La missione taumaturgica di Rita Cutolo

martedì 27 luglio 2021


La delicata missione taumaturgica ed il doloroso apostolato di Rita Cutolo, umile messaggera del Signore ed Angelo dei malati, è racchiusa tutta nel brano del Vangelo di Matteo che ci parla del dolore e la sofferenza delle creature: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (cfr. Mt 25, 31-46).

Questa la semplice verità che si può riscontrare ogni giorno osservando l’opera caritatevole e la missione di Rita: la dolcezza dell’agire che è fondamento principe di tutti i comandamenti, la carità. La carità come koinonia, comunione, condivisione fraterna di ciò che si ha a disposizione, e Rita ha il dono del sollevare, accompagnare, e aiutare nella cura il dolore fisico e morale delle persone.

Umana la difficoltà razionale di accettare l’evidenza e le testimonianze ascoltate se non le si accoglie nell’ambito della fede e della operosità della grazia. Se ci si separa dall’inclusione della fede nelle opere tutto si riduce solo alla semplice e sterile esteriorità, a manifestazioni spettacolari o addirittura ad esoterismo e, nella peggiore delle ipotesi, magia.

Nulla di tutto questo nel miracolo di cui sono stata testimone in questa estate complessa e diversa della nostra vita che è la silenziosa missione di Rita e di cui sono testimoni centinaia di persone ascoltate, incontrate in diversi giorni trascorsi accanto a Rita, ed a loro è giusto rendere testimonianza, senza ingannare nessuno, perché in quest’opera, come ve ne sono molte altre nel mondo così di oggi e di ieri, vi è un sigillo che differenzia l’agire di questa piccola gigante che opera nella Fede.

Alcune testimonianze di coloro che sono stati “graziati” ed hanno trovato giovamento dal suo intervento potranno aiutare meglio a motivare la nostra riconoscenza a questo Angelo per la sua missione taumaturgica di cui Dio si serve. Riconoscenza che accompagna la Lode ed il Ringraziamento anche in assenza del “miracolo”, grazie alla fede alimentata dal nobile sentimento della certa fiducia, dell’operosa e silenziosa speranza. E dalla commozione infinita e dalla gratitudine per le meraviglie operate dalla Grazia, ancora oggi, in maniera misteriosa disseminata nella vita delle creature che si fidano e si affidano a Dio. Tra le centinaia di volti, tra le centinaia di voci ascoltati, ne citiamo alcuni, ma ogni singola testimonianza è un tesoro di misericordia, di carità condivisa. In tutti il desiderio di raccontarsi, un po’ come fece il cieco nato, quando alla domanda “che cosa ti ha fatto”, rispose semplicemente “io non lo so, ma so solo che prima non ci vedevo e ora ci vedo!”.

La prima testimonianza è quella di Nadia, che si era recata da Rita con un focolaio invasivo ai polmoni in uno stadio avanzato. Si temeva il peggio, racconta, ma dopo alcune applicazioni eseguite da Rita, il focolaio sparisce!

“Venire qui da Rita – aggiunge – mi dà gioia, mi dà un senso di profondissima pace, perché vedo Gesù agire in lei!”. Sabrina, si reca da Rita con una diagnosi di tumore al seno. Sofferenza, dolore immenso e paura. Dopo diverse applicazioni di Rita il tumore al seno scompare. Non riteniamo di dover aggiungere altro. Erica, giunge in condizioni disperate da Rita, tumore all’utero al terzo stadio. Questa la diagnosi. Dopo essersi sottoposta ad alcune sedute di Rita questo tumore sparisce e lei si sente come se non avesse mai avuto nulla poiché oltre al tumore aveva anche gravi crisi epilettiche.

Emilia parla di una guarigione straordinaria ricevuta dalla sorella che aveva una emorragia cerebrale, viene chiesto di fare una risonanza magnetica e le cicatrici provocate dall’invasione dell’emorragia sono sparite dopo essersi sottoposta alle applicazioni di Rita.

