La democrazia è morta? Evviva la democrazia!

Risale a qualche giorno fa l’infelice uscita pubblica del ex premier nonché senatore a vita Mario Monti. Ospite in una trasmissione su La7, spiegando il suo parere su come gestire l’informazione in tempi di pandemia, ha affermato: “È una guerra, ma non abbiamo minimamente usato una politica di comunicazione adatta alla guerra. Io credo che bisognerà, andando avanti questa pandemia e per futuri disastri globali della salute, trovare un sistema che concili la libertà di espressione ma che dosi dall’alto l’informazione”. Invitato ad argomentare ulteriormente il proprio pensiero, Monti ha aggiunto: “Comunicazione di guerra significa che c'è un dosaggio dell'informazione. Nel caso di guerre tradizionali è odioso perché vuole influenzare la coscienza e la consapevolezza della gente, ma nel caso di una pandemia quando la guerra non è contro un altro Stato ma è contro un virus, bisogna trovare delle modalità... posso dire... meno democratiche?”. Nessuno scandalo in studio, anzi, il professore viene invitato a continuare: “In una situazione di guerra, quando l'interesse di ciascuno coincide con quello di tutti, si accettano delle limitazioni alla libertà. Noi ci siamo abitati a considerare la possibilità incondizionata di dire qualsiasi opinione come un diritto inalienabile ma...”.

Insomma, secondo l’esimio prof. Monti, in tempo di pandemia l’informazione deve essere gestita dall’alto, dal “governo, ispirato e nutrito dalle autorità sanitarie”.

È evidente che sarebbe del tutto inutile provare a ricordare al professore, e a quanti ne tessono le lodi, che la Corte costituzionale ha posto un forte accento sul rapporto tra libertà di manifestazione del pensiero e regime democratico, affermando che la prima è “pietra angolare dell’ordine democratico” (sentenza n. 84 del 1969), e “cardine di democrazia nell’ordinamento generale” (sentenza n. 126 del 1985). E sarebbe anche imbarazzante dover ricordare ad un senatore della Repubblica quanto stabilisce l’art. 21 della nostra Costituzione, ovvero che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Però le notizie di cronaca di oggi martedì 30 novembre, ci danno uno spunto per porre una domanda seria al professore: quale comunicazione dovrebbe adottare il governo quando personaggi appartenenti alle alte sfere del mondo accademico scientifico espongono tesi differenti? Ci riferiamo da un lato alle dichiarazioni rilasciate dall’ad Moderna Stephane Bancel e dalla vicepresidente senior di BioNTech (ovvero Pfizer) Katalin Karikó, la scienziata che ha creato l’Rna messaggero per i vaccini contro il coronavirus; e dall’altro dalla direttrice esecutiva dell'Agenzia europea per i medicinali, Emer Cooke.

Infatti Bancel (Moderna), intervistato dal Financial Times, ha sostenuto che gli attuali vaccini esistenti siano molto meno efficaci contro la variante Omicron e, sempre a suo giudizio, ci vorranno mesi prima che le aziende farmaceutiche possano produrre nuovi vaccini specifici per la nuova variante.

Karikò (Pfizer), dal canto suo, si dice “non pessimista” anche se rimane cauta perché servono “tempo e dati”. “Il vaccino probabilmente non protegge dall’infezione perché abbiamo avuto dei casi, ma forse protegge dalla terapia intensiva. Ci sono più livelli di protezione: la positività, i sintomi, il ricovero in ospedale, la rianimazione. Ma la situazione è in continua evoluzione, molto difficile da prevedere. Vedo molti colleghi fare esternazioni più o meno rassicuranti ma sono solo speculazioni. Nessuno sa con esattezza cosa accadrà”.

Di tutt’altro tono Cooke (Ema) che sostiene che “i vaccini autorizzati sono efficaci e continuano a salvare le persone da forme gravi e dalla morte. Anche se la nuova variante si diffonderà di più, i vaccini che abbiamo continueranno a garantire protezione”.

Caro prof. Monti, è proprio sicuro che la forma di “comunicazione di guerra” da lei auspicata per la gestione della pandemia non sia volta ad “influenzare la coscienza e la consapevolezza della gente”?

E se invece fosse proprio questo confronto fra diverse posizioni a rendere maggiormente fiduciose le persone nella scienza e nel metodo scientifico? E se fossero proprio le dichiarazioni “scomode” di alcuni scienziati come quella di Karicò – lo ripetiamo, quando afferma “vedo molti colleghi fare esternazioni più o meno rassicuranti ma sono solo speculazioni. Nessuno sa con esattezza cosa accadrà” – a ridimensionare il dilagare di un certo tipo di complottismo/negazionismo?

“È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. (Winston Churchill, da un discorso alla Camera dei Comuni, novembre 1947). Pur rischiando di scatenare le reazioni dei politicamente corretti e di essere accusati di razzismo (sì, la cancel culture si è spinta a tanto) noi ci crediamo fermamente!

Aggiornato il 30 novembre 2021 alle ore 14:53