che i fondi di cui potremmo usufruire siano adoperati per attuare interventi non più rinviabili per ridurre il divario Nord-Sud e garantire lo stesso diritto alla salute a tutti i bambini sul territorio nazionale”.

Parole chiare quelle di Annamaria Staiano, la presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip), che mette in luce le disuguaglianze sul piano della salute e delle cure per chi nasce nel Centro Sud dell’Italia. Due, per la Sip, sarebbero le principali soluzioni per investire nel sistema sanitario a tutela dei bambini. La prima: rafforzare la medicina territoriale, che durante la pandemia è risultata l’anello debole del Servizio sanitario. La seconda: completare il processo di informatizzazione della sanità. È infatti inaccettabile, come segnalato dalla Staiano, che nel 2021 la stragrande maggioranza delle strutture sanitarie del Meridione non abbia una cartella informatica.

“L’investimento tecnologico e il rilancio della telemedicina – prosegue la Staiano – può rappresentare un validissimo strumento per favorire il processo di continuità ospedale-territorio, facilitare l’accesso alla cura ed ottimizzare la gestione delle patologie croniche, consentendo di potenziare le cure domiciliari e di ridurre gli spostamenti non necessari, soprattutto per i pazienti che si trovano in aree sfavorevoli. Oggi – conclude – abbiamo la straordinaria possibilità di usufruire dei fondi previsti dal Next Generation Eu. Quale migliore occasione per iniziare a limare il divario Nord-Sud se non partendo dal bambino nella prima infanzia?”.

Ma sono anche altre le criticità del mondo della sanità infantile. Uno studio italiano, appena pubblicato sullItalian Journal of Pediatrics dalla Società Italiana di Pediatria (Sip ) e condotto su 7.871.887 bambini e ragazzi con un’età inferiore a 15 anni, ha infatti illustrato per la prima volta l’entità della migrazione sanitaria dei minori nel nostro Paese. Un bambino che vive nel Mezzogiorno ha un rischio del 70 per cento più elevato rispetto a un suo coetaneo del Centro-Nord di dover migrare in altre regioni per curarsi. Inoltre, quelli residenti nel Mezzogiorno rispetto ai residenti nel Centro-Nord sono stati curati più frequentemente in altre regioni (11,9 per cento contro 6,9 per cento), numero che cresce soprattutto quando si considerano i ricoveri ad alta complessità. Il costo della migrazione sanitaria dal Mezzogiorno, in cui è residente circa il 35 per cento dei bambini/ragazzi, verso altre regioni è stato di 103,9 milioni di euro, pari al 15,1 per cento della spesa totale dei ricoveri. Il trasferimento verso le strutture del Centro-Nord per alcune regioni del Sud ha un impatto economico molto elevato: per il Molise è pari al 45,9 per cento di tutte le spese sanitarie per l’assistenza ai minori under 15, per la Basilicata al 44,2 per cento, per la Calabria e l’Abruzzo rispettivamente del 26,9 e 26,3 per cento. In termini assoluti la Campania, regione del Sud con il più elevato numero di bambini, è quella che spende di più per ricoveri fuori regione: 25 milioni di euro, pari al 12 per cento dei costi sanitari per questa fascia.

“La migrazione sanitaria dei minori lontano da casa – afferma Mario De Curtis, presidente del Comitato per la Bioetica della Sip – determina profonde sofferenze per il distacco dal luogo di origine, problemi economici per le famiglie per le spese del trasferimento e difficoltà di lavoro dei genitori per l’allontanamento dalla loro sede”.

Aggiornato il 22 aprile 2024 alle ore 17:27