A Federico viene diagnosticato un tumore all’intestino di quarto stadio! Paura, preoccupazione, senso di smarrimento ma nell’impossibilità delle prospettive, una speranza, sottoporsi a qualche applicazione da Rita Cutolo. Dopo il tumore sparisce! Queste testimonianze non turbino o scandalizzino chi non ha avuto questa possibilità di ricevere il dono della guarigione, o chi ha perso persone cha amava proprio a causa di una malattia che ha devastato e consumato.

Il nostro desiderio è ridare dignità a un principio semplice costituito nella Misericordia del Signore, che immette sul cammino personale quegli strumenti per poter usare e ricevere il dono, se viene chiesto. Perché ad alcuni viene data e ad altri negata la possibilità di una seconda chance, a nessuno è dato sapere.

Che cosa accade durante le applicazioni? Cosa fa in sintesi? Non è dato dare una spiegazione scientifica. Rimaniamo spettatori attenti di un miracolo che avviene: non sappiamo il perché, per Grazia Divina, ma non possiamo sapere perché.

Rita ha nelle sue mani una dote naturale: una forma di calore che si sprigiona, che viene trasmesso, come fuoco concentrato sul palmo delle sue mani. Chi lo riceve parla di un calore benefico, che dona sollievo ed arriva la guarigione. Ogni persona ascoltata racconta tra una commozione che soffoca e una gioia che si desidera condividere, di essere stata oggetto di un vero miracolo, perché ha ricevuto qualcosa di inatteso, inspiegabile, immeritato e su cui nessuno poi contava potesse realmente accadere. Due le strade di fronte a questi fenomeni: il totale scetticismo, facilmente sostituito da inganno, plagio, menzogna, lettura in termini di spettacolarità.

L’altra è la strada percorsa dalla donna emorroissa del Vangelo, del cieco nato tale, del muto indemoniato, del centurione cui viene guarito il figlio, della bambina risuscitata… e tanti altri episodi in cui Gesù cura, sana, guarisce, fa rinascere. Tutti hanno come collante principale un solo elemento: la Fede! Per fede, Abramo credette al di là di ogni ragionevole speranza. Per fede, Mosè si lasciò portare dalla mano potente di Dio e liberò il popolo dalla schiavitù in Egitto. Per fede, la donna pensa che solo toccando il lembo del mantello di Gesù sarà guarita. Per fede, il centurione sa che se Gesù vorrà suo figlio verrà guarito anche se lui, Gesù, non andrà a casa sua per visitarlo, perché si riteneva un peccatore. Per fede, ogni creatura che abbiamo ascoltato ha attraversato il territorio nazionale recandosi da questa piccola, grande donna per ricevere, se era la volontà di Dio, la via giusta per il sollievo.

Quanta grazia se una persona ha fede. Se si fida che quella mano che cura non è legata alla persona in sé quanto ad una mano ancora più grande che mediante le sue mani desidera distribuire grazia, pace, desidera farsi conoscere e amare. Perché le ferite del dolore, della malattia che lacera e distrugge la dignità, che limita, che umilia, rendono incapaci di ringraziamento e di lode, soffocano la voce dell’Amore che chiama a compiere azioni per la vita rendono incapaci di lode e di ringraziamento. Nel ringraziare quanti si sono aperti raccontando le loro sofferenze personali, un solo augurio che è un impegno: che le voci di testimonianza dell’opera di Rita, possano esser sempre più nutrite per dare respiro al cuore, all’anima, allo spirito e alla speranza che l’amore è elargito sempre in tempi e modi che agli uomini non è dato conoscere.

Ed è la via della piccolezza, dell’umiltà, che non vuol dire umiliazione, del farsi piccoli, ciò che lascia lo spazio all’azione gratuita della Misericordia. Per regalare speranza a coloro che vivono dolore, sofferenza, paura, terrore della mancanza di autonomia, solitudine.

(*) Professoressa, Dottore in Teologia della Vita Spirituale


di Maria Pia Cirolla (*)