Violenza contro le donne: una ballata tra Superciuk, Fedez e Zaccheo

Vorrei provarmi a rovesciare il luogo comune secondo cui la religione può essere sostituita da riti laici. Le giornate Onu, nate come tentativo illuminista di migliorare il mondo, con l’arrivo della dittatura dei media sono diventate un rito non più alla François Diderot, ma celebrato sugli altari degli schermi con un loop che diventa col tempo una prescrizione ricorsiva e mascherata, una silloge di nuovi comandamenti. Questo eterno ritorno di formule che possono rischiarare il mondo è però controproducente quanto lo è stato il Cristianesimo istituzionale, quello secondo cui il Papa – quand’anche fosse uno dei Borgia – poteva conferire a un suo fedele (foss’anche un piccolo Adolf Hitler) la Indulgenza Plenaria, cioè il perdono di tutte le nefandezze commesse (le indulgenze a un certo punto venivano vendute e comprate, ciò diede luogo alla reazione luterana). Dare il perdono al posto di Gesù Cristo ha crocifisso ogni giorno colui che ci ha voluto salvare dalle religioni e da sacerdoti, che producevano resurrezioni garantite come se fosse la catena di montaggio di Miriafiori negli anni ’60.

Ecco perché le Giornate internazionali rischiano di essere dei nuovi riti, con nuovi papi e nuovi farisei. Per giunta, sarebbero pellegrinaggi penitenziali controproducenti sulle Compostela del web, se è vero che in Italia gli omicidi di donne sono in aumento, mentre in Messico negli ultimi dieci anni 200mila donne sono state assassinate, dopo sevizie inaudite e inaudibili (leggere il romanzo “2666” di Roberto Bolaño, se riuscite a sopportare le descrizioni vivisezionanti dell’autore). Certo, è un bene che si celebri la Giornata della Memoria, così come il 25 Aprile e la Giornata del Ricordo delle foibe, ma siamo sicuri che ciò limiti la crescita dell’antisemitismo, del nazifascismo e del leninismo? I riti non bastano, questo vorrei dire.

C’è inoltre uno scandalo inaccettabile, che consiste nel fatto che ogni celebrazione pubblica ha dei padroni che la utilizzano ai propri fini e che decidono chi e cosa sia da perseguire o da assolvere. Questi padroni laici del discorso pubblico hanno il pallino delle nuove Indulgenze plenarie. Ogni giorno della nostra Second Life sui social possiamo vedere incongruenze simili. Prendiamo Fedez, rapper da centinaia di migliaia di discepoli e milioni di follower che forse si candiderà come deputato del prossimo Parlamento, in nome di omosessuali e donne perseguitati. Guia Soncini, che si accanisce contro di lui con qualche ragione, oggi scrive: “L’organizzazione della Marcia delle donne anti Trump si è scusata con gli iscritti per aver comunicato che la media delle donazioni ricevute era di 14 dollari e 92 centesimi, numeri che letti di fila coincidono con la data della scoperta dell’America, considerata un evento funesto dai fuori di zucca americani”. Non dimentichiamo l’idiocracy di destra, sia chiaro. Piuttosto che di destra o di sinistra, dovremmo però parlare di una pandemia di ignoranza, pressapochismo e arroganza contro cui non c’è Pfizer che tenga.

Schizofrenie di Fedez

Fedez dimentica se stesso, così come chi marcia sulla tastiera o sulla Pennsylvania Avenue tende a dimenticare i propri errori ma è pronto ad assegnare condanne o indulgenze plenarie agli altri. Ecco alcuni testi di Fedez sulle donne, non proprio in linea col dettato di Enrico Letta, Roberto Speranza o Giorgia Meloni: “Ti do mezza busta se mi fai un mezzo busto/te la do tutta se ammazzi Barbara D’Urso/perché io non posso ancora concedermi questo lusso” (Blasfemia, 2010; con Emis Killa); “Stupro la Moratti/e mentre mi fa un bocch…/le taglio la gola/ con il taglierino” (B-Rex status domini, 2010; con Rise); “Siete t…e, t…e/ non fate le modeste/Guarda come c…o/sono vestite queste/ Riconosco una bitcha / già da come si veste/ La mandi in giro vestita da t…a/ poi piangi se la violentano. / Sono t…e, e se non lo sono / poi lo diventano”.

