Il post colonialismo delle biciclette “green”

lunedì 6 dicembre 2021


In molti avrete notato che il livello di intensità della propaganda in favore della mobilità verde sta crescendo esponenzialmente. Vengono elencate e analizzate le potenzialità ecologiche, ma sono occultati i costi economici e umani causati da questa mirabolante svolta! In rete, alcuni periodici molto attenti ad allinearsi al pensiero dominante, con un atteggiamento finto-obiettivo hanno comunicato che il balzo delle vendite delle biciclette sta creando un mercato di 9 miliardi di euro. Viene diffusa la vendita di 350mila pezzi senza citare una fonte al riguardo e facendo riferimento ad un ministero che non è specificato, né la pagina che contiene questa interessante informazione. 

Considerato che si parla di cifre importanti, di nuovo, non viene citata la fonte dello studio bancario Ifis della interessante vendita di oltre due milioni di biciclette. La recezione del rapporto è acritica, fideistica: va tutto bene! Nemmeno una riga di sospetto viene scritta sul fatto che tale rapporto viene elaborato da una banca che è sicuramente parte in causa di tale conversione. Quindi, parliamo di conflitto di interessi: il macellaio dice sempre che la sua carne è buona! Correttamente, è stato detto che il vertiginoso ed artificioso balzo in alto delle tariffe elettriche rende antieconomici i mezzi pubblici elettrici. Ma non bisognerebbe fermarsi qui! Parimenti, bisognerebbe andare oltre ed evidenziare i titanici costi delle cosiddette piste ciclabili che, in città come Roma, hanno allungato i tempi di trasporto e di spostamento con un traffico da Città del Messico generando un balzo di costi umani e di ore-uomo che andrebbe considerato come costo. Nessuno evidenzia che in città collinari come Roma (che ne ha sette!), tale mezzo di trasporto non avrà mai l’espansione sperata, ma questo è un dettaglio trascurabile, ovviamente!

In passato, con grande correttezza ed attenzione, Il Sole24ore ha analizzato i problemi del traffico e dei suoi costi economici ed umani in termini di ore-uomo sprecati. Oggi, lo stesso importante quotidiano economico e finanziario, accuratamente e furbescamente, tace sugli enormi oneri economici ed umani provocati dalla scelta ideologica del sostenibile-che-deve-passare-per-forza. Aggiungo che sarebbe palese se fosse data la giusta evidenza e visibilità al problema che le ridette piste sono state una scelta ideologica per sostenere ad ogni costo un ”green” ancora quasi totalmente alimentato da combustibili fossili. 

Infine, si continua ad occultare ipocritamente che l’elettrico è costruito su batterie prodotte dal Coltan, un materiale altamente tossico estratto da bambini africani inferiori a dieci anni e la cui morte non interessa nessuno perché getta una ignobile ombra sul megaprogetto neomalthusiano pauperista in corso. Si continua a tacere sui problemi dello smaltimento delle batterie sfruttate e con altissimo livello di inquinamento. Anche questi sono dettagli trascurabili, ovviamente! Nonostante la martellante e pervasiva propaganda pauperista globalista buonista neomaccartista, trovo che trasformare la penisola in una megalopoli asiatica e/o indiana infestata di biciclette e di ciclotaxi non sarà mai un segno di progresso, ma di povertà e arretratezza post-coloniale di ritorno, camuffata da pauperismo buonista. 

È il “green” bellezza!


di Manlio Lo Presti