Trascuriamo qui citazioni di frasi rapping di Fedez contro gli omosessuali. Ecco lo stato dell’arte. Fedez è lo stesso che ha fatto un J’accuse à la Zola contro la Rai in favore di omosessuali, Lgbt e altre consonanti (cito ancora la Soncini), e delle donne. Quindi Fedez o è Mister Hyde o è l’ectoplasma dell’agenda Smemoranda. Temo piuttosto che sia una mossa à la Ferragnì, ovvero un tentativo di controllo totale della comunicazione. Fedez, con le sue volutamente oscene frasi rap, ottiene il target dei ragazzi afflitti dalla passione per il rap e trap nostrani, bisognosi di canzoni in cui le parole (e –drammaticamente – i contenuti?) siano simili a ciò che viene loro ripetuto e insegnato, dopo che è finita l’epoca in cui in seconda media ti facevano leggere e capire l’Iliade nella versione ottocentesca di Vincenzo Monti, come ricordano Luca Ricolfi e Paola Mastrocola ne “Il danno scolastico” (La nave di Teseo, 2021).

Ma c’è di più. Quando infatti Fedez-Ferragni fanno i Martin Luther King e vogliono diventare tutori degli oppressi e derelitti, catturano anche l’altra parte del target, quella dei benpensanti che votano Partito Democratico e riescono a seguire le omelie della trasmissione di Lilli Gruber. Perché, devono pensare i Ferragnez, non prendersi (quasi) tutto il target? In effetti il Dna di chi ascolta e apprezza i rap di cui sopra è un infra-quarantenne che è di destra anche se vota a sinistra ed è di sinistra anche se vota a destra. Capite la miseria in cui ci siamo andati a ficcare? Poi, se a quella massa si aggiungono i fanatici degli elzeviri di Natalia Aspesi e Michele Serra, ecco che Fedez può diventare deputato. Del resto, si tramanda la nomina a senatore del cavallo dell’imperatore Caligola.

La ballata di Superciuk

La genesi del lettore medio del quotidiano Domani è tutta in un personaggio dei fumetti che si leggevano un tempo. I fumetti sono stati l’ossatura su cui si è fondata la nostra nazione, da Satanik a Lando, da Tex a Topolino. Parlo di Superciuk, lo spazzino ubriacone presente in Alan Ford che aveva il superpotere di abbattere ogni poliziotto col suo fiato alcolico, l’eroe che rubava ai poveri per dare ai ricchi. Ecco, siamo stati formati sull’idea che i “cattivi” rubano ai poveri per dare ai ricchi. Non è una boutade, sto replicando a un lettore social il quale si dice convinto che l’Italia sia stata predata dal “neoliberismo” che invece qui non si è mai visto neanche col microscopio.

Ecco, Fedez è un supereroe. Come Superciuk può permettersi di rubare ai poveri per dare ai ricchi senza che nessuno trovi a ridire (sì lo so, a destra lo hanno fatto, ma in Italia il pallino delle keyword del nostro trend quotidiano lo ha la sinistra, se non si fosse capito). Fedez rappando ad arte può tagliare la gola a una donna che non gli va a genio, se questa è odiata dai padroni della discussione pubblica. Invece, se Iva Zanicchi rappa contro Letta con parolacce e minacce di morte, la impiccano seduta stante. E chi la impiccherà? I benpensanti che conducono il discorso pubblico (e privato, visto che ormai non si sa più di cosa parlare, dopo l’abolizione della Storia e della Geografia).

Non so se avete presente la storia di Zaccheo, descritta nel vangelo di Luca, capitolo 19. Gesù va a Gerico, dove una grande folla lo circonda. Arriva per vederlo anche Zaccheo, un “pubblicano”, cioè un riscossore delle tasse, mestiere per cui in Israele si era considerati “peccatori” e “paria” esclusi d’emblée da ogni raduno pubblico. Per la folla che circondava Gesù, Zaccheo era considerato come Magnus e Bunker dipingono Superciuk, o come le donne associate contro l’ex presidente considerano Donald Trump (che non è innocente in tema di dichiarazioni pubbliche sulle donne). Zaccheo era piccolo, una specie di Silvio Berlusconi (il “nano” de Il Fatto), come se portasse addosso il segno dell’infamia. Perciò, oscurato dalla folla, sale su un albero per riuscire a guardare Gesù. I due si guardano (è un processo di “agnizione”, il riconoscimento al primo sguardo tra due futuri innamorati), e Gesù – chiamandolo per nome come se lo conoscesse – fa uno sgarro alla folla dei benpensanti: “Zaccheo, scendi subito dall’albero, perché oggi mi fermo a casa tua”. Al che l’altro, felice, va a preparargli un pranzo. A quel punto la gente prende a dire ma come, va a casa di un peccatore? Nella Israele di 2000 anni fa c’erano situazioni simili a quelle attuali. Così funziona la ballata di Superciuk.

Aggiornato il 25 novembre 2021 alle ore 16:50